Giarre, un abbraccio di fede e devozione a San Pio nel 22mo della sua canonizzazione
È stato un pomeriggio intenso, ricco di preghiera e riflessione, quello vissuto nella chiesa “San Francesco D’Assisi al Carmine”, in Giarre, in occasione del ventiduesimo anniversario della canonizzazione di San Pio da Pietrelcina. Organizzata dal Coordinamento Diocesano acese la “Festa della Comunione” ha richiamato numerosi devoti, provenienti da diversi comuni dell’area ionico etnea. Curato nei minimi dettagli dall’animatrice diocesana, Nerina Melita Rapisarda, l’evento ha offerto ai presenti diversi spunti di riflessione curate, rispettivamente, da frate Emanuele Artale, parroco della Parrocchia ospitante, e da don Roberto Strano, già viceparroco del Duomo di Giarre, parroco della Basilica San Filippo D’Agira in Aci San Filippo.
Dopo il saluto di padre Nino Russo, assistente spirituale diocesano, affidata a Frate Emanuele, la guida dell’Adorazione Eucaristica e la recita del Santo Rosario meditato. Nelle sue parole, il ricordo vivo, appassionato, della vita consacrata del frate del Gargano, “immagine fedelissima di Cristo”.
«Quello che la vita battesimale ci chiama a vivere – ha spiegato frate Emanuele – è un’esperienza di conformazione a Cristo. Essere battezzati, infatti, è una grande responsabilità per i cristiani in quanto, come figli di Dio, sono chiamati a vivere la vita di ogni giorno, la propria storia, i propri problemi, le proprie necessità in una dinamica di conformazione piena, totale, a Cristo nostro Signore. I consacrati – prosegue frate Emanuele – non sono dei supereroi religiosi, non sono delle persone che hanno deciso di darsi alle preoccupazioni del mondo, ma sono coloro che hanno il compito di insegnarci che nella vita di ogni giorno, nella nostra esistenza, c’è un primato che è Cristo. Noi non siamo chiamati a diventare religiosi – aggiunge frate Emanuele –, ma siamo chiamati a vivere il primato di Cristo come la nostra storia, con quello che siamo. Padre Pio esortava i fratelli a vivere una vita conformata a Cristo, per cui, noi, che spesso ci ritroviamo a vivere nel quotidiano una vita frenetica, rilegando Dio all’ultimo posto, imitiamo i Santi ponendo il Signore al primo posto per poi occuparci di tutto il resto. Impariamo ad essere come Maria, attenta all’ascolto e alla preghiera, e non come Marta, presa dai molti servizi. Impariamo, sull’esempio di San Pio, a porre Dio al di sopra di tutto, al centro della nostra vita».
A seguire, la Santa Messa, animata dai vari gruppi di preghiera partecipanti (Chiesa Madre di Giarre, Parrocchia Gesù Lavoratore, Parrocchia Immacolata di Riposto, Maria SS.ma della Provvidenza di Macchia di Giarre, San Leonardo di Mascali, S. Alfio, Guardia, Aci San Filippo, Aci S. Antonio, Torre Archirafi, Ficarazzi, Santa Maria La Stella) celebrata da don Roberto Strano. Particolarmente sentita l’omelia, attraverso la quale giungeva ai fedeli devoti di San Pio l’ennesima esortazione a vivere una vita incentrata sulla preghiera, sull’umiltà e sulla carità. “Tanto più vuoi essere grande, tanto più devi essere piccolo” il messaggio promosso da don Roberto Strano, ai fedeli intervenuti, nella sua omelia incentrata sulla figura di San Pio ad imitazione di Cristo.
«È bello ritrovarci qui a rendere grazie al Signore che, 22 anni fa, donava alla chiesa San Pio – ha affermato padre Roberto – permettendoci, in questa domenica, di rivedere l’esperienza di questo grande Santo con quello stesso linguaggio con cui la scrittura del Vangelo ci esorta in questa giornata a riflettere sul nostro Dio, l’Onnipotente, il Creatore, il Signore del tempo e della storia, il cui regno è qualcosa di grandioso. Ed è proprio per introdurci nella verità del tempo che Gesù usa un linguaggio totalmente diverso dalla grandezza umana, usa il linguaggio dei segni, anzi dei piccoli segni e a differenza del regno degli uomini, destinato a scomparire nella storia, il regno di Dio, è immensamente piccolo al fine di diventare immensamente grande. Chi andava a San Giovanni Rotondo – ha aggiunto padre Roberto – si trovava davanti un semplice frate che amava ripetere di se stesso che altro non era che un umile frate. Dio come padre, ci educa ad un linguaggio umile. Cresciamo, dunque, rimanendo piccoli, semplici umili, perché solo chi ha queste caratteristiche si pone in una dimensione relazionale positiva riconoscendosi creatura e non Dio. Il complemento che specifica i gruppi di padre Pio – prosegue – è quello di essere gruppi di preghiera e chi prega entra nella storia, chi prega ha capito quali cose importanti bisogna compiere e da che cosa bisogna iniziare. Impegniamoci, dunque, ad essere testimoni in un mondo che cambia, ad essere segno, ad essere piccoli perché solo nella piccolezza c’è la grandezza. Una delle grandi sfide dei Santi – ha aggiunto ancora il celebrante –, è quella di sentirsi piccoli. Umile frate, San Pio, una matita nelle mani di Dio Madre Teresa di Calcutta, teologo e filosofo di grande intelligenza, fortemente umile, Tommaso D’Aquino, la cui intelligenza ha segnato e continua a segnare la storia della teologia, che ha chiesto che alla sua morte venissero bruciati tutti i suoi libri “perché – diceva – quello che Dio mi ha dato è molto più grande di quello che io ho scritto”. Dunque – conclude don Roberto –, occorre essere piccoli ed umili, ma non falsamente umili, bensì convintamente umili per costruire un regno apparentemente piccolo, ma manifestatamente grande, compito che oggi la chiesa ci assegna e che Padre Pio ancora continua a suscitare nei suoi devoti, essere questo, nient’altro che questo».
Commossa, ma felice per la riuscita dell’evento, che ha richiamato a Giarre diversi devoti e gruppi di preghiera, la coordinatrice diocesana, Nerina Melita Rapisarda, storica responsabile del gruppo di preghiera di Padre Pio del Duomo di Giarre, che emozionata così commenta: «Ringrazio Dio per questo meraviglioso momento. Sull’esempio del nostro fondatore, testimone di fede, vogliamo anche noi dare una fisionomia più autentica alla nostra vita. Insieme vogliamo formare una corrente calda, fatta di preghiera, umiltà e carità, che passi in questo mondo freddo per portarvi la testimonianza e il calore di Dio».
Presente all’evento religioso anche il Primo cittadino giarrese, il dottore Leo Cantarella, con la Giunta comunale.