Quello dello “squalo” di Fondachello di Mascali è stato il “caso” mediatico, a torto od a ragione, che ha tenuto banco in questi due giorni e che ha visto, com’è naturale che fosse, innumerevoli commenti e le più disparate opinioni (leggi l’articolo Il presunto squalo da carnefice a vittima. Denunciato l’“eroico” pescatore). Adesso, a conclusione della vicenda, è arrivata all’Enpa una lettera di scuse da parte del figlio “fiero” e del padre pescatore “eroe” e di cui riportiamo integralmente il testo che è stato pubblicato sulla pagina facebook dell’Enpa Catania.
«Al presidente ENPA di Catania,
Sono il ragazzo che ha pubblicato il video che ritraeva il piccolo esemplare di squaletto in località di Fondachello, scrivo questa lettera di scuse a mio nome e al nome di mio padre, alle persone a cui ho ferito nel sentimento di protezione verso gli animali e a tutte le associazioni ambientaliste ed animaliste che siete sul territorio italiano. Al momento della pubblicazione sul social network “Facebook” non mi ero ancora reso conto del danno che io stesso ho provocato alla mia immagine e a quella di mio padre. Quindi chiedo ancora una volta a voi tutti di accettare le nostre piú sentite scuse a tutti gli ambientalisti ed animalisti sul territorio e vi chiedo di pubblicare le nostre scuse sulla vostra pagina in modo che tutte le persone che hanno visto il fatto capiscano che non è stato fatto per pubblicità o per atti di notorietà. SCUSATECI ANCORA TUTTI. Distinti saluti».
Noi abbiamo deciso di riportarla perché ci è sembrato, al di la di ulteriori varie interpretazioni e strumentalizzazioni, un gesto sincero e comunque un riconoscimento dell’inutilità della “prodezza” che comunque rappresenta emblematicamente quanto l’uomo, talvolta inconsapevolmente o ignorantemente, possa essere insensibile e compiere maltrattamenti sugli animali in genere che sarebbe opportuno, alla luce anche del fatto che sono azioni punite severamente dalla legge, non perpetrare.