Dalle prime ore di oggi, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato – Squadra Mobile della Questura di Catania e Commissariato di P.S. Adrano (che hanno agito con il supporto della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato con l’invio di diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine a cui si sono aggiunte unità della locale Questura e delle sue articolazioni nonché di unità specializzate come Polizia Scientifica, Reparto Mobile e anche di un elicottero del Reparto Volo) ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania a carico di 21 soggetti destinatari della custodia in carcere in quanto gravemente indiziati a vario titolo dei delitti di associazione di tipo mafioso (clan Scalisi di Adrano), estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza.
Le indagini avviate nel luglio 2021 da questo Ufficio che le ha dirette e svolte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. Adrano, sono state supportate da presidi tecnici e, salva restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, hanno consentito di acquisire un quadro indiziario grave a carico di numerosi affiliati, tra cui gli attuali vertici, al clan mafioso Scalisi di Adrano, articolazione territoriale nel predetto Comune del clan Laudani di Catania.
L’attività investigativa – che costituisce la naturale prosecuzione delle pregresse indagini sul suddetto sodalizio mafioso, sfociate nell’operazione Illegal Duty del 11.7.2017, nell’operazione The King del 16.7.2020, nell’operazione Follow the money del 10.2.2021 (nell’ambito della quale sono state sequestrate imprese ubicate in diverse località italiane); nel fermo del 2.3.2021, operazione Triade, ha altresì evidenziato che a seguito della sua scarcerazione in data 29.7.2022, il componente storico (e di rango apicale) del clan Scalisi Di Primo Alfio, una volta tornato in libertà, si sarebbe immediatamente posto ai vertici dell’associazione mafiosa, divenendone il reggente.
Sul punto si evidenzia che il Di Primo è il cognato di Scarvaglieri Giuseppe, già condannato all’ergastolo, indiscusso capo del clan Scalisi, dal gennaio 2018 detenuto in regime di cui all’art.41 bis ord. pen., la cui autorità è tuttora riconosciuta dagli affiliati che lo indicano come”principale principale” per distinguerlo dal Di Primo Alfio, indicato come “principale”.
Nel corso delle indagini, sulla base degli elementi raccolti in questa fase investigativa da sottoporre al successivo vaglio del contraddittorio nei diversi gradi di giudizio, è stato ricostruito l’attuale organigramma del clan Scalisi, la cui gerarchia interna vedrebbe, al livello immediatamente inferiore al reggente Di Primo Alfio, l’indagato Garofalo Antonino, il quale, seguendo fedelmente le direttive del predetto boss reggente Di Primo Alfio, avrebbe svolto una fondamentale funzione di organizzazione e coordinamento sugli altri membri dell’associazione mafiosa, tra cui spiccherebbero, per capacità criminali e centralità del ruolo ricoperto nel sodalizio, gli affiliati Stissi Andrea e Sangrigoli Dario.
Gli elementi acquisiti durante l’attività hanno ulteriormente suffragato la matrice mafiosa del clan adranita Scalisi alla luce dei numerosi incontri registratisi tra i citati esponenti apicali Di Primo Alfio e Garofalo Antonino, ritenuti, sulla base delle investigazioni volte, appartenenti cli pari livello del clan mafioso Laudani di Catania.
Oltre all’organigramma del sodalizio Scalisi, l’indagine ha permesso di avere contezza dei delitti posti in essere dagli affiliati al clan tra cui numerose estorsioni, commesse nella tipica forma mafiosa del “pizzo”, in pregiudizio di commercianti ed imprenditori adraniti sistematicamente costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione mafiosa.
Al riguardo, durante l’attività sono stati ricostruiti diversi episodi di danneggiamento ed intimidazione nei confronti dei commercianti che non avevano aderito all’imposizione del ”pizzo” da parte degli emissari del clan Scalisi.
Altresì, le casse dell’associazione mafiosa sarebbero state costantemente rimpinguate dai proventi di un esteso traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana gestito dai membri dell’organizzazione che, in tale ambito criminale, hanno approfittato di una fase di debolezza operativa dell’altra organizzazione mafiosa adranita, negli anni colpita da numerosi arresti.
Le indagini hanno ribadito la conclamata pericolosità dei membri del clan Scalisi che si sarebbero dotati di armi da sparo al fine di presidiare il loro territorio e preservare i loro affari criminali da eventuali ingerenze da parte di gruppi mafiosi rivali, assicurandosi in tal modo l’apporto militare necessario a sostenere il confronto con gli altri gruppi mafiosi.
In proposito, tra le varie attività di riscontro esperite nel corso dell’indagine, nell’agosto 2022, in occasione di una possibile fibrillazione con l’altro clan adranita Santangelo, veniva arrestato il citato Sangrigoli Dario poiché trovato in possesso di un fucile a canne mozzate, oltre a 76 gr di cocaina.
1. DI PRIMO Alfio (cl.1967);
2. BUA Emanuel (cl.1990);
3. CASTRO Pietro (cl.1997);
4. CASTRO Vincenzo (cl.2002);
5. CENTAMORE Emanuele (cl.2001);
6. DI GIOVANNI Francesco Pio (d.2004);
7. GAROFALO Antonino (cl.1968);
8. LO CURLO Alfio (cl.1992);
9. MACCARRONE Claudio (cl.2002);
10. MACCARRONE Pietro (cl.2003);
11. NICOLOSI Concetto Cristian (cl.2003);
12. PALERMO Salvatore (cl.1987);
13. RESTIVO Vincenzo (cl.1999);
14. SANGRIGOLI Dario (cl.2000);
15. SANTANGELO Giuseppe (cl.2002);
16. SCAFIDI Salvatore (cl.1997);
17. SCALISI Alfio (cl.2002);
18. STISSI Andrea (cl.1997);
19. STISSI Marcello (cl.1973);
20. VINCIGUERRA Massimiliano (cl.1975).