L’associazione Teg4friends aveva impugnato gli atti illegittimi di cattura di due cani randagi del Comune di Santa Venerina prelevati, utilizzando la telenarcosi e deportati ingiustamente in canile in assenza di un iter corretto.
Il Comune avrebbe dovuto attivare un procedimento istruttorio tendente ad accertare la reale esistenza di problematiche di incolumità e sanità pubblica coinvolgendo l’A.s.p. veterinaria di Acireale, avente il ruolo di Polizia Veterinaria che, a sua volta, avrebbe dovuto controllare la pericolosità dei cani e accertare che si trattava effettivamente di cani morsicatori. Ciò in quanto, in virtù della normativa, i cani randagi devono essere reimmessi in libertà qualora non risultino morsicatori da pubblici atti, previa sterilizzazione, microchip e collare rosso, come cane di proprietà del Comune, d’intesa con l’area di Sanità Pubblica Veterinaria dell’A.S.P. CT competente per territorio e sentito il parere dell’Associazione animalista.
L’Avv. Floriana Pisani del Foro di Catania dichiara: “Nel caso di questi cani è mancata un’adeguata istruttoria e non vi è stato alcun accertamento circa la loro effettiva pericolosità e la loro asserita mordacità. Illegittimo è il comportamento di tutti quei Comuni che per eliminare il fenomeno del randagismo agiscono in violazione della normativa vigente come è avvenuto in questa vicenda.
È lo stesso Comune di Santa Venerina che ha confessato, negli atti di causa, che gli atti impugnati non promanavano dall’Amministrazione resistente così confermando che tutta l’attività di accalappiamento dei cani è avvenuta in assenza di comparazione degli interessi contrapposti ed in spregio di qualsivoglia iter normativo che prevede l’intervento obbligatorio dell’A.s.p. Veterinaria”.
Il Presidente dell’associazione Teg4friends Odv Alessandro Tringale dichiara: “L’associazione avendo tra le finalità statutarie il benessere degli animali e tra i suoi principi etici il divieto assoluto di accettare maltrattamenti a danno degli animali aveva deciso di impugnare i provvedimenti davanti al Tar per dare un segnale forte alla collettività al fine di sensibilizzarla sul disvalore legale ma soprattutto etico di questo tipo di ordinanze comunali, frammentarie e potenzialmente dannose, che compromettono il diritto degli animali a essere trattati con dignità e rispetto.
Nell’esercizio della funzione di prevenzione del fenomeno del randagismo, l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto esercitare i poteri regolatori in materia, bilanciando la tutela della salute pubblica e dell’igiene, cui è finalizzata la prevenzione del randagismo con l’esigenza di protezione degli animali d’affezione, quali componenti del complessivo habitat naturale, in cui si inserisce la convivenza tra uomo e animale; i Comuni non hanno illimitati poteri tecnico-discrezionali, avendo il legislatore optato per la misura della “sterilizzazione”, e in ogni caso vietato forme di maltrattamento degli animali. Purtroppo, viste le lungaggini del processo questi due poveri randagi hanno subito una ingiusta detenzione a causa di pochi soggetti zoofobici”.
Il TAR Catania, sez. IV, con la sentenza n. 4137 del 19/12/2024, estensore dott. Michele Di Martino, ha accolto il ricorso rimarcando l’irragionevolezza e la contrarietà alla legge laddove il Comune ha deportato i cani in canile in palese difetto di istruttoria rappresentando ciò un trattamento crudele di detti animali, non conforme a legge.
È evidente che provvedimenti, come quello dichiarato illegittimo, con i quali vengono accalappiati i cani per risolvere presunti e non provati problemi di ordine pubblico, laddove non bilanciano gli interessi contrapposti, contrastano con l’esigenza di protezione degli animali compromettendo il loro diritto a essere trattati con dignità e rispetto.
A fronte di tante ordinanze comunali di accalappiamento dei cani senza rispettare l’iter previsto dalla legge le sentenze sono pochissime e molto risalenti nel tempo in quanto le associazioni animaliste non sempre hanno la forza, anche economica, di difendere i diritti degli animali nelle aule giudiziarie, affrontando lunghe ed estenuanti battaglie legali.