Reggono le richieste avanzate dalla Procura di Catania a conclusione della requisitoria davanti al gup Ottavio Grasso, davanti al quale si è celebrato il processo, col rito abbreviato, nato dall’inchiesta Pandora, su indagini dei carabinieri su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata ed episodi di corruzione al Comune di Tremestieri Etneo.
I suoi legali, gli avvocati Tommaso Tamburino e Fabio Lattanzi, hanno annunciato ricorso in appello, “convinti in un esito diverso”, contro una sentenza che definiscono “ingiusta”, ritenendo che “il giudice si sia appiattito sulle richieste della Procura, non valutando appieno il comportamento del nostro assistito”.
Il gup ha comminato sette anni e due mesi a Pietro Alfio Cosentino, accusato di concorso esterno e voto di scambio-politico mafioso e indicato dall’accusa come il collegamento tra politica e Cosa nostra, anche per la parentela con il boss Vito Romeo, suo cognato, condannato a sei anni di reclusione.
Stesse condanna disposta anche per Francesco Santapaola, figlio di Salvatore “Colluccio” e cugino di secondo grado dello storico capomafia Benedetto. Il gup ha inoltre condannato Antonio Battiato a quattro anni e quattro mesi di reclusione, Salvatore Bonanno a otto mesi, Domenico Cucinotta a quattro anni e due mesi, Antonio Cunsolo a quattro anni e quattro mesi, Giuseppe Ferlito a quattro anni, e Giovanni Naccarato a cinque anni e due mesi.
Battiato e Cunsolo sono i due carabinieri accusati di corruzione assieme al deputato regionale della Lega Luca Sammartino, che è stato rinviato a giudizio con la stessa accusa per avere chiesto ai due militari dell’Arma di bonificare la sua segreteria politica dalla possibile presenza di microspie. Su quest’ultima accusa, visto che gli uffici erano nella titolarità dell’allora senatrice, ora deputata della Lega, Valeria Sudano, compagna di Sammartino, è stata chiamata a decidere la Corte costituzionale. La corte dovrà valutare l’utilizzabilità delle intercettazioni fatte da carabinieri del comando provinciale di Catania in quei locali che erano in uso a una parlamentare.