Giarre, convegno sul fine vita per i 20 anni del Centro di aiuto alla vita -
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Giarre, convegno sul fine vita per i 20 anni del Centro di aiuto alla vita

Giarre, convegno sul fine vita per i 20 anni del Centro di aiuto alla vita

Con un convegno sul delicato tema del fine vita è stato celebrato, al teatro Rex, il ventennale del Centro di aiuto alla vita, inaugurato il 9 settembre 2004 a Giarre. Come ha spiegato il presidente Cesare Scuderi, il Cav non si limita a sostenere le donne in gravidanza sole e in difficoltà, ma è impegnato anche nella promozione del diritto alla vita.

“Sono convinto che prendiamo coscienza di un problema in base alla nostra esperienza – ha detto -. 20 anni fa, non avevo reale consapevolezza del dramma dell’aborto: l’ho capito quando una mamma mi ha messo tra le braccia un bimbo che sapevo che non doveva nascere. Il tema di stasera mi è molto caro: mia moglie è morta nell’hospice dell’ospedale Garibaldi a febbraio e abbiamo avuto l’esperienza di una morte serena, perché nell’hospice c’era un personale amorevole, professionale con una grande capacità di affrontare il dolore”.

Il dott. Orazio D’Antoni, direttore dell’hospice Giovanni Paolo II del Garibaldi, ha spiegato cos’è un hospice e la sua missione di accogliere malati in fase terminale offrendo cure, non solo farmacologiche, sostegno psicologico, spirituale, sia in hospice che a casa. In provincia di Catania sono presenti solo due hospice mentre per legge ne dovrebbe esistere uno ogni 100.000 abitanti.

Il prof. Aldo Rocco Vitale, docente di filosofia del diritto presso l’Università europea di Roma, ha spiegato che occorre interessarsi del fine vita:nei prossimi anni in Italia potrebbero esserci referendum, essere dette cose non vere e bisogna saper tenere la barra dritta. Ha aggiunto che occorre evitare l’accanimento terapeutico e che esiste l’alternativa alla morte assistita: le cure palliative che risolvono il dilemma tra il dovere di curarsi e il diritto di morire.

Secondo una logica meramente utilitaristica è più economico eliminare un essere umano che prendersi cura di uno morente. Ma l’uomo ha una sua dignità intrinseca per questo occorre arrivare alla ortotanasia, una morte dignitosa, senza sofferenza, grazie alle cure palliative.

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