Alluvione a Riposto, un mese dopo: il punto con il sindaco Vasta

Un mese oggi dall’alluvione del 13 novembre. Cosa è stato fatto e/o cosa si intende fare per evitare che alla prossima alluvione (che con il cambiamento climatico di sicuro ci sarà) si ripetano gli allagamenti di un mese fa. Lo abbiamo chiesto al sindaco di Riposto Iil Comune più colpito dagli eventi del 13 novembre scorso) Davide Vasta.

“Il Comune – dice Vasta – ha effettuato subito interventi di somma urgenza per mettere sicurezza le strade, senza attendere l’intervento della protezione civile come ha fatto Giarre. D’altra parte, a Giarre sono state danneggiate strade, come la via Foscolo, dove non insistono molte abitazioni. A Riposto i danni, invece, si sono verificati su strade dove c’erano abitazioni e attività commerciali. Abbiamo poi avuto un problema in più rispetto ad altri comuni: 300 tonnellate di rifiuti tolti dalle zone alluvionate”.

La Regione siciliana ha chiesto il riconoscimento dello Stato di emergenza nazionale. Il primo cittadino ripostese riferisce che con fondi della Protezione civile si interverrà per la messa in sicurezza dei torrenti Babbo, Jungo e Archi. Parte del torrente Jungo verrà “scoperto” e si tenterà di accrescere la sezione del letto del torrente.

Vasta spiega che si tratta di lavori che dureranno mesi e che punteranno a restituire spazio ai torrenti ed evitare “strozzature” prima di arrivare a mare. Nel dettaglio ancora non si sa come si interverrà in quanto non sono stati visionati dei progetti.

Il primo cittadino ripostese riferisce che la Protezione civile interverrà pure sul plesso scolastico Marano, danneggiato dall’alluvione, e a tal fine il Comune dovrà presentare un progetto.

I tecnici e funzionari della Protezione civile in queste settimane hannk effettuato diversi sopralluoghi, sempre accompagnati dal sindaco.

In convenzione con Giarre, Riposto sta lavorando per presentare, entro l’anno, congiuntamente, al Commissario per il dissesto Idrogeologico, un Dip, documento di indirizzo alla progettazione per la messa in sicurezza dei torrenti. La progettazione è infatti il primo step e non è certo facile l’individuazione di soluzioni tecniche per ovviare al consumo del territorio che si è perpetrato negli ultimi 50-60 anni.