Non uccide, non fa più stragi, è tornata ad allearsi con pezzi dello Stato e in tanti non lo stanno capendo. Il sistema Montante venuto fuori negli ultimi tempi mette in luce proprio questo e consacra la nuova figura del “mafioso antimafioso”. Verità scomode trattate dal giornalista e scrittore Attilio Bolzoni anche nel suo ultimo libro “Il padrino dell’antimafia” e che sono stati discussi insieme al giornalista Sebastiano Gulisano, nel salone degli specchi del municipio di Giarre, in un incontro promosso dalle associazione “L’Agorà, Nessuno è Straniero, Un’altra storia, Articolo 1, Circolo Gramsci e Sicilia Bedda e Spazio Zero.
Bolzoni racconta com’è cambiata la mafia dopo le stragi del ‘92, come è tornata a permeare ogni angolo della società. Fu Bolzoni per primo a evidenziare, insieme al collega Francesco Viviano, il paradosso che vedeva Antonello Montante nel comitato direttivo dell’Agenzia dei beni confiscati dal governo centrale e nel contempo indagato per concorso esterno a Cosa nostra.
Montante teneva contatti con i ministri, con i direttori centrali della Dia, ottiene favori da Enti dello Stato. L’ex sindaco di Catania Enzo Bianco, ma anche don Luigi Ciotti, gli esprimono solidarietà quando apprendono che è indagato. Il ruolo di Antonello Montante, che, lo ricordiamo, è stato presidente di Confindustria Sicilia e vicepresidente nazionale con delega alla “legalità”, secondo Bolzoni è simile a quello di Licio Gelli nella P2.
Gulisano ha chiesto come l’antimafia sociale può recuperare credibilità. Secondo Bolzoni, l’antimafia non ha gli strumenti culturali per leggere e interpretare cosa è accaduto. Non ci sono più stragi ma i mafiosi si incontrano con i sindaci e i sottosegretari.
Anche i giornalisti hanno un loro ruolo nel sistema Montante, o perlomeno alcuni giornalisti pagati sia dall’editore che da Montante per un “giornalismo dal muro basso”. Ma anche la magistratura è cambiata, si è persa la tensione post ’92 e un pezzo di Stato ha il cuore nero.
Bolzoni stigmatizza pure la famosa frase “La mafia fa schifo” che ormai è un ritornello vuoto di senso che ripetono pure i mafiosi. «L’antimafia– ha detto – adesso è piena di retorica e la retorica ammazza tutto. Lo Stato ha sempre trattato con la mafia e il primo passo l’ha sempre fato lo Stato».