L’Inter ha appena vinto uno scudetto che è equivalso ad un vero e proprio trionfo, conquistando il primo posto con relativa tranquillità, e godendosi così la stella numero 2 sulla maglia del prossimo anno. L’estate, però, è iniziata in modo piuttosto movimentato, e non si parla del solito calciomercato: la società nerazzurra è infatti passata nelle mani di Oaktree, il fondo d’investimento che ha escusso il pegno da Zhang, che non è riuscito a ripagare i debiti. Una transizione che al momento sembra essere partita con il piede giusto, con l’elezione di Marotta presidente.
Partiamo da una premessa: Marotta è sempre stato presidente “in pectore” dell’Inter, per via della lontananza di Zhang dalle questioni societarie. La nomina da parte di Oaktree, dunque, rappresenta semplicemente la volontà di riconoscere in via ufficiale al dirigente la sua estrema importanza per i successi collezionati dai nerazzurri negli ultimi anni. Una nomina che comunque non bisognava dare per scontata, considerando che – come dimostrato da Elliott e Redbird col Milan – i fondi subentranti tendono spesso a rivoluzionare l’asset societario. Nel caso dell’Inter, però, non vi era alcuna necessità di farlo.
La nomina a presidente di Marotta significa iniziare l’avventura nel segno della continuità. Una scelta intelligente da parte di Oaktree, che ha colto l’importanza di entrare nel mondo nerazzurro con i piedi di piombo. D’altronde l’Inter è attualmente la squadra più forte in Italia, e partirà da favorita anche il prossimo anno, come certificano anche le quote dei blog che parlano di come funzionano le scommesse con bonus iscrizione.
Come detto, non c’era nulla da rivoluzionare, anzi: chiarite le questioni societarie, ora l’universo interista si aspetta un ulteriore salto di qualità, che dovrà tassativamente provenire dal mercato e dalle intuizioni del solito Marotta.
Anche qui, una premessa è d’obbligo: l’Inter dovrà muoversi con cautela sul mercato, perché lo impongono i conti e il bilancio, come avvenuto già negli ultimi anni. In sintesi, serve equilibrio, ma è qui che Marotta ha dimostrato (sin dai tempi della Juve) di essere il miglior dirigente d’Italia. In altre parole, si proverà come sempre a lavorare di fantasia, tra parametri zero e acquisti finanziati da qualche cessione, dai giovani fino ad arrivare ai giocatori della prima squadra in esubero. Non dovrebbero però esserci cessioni eccellenti, come accaduto lo scorso anno con Onana.
Non a caso, la principale impellenza è trovare un accordo per prolungare il contratto di Lautaro, che sembra sia stato raggiunto, anche se manca ancora l’ufficialità. Lo stesso discorso vale anche per Barella, sebbene si parli di cifre e di difficoltà inferiori. Il rinnovo di Inzaghi, invece, può essere dato come scontato. Per quel che riguarda il mercato, l’Inter non piazzerà colpi clamorosi, sia perché non ha grandi esigenze, sia perché il bilancio non lo permette. Si tratterà di operazioni “minori”, come la possibile partenza di Dumfries: va in scadenza il prossimo anno e piace all’Aston Villa, e potrebbe essere rimpiazzato da Ndoye.