Giarre, interessante evento sulla controversa figura del conte di Cagliostro

Nei meandri della Storia, da più di duecento anni aleggia una misteriosa figura che ha affascinato sia i suoi contemporanei che le generazioni successive.

Fiumi d’inchiostro furono scritti da biografi, storici e romanzieri (per non parlare dei libellisti, memorialisti, artisti, scultori, pittori, incisori, artigiani, poeti, musicisti e registi che, in vario modo, si sono interessati alla sua immagine), per tramandare una fama che ha resistito ad ogni tentativo di insabbiamento iniziato nel lontano 1791, quando, condannato al carcere a vita nella Rocca papalina di San Leo dal Tribunale della Santa Inquisizione Romana, si tentò di destinare all’eterno oblio la sua memoria.

Stiamo parlando di Alessandro, conte di Cagliostro, illustre rappresentante e indubbio protagonista nel variopinto palcoscenico europeo di fine Settecento. Ma, chi fu veramente costui? Perché tanto interesse postumo nelle cronache mondane attuali?

C’è chi disse: un mago, un alchimista, un avventuriero. Oppure, ancora: un mistificatore, un truffatore, un gabbamondo.
Tuttavia, partendo dal nostro assioma, ben documentato nei sette volumi della collana a lui dedicata, scritti e pubblicati nell’arco degli ultimi dieci anni, e cioè, che Giuseppe Balsamo (il vero truffatore seriale), e il conte di Cagliostro (il vero mago e alchimista), furono due persone del tutto differenti, dobbiamo dedurre, e anche convenire, che quanto di peggio finora detto appartiene alla prima figura, mentre il resto al secondo personaggio.

Dunque, una personalità di tutto rispetto nell’ambito delle figure più illuminate di ogni tempo, interprete assolutamente originale, ma in parte misconosciuto, del Secolo dei Lumi, periodo caratterizzato da un nuovo vento di conoscenza, che vedrà nella Rivoluzione francese la sua naturale evoluzione.

Ciò nonostante, il conte di Cagliostro fa ancora parte della numerosa schiera di coloro che, non solo non ebbero alcun riconoscimento in vita e nella Storia, ma, al contrario, furono catalogati tra i reietti della società; infatti, Cagliostro fu contestato, perseguitato, arrestato, processato e condannato solo per le sue idee innovative, non di stampo politico (anche se questo fu il pretesto, e la base, delle accuse a lui contestate), bensì morale, comportamentale, e anche religioso.

Ancora oggi, quasi un’offesa postuma, il suo nome è sinonimo di gabbamondo, di ciarlatano, di “impostore famoso”, qualifica del tutto immeritata.

A onor del vero, la sua formazione, e le sue nozioni, venivano da lontano, pare addirittura dall’Oriente, quello misterioso dell’Antico Egitto, di natura millenaria ed ermetica, quindi apportatrici di nuova linfa vitale ai concetti neo-rivoluzionari francesi.

Alla precedente manifestazione pubblica, svoltasi ad Acireale nel luglio, è recentemente seguita un’iniziativa promossa a Giarre dall’avvocato Santo Primavera, con il patrocinio del Sindaco Leo Cantarella, e con gli interventi di Tommaso De Chirico, Filippo Di Mauro e Angelo Di Rosa, i quali hanno partecipato, il giorno 10 dicembre nel Cine Teatro Rex di Giarre, ad una tavola rotonda culturale, indirizzata soprattutto agli studenti delle Scuole Superiori del Liceo Artistico Guttuso.

Il successivo spettacolo teatrale, con la regia di Stefano Paiusco, magistralmente interpretato da Paiusco e da Stefania Riva, ha affascinato i presenti per il suo pathos coinvolgente; nel corso della rappresentazione, è stato lo stesso protagonista ad esporsi in prima persona soffermandosi, nella narrazione, sui punti più salienti della sua vita, dagli spunti natali al momento della morte.
Nel corso delle relazioni, è stato anche presentato un manoscritto inedito di fine Settecento compilato in latino ad uso curiale interno, da cui si evince il vero accanimento della Curia di Roma nel continuo e pertinace discredito del personaggio.

Infatti, per divulgare a tutti le “giuste” motivazioni della Chiesa, fu addirittura pubblicato un opuscolo, che prende il nome di “Compendio della vita e delle gesta di Giuseppe Balsamo, detto il conte di Cagliostro”, scritto dall’avvocato Fiscale del Tribunale del Sant’Uffizio di Roma, Mons. Giovanni Barberi, edito nel 1791, subito dopo la sentenza contro il conte, quasi fosse, al tempo stesso, un prosieguo, un riassunto ed una giustificazione del processo a lui intentato.

Tuttavia, questo testo offre una versione parziale, incompleta, piena di pregiudizi e di errori, e del tutto diversa dalla realtà dei fatti, soprattutto perché confonde e unifica intenzionalmente due esistenze non solo diverse, ma addirittura opposte ed antitetiche: un borghese che viveva di espedienti truffaldini e un nobile che faceva prodigi e predicava il bene.

Tommaso De Chirico: “il nostro compito è indirizzato ad un’opera di rivalutazione e di riabilitazione, sia del suo pensiero, che, è giusto ricordarlo, merita sempre rispetto universale, sia della sua persona in quanto corpo materiale, poiché il conte morì ingiustamente, e senza alcun senso di pietà cristiana, in prigionia, dopo quattro lunghi anni, quattro mesi e cinque giorni di profonda sofferenza fisica e morale, in una stretta, umida e buia cella della Rocca di San Leo, nota e cupa fortezza medievale adibita a carcere duro, sita nel territorio del Montefeltro, e di proprietà della Chiesa”.

Questa, in sintesi, l’ingiustizia, e anche l’impostura nei suoi confronti, creata ad arte dalla Curia di Roma, sentenziata dai Giudici del Tribunale del Sant’Uffizio, e tramandata ai posteri attraverso le pagine scritte da Mons. Giovanni Barberi.
Tutto ciò traspare in modo molto evidente nella rappresentazione teatrale con la regia e l’interpretazione di Stefano Paiusco.

Dunque, dove sta la verità? Anche se lui stesso disse di sé: “La verità su di me non sarà mai scritta perché nessuno la conosce”, in realtà, spulciando tra le contraddizioni della Storia, noi siamo riusciti a ricostruire la sua biografia, e a spiegare i molti perché della lunga trama di falsità imbastita da altri, e tutt’ora tramandata come vera.

Santo Primavera, promotore dell’evento: “Ci auguriamo che, sulla scia del successo di tale iniziativa, l’interesse per il conte di Cagliostro, impostato su una nuova falsariga interpretativa del suo ruolo nella società, sia coeva che futura, sia destinato a proseguire con altri incontri culturali di alto livello, e con nuovi libri e articoli che finalmente diamo il giusto e meritato credito alla sua figura”.