Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica, il 21 marzo scorso, la Polizia di Stato di Catania ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di S.S.D. (classe 1983).
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP, alla luce degli elementi indiziari attualmente disponibili in una fase processuale che non ha ancora permesso l’instaurazione del contradditorio davanti al giudice, si attribuisce all’indagato – ferma restando la presunzione di innocenza valevole fino a condanna definitiva – la commissione dei reati di rapina aggravata, in concorso con persona rimasta ignota, lesioni personali aggravate, detenzione illegale di arma comune da sparo, violazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. con l’obbligo di soggiorno nonché del reato di evasione.
Il provvedimento restrittivo compendia gli esiti di un’attività di indagine che ha tratto spunto da una violenta rapina, commessa il 30 novembre 2024, ai danni di un gioielliere, titolare di un esercizio commerciale, del centro di Catania.
Secondo le prime ricostruzioni, il gioielliere era stato rapinato del suo zaino e l’autore, con il volto travisato, aveva esploso almeno due colpi d’arma da fuoco, attingendo la vittima alla gamba, per poi fuggire con il complice a bordo di uno scooter in direzione di viale Vittorio Veneto.
Le tempestive attività svolte dal personale dalla specializzata Squadra Antirapina della Squadra Mobile – basate sulla visione di immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza di tutta l’area d’interesse – hanno permesso di attribuire a S.S.D. la responsabilità in ordine alla commissione della condotta delittuosa descritta e, al contempo, di individuare l’autovettura con cui questi, dalla sua abitazione, ubicata a Paternò, si era recato a Catania, per poi, una volta posteggiato il veicolo, utilizzare, insieme ad un complice, per la rapina uno scooter con targa clonata.
Il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero titolare del relativo fascicolo d’indagine, ha quindi disposto l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, eseguita con la traduzione dell’uomo presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza.