Si è conclusa domenica scorsa la mostra diffusa Ego, personale di Giuseppe Patanè curata da Carlo Micheli e fortemente voluta dalla Città e dalla Diocesi di Acireale. Il progetto – come hanno ricordato il Presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, Michelangelo Patanè; il Sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo; il Vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti, il curatore, Carlo Micheli e l’artista Giuseppe Patanè, intervenuti alla conferenza di presentazione del catalogo, tenutasi presso la Sala Galatea del Palazzo di Città – è stato l’occasione per far conoscere la ricerca artistica di Patanè e per riaprire, come nel caso del Teatro Bellini, e riscoprire – tanti luoghi della Città e della Diocesi di Acireale.
«Il titolo e le nove location della mostra EGO – come ha sottolineato ieri il curatore Carlo Micheli, durante la conferenza di chiusura della mostra e all’interno del suo testo pubblicato sul catalogo – traggono in inganno perché fanno pensare a un’operazione di esaltazione del grande ego dell’artista.
In realtà, Ego parla dell’egoismo del nostro tempo ed è stata concepita come un grandioso spettacolo in dieci tempi che ha avuto il coraggio (forse l’incoscienza) di rompere con la sacralità dei luoghi deputati, preferendo semmai deputare ai luoghi sacri il compito di ospitare la ridondanza barocca e provocatoria del suo artefice, incastonando il tutto nella seducente e ineguagliabile scenografia di Acireale.
La scelta del titolo “EGO” non è dunque casuale, infatti per l’artista il termine è la “radice” filologica e generativa del malessere e delle negatività della nostra epoca. Quella di Patanè, di fatto, non è mai un’espressione artistica meramente contemplativa, ma propone un percorso che sollecita il pubblico a confrontarsi con tematiche scottanti e indifferibili quali l’immigrazione, l’ecologia, le disuguaglianze sociali, interrogandosi sugli effetti nefasti del comportamento umano e lanciando l’allarme rispetto all’uso – ma soprattutto all’abuso – dell’intelligenza artificiale, senza tralasciare un accorato appello al rispetto per la natura».
Ego ha ripercorso i momenti salienti della ricerca artistica di Giuseppe Patanè, ma soprattutto le tappe di quell’impegno sociale ed etico che è ormai elemento indispensabile e irrinunciabile della definizione stessa di “arte contemporanea”.
Nelle sedi messe a disposizione dalla città di Acireale, pertanto, si è scelto di presentare opere provenienti da differenti cicli – La forza della natura, Ferite, Naufragi, Show must not go on, Senzatutto (Neve), Ego, Presagi, Dialoghi, Conosci te stesso – con richiami alle radici storico-mitologiche della terra siciliana, alle sue tradizioni culturali, al concetto stesso di bellezza che diviene attrazione e rispetto per la forza immane della natura, del vulcano, del mare.
Ciò che unisce e giustifica i manufatti (e mai termine fu più appropriato) – dipinti, sculture, installazioni, oggetti d’arredo, gioielli, sperimentazioni alchemiche, tutto è creato dalle sole mani dell’artista, senza l’ausilio di pennelli, spatole o qualsivoglia altro attrezzo o strumento – è il frutto di un impeto emozionale, di una risposta viscerale a sollecitazioni negative di vario genere, quali ingiustizie, maltrattamenti, disonestà, sperequazioni, falsità.
Patanè nei suoi lavori trasforma l’indignazione, il dolore, l’offesa in atti concreti di segno opposto, contrattaccando con estrema lucidità ed efficacia, utilizzando l’affilatissima arma dell’arte. Si percepisce un equilibrio formale capace di esaltare le varie componenti, senza cadute o prevaricazioni, bilanciando con maestria i contenuti e la forma.
crediti fotografici Alessandro Sacco