Giarre, gli 80 anni di Nello Guglielmino, presidente per sempre!

Una cena con amici e parenti a Puntalazzo, sulle colline di Mascali. Un brindisi che idealmente tutti coloro che hanno seguito il Giarre dei miracoli hanno dedicato a Nello Guglielmino, 80 anni portati alla sua maniera: scanzonata, ironica, professionale, passionale.
Il presidente del Giarre, a distanza di 35 anni lo chiamiamo tutti così, ha segnato l’epopea del calcio in città, quasi 10 anni favolosi, in ascensore per la scalata dalla Prima Categoria alle soglie della Serie B. Il calcio apre mille porte, così quando in giro per il mondo dichiariamo la nostra provenienza, c’è chi ancora ricorda che Giarre era l’isola felice del calcio siciliano.

Guglielmino esordì all’alba degli Anni Ottanta con una retrocessione in Prima categoria. Quando lo intervistammo per completare il libro “Magico Giarre” insieme con Erika Pinieri, svelò alcuni aneddoti della sua presidenza: “Mi coinvolsero, io di calcio non capivo molto. Ma ho deciso che era giusto aiutare lo sport della mia città. Via via mi sono appassionato. Dopo la retrocessione non ho mollato e mi sono detto che avrei lasciato questo mondo solo dopo aver battuto Palermo e Catania”.

Mantenne la parola, Guglielmino. Prima categoria vinta a mani basse, il salto dalla Promozione in Serie D (allora Cid) altrettanto netta. E qui vale la pena ricordare come dopo il gol di Saretto Bambara da 40 metri, nel finale del match con il Vittoria giocato fuori casa, la squadra rientrò a Giarre durante i festeggiamenti del Patrono Sant’Isidoro. Il cavalier Isidoro Di Grazia organizzò tutto a puntino. Fece transitare Guglielmino e i suoi ragazzi nei vari quartieri fino a farli confluire in piazza Duomo per l’ingresso del Santo in chiesa.

I tifosi furono fatti entrare a contatto con i fedeli. La festa celebrata due volte, sacro e profano hanno per una volta imparato a convivere e il cav. Di Grazia se la rideva guardando un episodio di storia cittadina che mai nessuno ha dimenticato, soprattutto chi lo ha vissuto e non per sentito dire. Guglielmino e Di Grazia erano amici veri, la collaborazione con commercianti e artigiani è stato il motore di un miracolo calcistico che portò poi il Giarre dalla D in Serie C2 in due stagioni. Morana fu un eroe che dalla panchina gestì ogni incontro con sagacia, Nino Franzoni genio e sregolatezza: vinceva da solo le gare quando voleva.

Guglielmino accolse Piero Cucchi, il Giarre approdò in C1 dopo due stagioni ed epica fu la gara col Sorrento in casa, risolta da Marcello Prima nel finale. Poi l’amicizia con Walter Nicoletti, il professore che in panchina aveva dato alla squadra un’impronta ancor più professionale. In quella stagione, a metà percorso, Guglielmino si fece da parte. Aveva, sì, battuto Palermo e Catania: “Ma quando la politica entra a gamba tesa nel mondo del calcio… ci pensi”. Nello mollò con grande dispiacere, isolandosi da tutto e da tutti per una settimana. Era introvabile. Poi tornò alla vita normale, ma quei gradi di presidente nessuno glieli ha mai tolti. Lo chiamiamo tutti ancora così.

Mille le storie da raccontare, perchè il Guglielmino presidente è stato sempre sanguigno, appassionato. A volte anche troppo. Come quando apostrofò l’arbitro Cardona, poi diventato questore, poi prefetto di Milano e fu squalificato per sei mesi. Tra i due nacque però una grande amicizia e quando Nello protestava eccessivamente, l’arbitro Cardona lo riprendeva con affetto: “Presidente, stai calmo”. Gugliemino arriva sempre per primo allo stadio nel giorno della gara. Non dormiva. Arava il campo in terra battuta usando la sua ritmo grigia con la reticella dietro. Quando pioveva aiutava il personale a spalare il campo dal fango. Quando la squadra vinceva i derby, prendeva l’intero incasso (ed erano tanti soldi, ve lo assicuriamo) e lo distribuiva alla squadra, tirando la cassetta di legno in mezzo allo spogliatoio.

Guglielmino è come le pietre preziose che commercializza nelle sua attività con le figlie: è per sempre il presidente. Oggi quando lo incontriamo in piazza, con Anna, a volte coi figli e con i nipoti, urliamo non il suo nome, ma lo chiamiamo presidente. Lui sorride e ha sempre una risposta a raffica. Amorevole, da papà. Lo è stato perchè, permettete una nota pesonale, quando ho cominciato la mia attività e la redazione del quotidiano La Sicilia mi spediva dietro l’angolo di casa a seguire il Giarre (Angelo Casabianca, Michele Tosto, Gigi Prestienza, Carmelo Gennaro, Gianfranco Troina, Peppino Garozzo e tanti altri) Guglielmino mi accoglieva con affetto: “Vedrai che ti porterò fortuna”.

Se oggi scrivo queste righe per il Gazzettino è perchè gli sono e gli sarò riconoscente a vita. Nel 2004 con Erika Pinieri realizzamo autoproducendolo un volume di 300 pagine con tantissime foto, “Magico Giarre”, celebrazione degli anni della sua scalata e del seguito. Il libro ci costò una fortuna, quando Gugliemino seppe dell’iniziativa ci mandò a chiamare. Lo trovammo nel suo ufficio, con la luce spenta e le lacrime agli occhi: “Mi hai fatto piangere” ci rimproverò. E io ed Erika, di rimando: “Questo libro è dedicato a lei, a Salvo Di Bella, a tutti coloro che hanno contribuito a fare grande il calcio a Giarre”. Comprò le copie necessarie per farci pareggiare i conti.

Ecco, caro presidente. Grazie due volte per i consigli quando avevo i calzoni corti, per la stima che mi hai sempre mostrato. Ottant’anni portati in modo favoloso: brindiamo tutti con te perchè a volte i ricordi fanno bene al cuore. E, magari, potrebbero spingere la città e lo sport a non arrendersi. Tu non lo hai mai fatto.

Giovanni Finocchiaro