Ancora un incendio doloso, ancora fumo tossico tra le abitazioni. Circa due notti addietro, un nuovo rogo è stato appiccato ai rifiuti abbandonati nel letto del torrente Macchia. È il secondo episodio nel giro di una settimana, e la tensione tra i residenti è ormai palpabile.
L’intervento tempestivo dei Vigili del Fuoco, allertati da un residente della zona, ha impedito che le fiamme si propagassero ulteriormente, ma non è bastato a evitare le conseguenze ambientali e sanitarie. Per ore, un odore acre di gomma e plastica bruciata ha invaso le case circostanti, costringendo famiglie intere a chiudersi dentro nel tentativo – disperato – di limitare l’esposizione alle sostanze tossiche sprigionate dalla combustione.
«Siamo barricati in casa, con finestre e porte chiuse, impotenti di fronte a un problema che si sta aggravando di giorno in giorno» scrivono i residenti in una nota condivisa con gli organi di stampa. «È inaccettabile che questi reati ambientali continuino a verificarsi senza una risposta chiara e incisiva da parte delle istituzioni».
I cittadini, pur riconoscendo che sindaco e il Consiglio comunale non abbiano una responsabilità diretta nell’accaduto, chiedono apertamente un cambio di passo. «La tutela della salute pubblica è una responsabilità primaria del sindaco, in quanto massima autorità sanitaria locale. È il momento di passare dalle parole ai fatti».
Tra le proposte più urgenti: l’installazione di fototrappole per identificare i responsabili degli sversamenti e l’attivazione di un piano di prevenzione e monitoraggio continuo del territorio. Viene anche lanciato un appello ai consiglieri comunali affinché presentino un’interrogazione urgente, e alla Commissione competente perché individui strategie efficaci per arginare il fenomeno.
Intanto, la comunità continua a convivere con la paura e l’amarezza. «Ci stanno avvelenando – denunciano – e nessuno può più far finta di nulla».