Damoclis gladium! -
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Damoclis gladium!

Damoclis gladium!

 “Damoclis gladium” sì, “La spada di Damocle” pende spaventosamente, già da troppo tempo, sulla testa della gran maggioranza degli Italiani, sebbene, specie da parte chi “regge i conti”, si vorrebbe far credere che la cosiddetta “risalita” è prossima, sì, già alle porte. E invece, non è affatto così, tenuto conto che l’economia del “Paese Italia” resta appesa ad un filo assai sottile. E chissà per quanto tempo ancora, essendo assai “gravi” le tante, le molte difficoltà in cui ci si trova ad operare: sì, in mezzo a mille pericoli che producono forte ansia. Per dire di uno stato emotivo spiacevole, accompagnato da senso di oppressione, eccitazione e timore di un male futuro, la cui caratteristica è la scomparsa o la notevole diminuzione del controllo razionale della personalità.

Questa la ragione per la quale si vuole passare sotto esame questo modo di dire, “Damoclis gladium”, per analizzarlo in tutta la sua portata, e non solo dalla parte di chi regge le sorti degli altri, ma anche dalla parte di quanti si trovano – poveri tutti noi! – a dover chinare sempre il capo, per non andare incontro a pericoli maggiori. La sua origine è nell’aneddoto secondo cui Dionisio II il Giovane – tiranno di Siracusa dalla morte del padre Dionisio I il Vecchio, avvenuta nel 367 a.C.: detronizzato nel 344 dal corinzio Timoleonte, si ritirò a Corinto, città dove poi morirà – invitò il cortigiano Damocle a sedersi sul trono, davanti a una tavola riccamente imbandita, ma con una spada appesa al crine di cavallo sulla testa, per mostrargli i pericoli e i rischi della vita di un potente.

Solo che l’attuale classe politica – a differenza di Dionisio II, tiranno sì, ma, allo stesso tempo, amante delle lettere, oltreché protettore di filosofi e di artisti – è unicamente “presa” dalla brama del potere, inteso non come “esercizio di una funzione” che dovrebbe mirare al bene comune, ma soltanto come “mezzo per arricchirsi”. Dalla parte opposta sta la “gente comune” che, tranne rarissimi casi, è sempre costretta a chinare il capo. Non per la preoccupazione di poter finire i propri giorni sotto i colpi de “La spada di Damocle”. Assolutamente no. Ma – poveri noi! – per i contraccolpi che una condizione di povertà, sì, di estremo bisogno potrebbero, da un momento all’altro, colpire non solo i capifamiglia, ma principalmente i familiari. E i figli per primi.

Uno “status quo”, ovvero una “situazione di fatto” che, ormai da troppo tempo, è diventata sempre più “incandescente”, sì, molto “animata”, fino a raggiungere “punti di rottura”, ad ogni pie’ sospinto. E quindi, un qualcosa di veramente esplodente. Almeno fino ad oggi, quando, finalmente, sembra che una nuova luce sia comparsa all’orizzonte: l’elezione di Matteo Renzi alla guida del partito democratico, con una valanga di voti che non possono assolutamente essere voti solo di quel partito. Un giovane, l’attuale sindaco di Firenze, che richiama alla mente di tutti noi il “divin poeta”, il fiorentino Dante Alighieri, con il quale sembra condividere la speranza per un domani migliore. Sì, un politico sul quale il “Paese Italia” guarda con grande, con estrema attenzione.

Si vuole davvero sperare in questo giovane: “Fortunae filius”!

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