Su delega della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, militari del Comando Provinciale Carabinieri di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di quattordici persone indagate, con differenti profili di responsabilità, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonché per acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.
L’operazione, denominata “Villascabrosa”, avrebbe consentito, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, di disarticolare un sodalizio criminale che avrebbe gestito una “piazza di spaccio” di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana) nel quartiere San Cristoforo di Catania, precisamente tra le vie Villascabrosa e via Officina, e che avrebbe costituito un’importante fonte di reddito per una rete criminale radicata nel territorio, contribuendo al degrado sociale e urbano dell’area.
Secondo l’impostazione accusatoria, ai vertici dell’associazione criminale vi sarebbero stati i pluripregiudicati Napoli Emanuele e Carambia Alessandro. L’organizzazione, che sarebbe strutturata gerarchicamente, avrebbe visto i due in posizione di comando, con compiti di definizione dei prezzi di vendita, organizzazione dei turni e dei ruoli di ogni membro, nonché gestione della contabilità attraverso una “cassa comune”.
Pur non essendo legati da vincoli di parentela, nell’interesse dell’associazione avrebbero operato costantemente anche i pluripregiudicati Pace Giovambattista, Catania Gaetano, Lentini Giacomo, Stabile Domenico Damiano, Molino Salvatore Michele e Licciardello Giovanni, che avrebbero ricoperto il ruolo di pusher e/o vedetta. Le vedette, oltre a fungere da presidio d’allarme nel caso di intervento delle Forze dell’Ordine e di accompagnamento degli avventori nei luoghi preposti alla vendita, avrebbero effettuato le cessioni utilizzando metodi ingegnosi, quali l’utilizzo di nascondigli di immediata reperibilità, adottando la tecnica del “lancio” delle dosi dai balconi delle palazzine di via Villascabrosa o prendendo lo stupefacente da cesti calati di volta in volta dai piani elevati delle abitazioni, da cui gli spacciatori su strada si sarebbero riforniti.
Il gruppo si sarebbe avvalso, inoltre, di un linguaggio criptico per parlare dello stupefacente, chiamato “caffè” o “cialda piccola/grande”. Il termine “orologio” sarebbe stato invece riferito alle bilance di precisione utilizzate per pesare con cura le sostanze stupefacenti.
Le cessioni di marijuana sarebbero avvenute principalmente su pubblica via, mentre quelle di cocaina all’interno dell’abitazione di Napoli o nell’abitazione della madre Greco Maria. Molte cessioni sarebbero state effettuate anche mediante consegna dello stupefacente in luoghi preventivamente concordati con l’acquirente tramite messaggistica e social network. In alcuni casi, le dosi sarebbero state consegnate anche alla presenza di bambini tenuti dagli indagati in braccio o per mano.
Il volume d’affari stimato avrebbe superato i 4.000 € al giorno, incassati mediamente attraverso 200 cessioni nell’arco delle 24 ore.
L’indagine, oltre al sequestro di importanti quantitativi di marijuana e cocaina, avrebbe anche consentito il sequestro di una pistola a tamburo con matricola abrasa, pronta all’uso e a disposizione del sodalizio all’interno della piazza di spaccio. Con l’esecuzione delle ordinanze è stato inferto l’ennesimo colpo alla criminalità organizzata, che da sempre trae dalle fiorenti piazze di spaccio un costante e significativo finanziamento delle casse delle consorterie criminali.
PERSONE DESTINATARIE DELLA MISURA:
CUSTODIA IN CARCERE:
ARRESTI DOMICILIARI: