Una cena con amici e parenti a Puntalazzo, sulle colline di Mascali. Un brindisi che idealmente tutti coloro che hanno seguito il Giarre dei miracoli hanno dedicato a Nello Guglielmino, 80 anni portati alla sua maniera: scanzonata, ironica, professionale, passionale.
Il presidente del Giarre, a distanza di 35 anni lo chiamiamo tutti così, ha segnato l’epopea del calcio in città, quasi 10 anni favolosi, in ascensore per la scalata dalla Prima Categoria alle soglie della Serie B. Il calcio apre mille porte, così quando in giro per il mondo dichiariamo la nostra provenienza, c’è chi ancora ricorda che Giarre era l’isola felice del calcio siciliano.
Mantenne la parola, Guglielmino. Prima categoria vinta a mani basse, il salto dalla Promozione in Serie D (allora Cid) altrettanto netta. E qui vale la pena ricordare come dopo il gol di Saretto Bambara da 40 metri, nel finale del match con il Vittoria giocato fuori casa, la squadra rientrò a Giarre durante i festeggiamenti del Patrono Sant’Isidoro. Il cavalier Isidoro Di Grazia organizzò tutto a puntino. Fece transitare Guglielmino e i suoi ragazzi nei vari quartieri fino a farli confluire in piazza Duomo per l’ingresso del Santo in chiesa.
Guglielmino accolse Piero Cucchi, il Giarre approdò in C1 dopo due stagioni ed epica fu la gara col Sorrento in casa, risolta da Marcello Prima nel finale. Poi l’amicizia con Walter Nicoletti, il professore che in panchina aveva dato alla squadra un’impronta ancor più professionale. In quella stagione, a metà percorso, Guglielmino si fece da parte. Aveva, sì, battuto Palermo e Catania: “Ma quando la politica entra a gamba tesa nel mondo del calcio… ci pensi”. Nello mollò con grande dispiacere, isolandosi da tutto e da tutti per una settimana. Era introvabile. Poi tornò alla vita normale, ma quei gradi di presidente nessuno glieli ha mai tolti. Lo chiamiamo tutti ancora così.
Mille le storie da raccontare, perchè il Guglielmino presidente è stato sempre sanguigno, appassionato. A volte anche troppo. Come quando apostrofò l’arbitro Cardona, poi diventato questore, poi prefetto di Milano e fu squalificato per sei mesi. Tra i due nacque però una grande amicizia e quando Nello protestava eccessivamente, l’arbitro Cardona lo riprendeva con affetto: “Presidente, stai calmo”. Gugliemino arriva sempre per primo allo stadio nel giorno della gara. Non dormiva. Arava il campo in terra battuta usando la sua ritmo grigia con la reticella dietro. Quando pioveva aiutava il personale a spalare il campo dal fango. Quando la squadra vinceva i derby, prendeva l’intero incasso (ed erano tanti soldi, ve lo assicuriamo) e lo distribuiva alla squadra, tirando la cassetta di legno in mezzo allo spogliatoio.
Se oggi scrivo queste righe per il Gazzettino è perchè gli sono e gli sarò riconoscente a vita. Nel 2004 con Erika Pinieri realizzamo autoproducendolo un volume di 300 pagine con tantissime foto, “Magico Giarre”, celebrazione degli anni della sua scalata e del seguito. Il libro ci costò una fortuna, quando Gugliemino seppe dell’iniziativa ci mandò a chiamare. Lo trovammo nel suo ufficio, con la luce spenta e le lacrime agli occhi: “Mi hai fatto piangere” ci rimproverò. E io ed Erika, di rimando: “Questo libro è dedicato a lei, a Salvo Di Bella, a tutti coloro che hanno contribuito a fare grande il calcio a Giarre”. Comprò le copie necessarie per farci pareggiare i conti.
Ecco, caro presidente. Grazie due volte per i consigli quando avevo i calzoni corti, per la stima che mi hai sempre mostrato. Ottant’anni portati in modo favoloso: brindiamo tutti con te perchè a volte i ricordi fanno bene al cuore. E, magari, potrebbero spingere la città e lo sport a non arrendersi. Tu non lo hai mai fatto.
Giovanni Finocchiaro