Mentre le strade del centro di Catania erano gremite di tante persone incuriosite tra le mille bancarelle dei mercatini di Natale, a pochi passi dai “Quattro Canti”, in pieno centro storico, domenica scorsa nel pomeriggio è stato presentato, per la seconda volta, “L’avvenire dei diritti di libertà”, l’ultima fatica del prof. Enzo Di Salvatore, già docente di diritto costituzionale all’Università di Catania, oggi docente di diritto costituzionale italiano e comparato all’Università di Teramo in Abruzzo. Infatti, dopo il primo incontro di giovedì 13 alla Camera del Lavoro della Cgil, il prof. Di Salvatore ha affrontato un tour della Sicilia che lo portato prima a Siracusa (venerdì 14) e l’indomani a Palermo nella sede del Comune al Palazzo delle Aquile in piazza Pretoria.
Il secondo incontro etneo ha avuto luogo nell’accogliente saletta della libreria Mondadori di via San Giuliano, circondata da un lato dal Cine teatro Sangiorgi, in perfetto stile “tardo Liberty”, dall’altro dalla antica chiesa di Santa Teresa caratterizzata dalla doppia scalinata in marmo.
Il libro, edito da Galaad Edizioni, Roma, novembre 2018, pagine 144 € 13,00, riprende, in occasione del 70° anniversario della nostra Costituzione, con una propria prefazione, uno scritto del prof. Piero Calamandrei del 1945, il quale a sua volta ripubblicò un libro dello storico ed ecclesiasticista Francesco Ruffini, stampato e circolato clandestinamente vent’anni prima in pieno periodo fascista.
In quelle pagine vengono riproposte le argomentazioni per le quali il cosiddetto “liberismo economico” del XIX secolo fu in effetti uno strumento del quale la “borghesia” si servì per escludere tutti gli altri dal pieno godimento delle libertà politiche; non fu, pertanto, garanzia di progresso sociale, ma privilegio, sfruttamento dei più poveri da parte di quelli più ricchi. La partecipazione attiva alla vita dello Stato era demandata ad una determinata classe sociale. Sopraggiunto il fascismo, arrivò il momento più buio per i diritti. Scrive il prof. Enzo Di Salvatore: “il 1926, un “annus horribilis” per la libertà, giacché vengono sciolti i consigli comunali e provinciali, sostituito il sindaco con il podestà, vietati gli scioperi, varate le leggi eccezionali per la sicurezza e la difesa dello Stato, messi al bando i partiti d’opposizione, istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato, introdotta la pena di morte per chiunque attenti alla vita del re e del duce, istituito il confino per gli oppositori politici, vietate le pubblicazioni di alcuni quotidiani, arrestati Emilio Lussu e Antonio Gramsci, uccisi Piero Gobetti e Giovanni Amendola” e, continuando “la proclamazione dei diritti di libertà doveva significare, per chi era partito dalla premessa della uguaglianza naturale di tutti gli uomini, proiezione di questa premessa sul piano politico: uguale partecipazione di tutti i cittadini alla vita dello stato, uguale libertà di voto, uguale libertà di avere un’opinione, di divulgarla nella stampa, di associarsi in partiti per farla diventare opinione della maggioranza e tradurla in leggi; uguale accesso per tutti, secondo le proprie capacità, alle professioni liberali ed agli uffici pubblici”.
La presentazione del volume ha dato l’occasione per toccare i temi dell’ambiente, molto cari allo stesso Di Salvatore, autore in passato di “Abruzzo color petrolio”, di “Breve viaggio nel caos giuridico degli idrocarburi” e di “Ambiente fragile”.
L’incontro è stato moderato dalla giornalista Luisa Santangelo ed ha visto, oltre numerosi interventi del numeroso pubblico presente, quelli programmati di Giovanni Messina, ricercatore dell’Università di Napoli e di Giusi Milazzo del Sunia.
Domenico Pirracchio