L’alluvione del 13 Novembre deve essere da monito perché si cambi decisamente nelle scelte delle infrastrutture viarie e della mobilità e nella politica urbanistica ed edilizia. Lo ribadisce l’Associazione politico-culturale Articolo 1, presieduta da Alfredo D’Urso, che in una nota scrive: “Appena una settimana fa, con una nota scrivevamo che: “Si tratta di un compito non procrastinabile e che consiste anzitutto nel controllo e manutenzione dei principali torrenti che attraversano il territorio, nel ripristino degli alvei degli stessi e nella verifica dei punti critici. Un ulteriore intervento consiste nel rimboschimento del territorio attorno alle aste fluviali. Si rende necessario altresì verificare gli strumenti di pianificazione del rischio idraulico e pianificare il territorio secondo il principio del risparmio del suolo, che vuol dire non costruire su nuovo suolo ma ristrutturare l’esistente. Infine, necessario attuare una seria attività di coordinamento tra i comuni della zona per evitare che i problemi, o i mancati interventi, dei comuni a monte, vadano a scaricarsi sul territorio dei comuni a valle, in particolare su Riposto che per la propria posizione orografica si trova ad essere il terminale del territorio”.
Secondo l’associazione le scelte urbanistiche ed edilizie sbagliate del passato oggi mettono a rischio la sicurezza dei cittadini. La protezione contro il rischio idraulico è diventata urgente, soprattutto perché le piogge intense e improvvise potrebbero verificarsi sempre più spesso, peggiorando le condizioni di vita e mettendo in pericolo gli abitanti. Per questo insistiamo sulla necessità del coordinamento tra i comuni di Giarre e Riposto con i comuni a monte per verificare, d’intesa con la protezione civile regionale, gli interventi più urgenti di riduzione del rischio idrogeologico che dovranno essere effettuati.
“L’alluvione dei giorni scorsi – rimarca Articolo 1 – ha colpito, infatti, quasi gli stessi luoghi dell’evento dell’ottobre del 2015 e dei precedenti eventi alluvionali, senza che, nel frattempo, alcun intervento concreto sia stato realizzato.
Questo è il momento dei primi interventi di ripristino sia sulla rete viaria che nelle abitazioni private danneggiate, delle richieste di risarcimento ed anche della solidarietà. Ma la riparazione non basta più. Si rende necessario ridare alla natura quello che le è stato tolto e, quindi, rivedere le scelte fatte e, magari, se necessario e possibile, ripristinare il corso naturale dei torrenti.
Al più presto si dovrà aprire una discussione ed un confronto sulla gestione del territorio non solo tra gli amministratori ma con i cittadini che, in forma singola od associata, vivono il territorio e ne hanno a cuore la protezione ed avviare scelte concrete coerenti. Non è più tempo di passerelle e di dichiarazioni alle quali non seguono fatti concreti”.