Liberi Consorzi: Tutto cambia… per pochi -
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Liberi Consorzi: Tutto cambia… per pochi

Liberi Consorzi: Tutto cambia… per pochi

Secoli di storia contraddistinguono la Sicilia, per la sua immobilità, per la dissimulazione del progresso mai realizzato, per la capacità perseverante dei Siciliani di affermare “a mi chi m’interessa, fatti d’iddi su!”. Nulla di comune ci appartiene perché siamo superiori, Dei! Ed intanto i veri Dei della Sicilia, banchettano e spartiscono, affermando che solo loro hanno questo diritto, perché tutti gli altri “chi ni capisciunu! Ci cuntamu quattru bazzilleti, ci damu du festi e che tutta cuppa di Roma e de niuri e iddi su cuntenti e ni cattamu cu na manciata i pasta e quattru liri”. E i Siciliani, pecoroni, saranno sempre grati ad alcuni “galantuomini”, non perché onesti, che guardano allo sviluppo e al bene di tutti, ma “picchi su spetti” e guardano allo sviluppo e al bene proprio e degli “amici”.

Dunque siamo all’epilogo di una delle più brutte pagine scritte dalla politica siciliana? Forse! Ci siamo lasciati con le vicissitudini gelesi, le beghe ripostesi, l’immobilità e l’arroganza giarrese e taorminese e il fallimento del progetto del territorio jonico-etneo a favore di Acireale. Cosa è cambiato? Nulla!

Fra circa una settimana scadrà l’ultimo termine per i Comuni di trovare una diversa collocazione rispetto all’attuale appartenenza territoriale. Ma nei fatti, nessuno è riuscito a costituire un nuovo Consorzio. Solo tre Comuni hanno deciso di uscire dalle rispettive città metropolitane, Acireale, Aci Catena e Termini Imerese, e pochissimi Comuni hanno deciso di transitare da un Consorzio ad un altro: Gela (si attende la pronuncia del Tar sulla vicenda referendum), Niscemi e Butera da Caltanissetta e Piazza Armerina da Enna (i referendum confermativi in questi Comuni si svolgeranno il 23 settembre).

Consorzio_EnnaUn caso a parte riguarda il Libero Consorzio di Enna, che riesce a trovare il suo sbocco a mare, in buona parte merito di una sola persona, l’on. Mirello Crisafulli, cui tutto può essere contestato ma certamente non gli si può rimproverare la capacità di rappresentare il suo territorio e il suo sviluppo. Infatti i Comuni messinesi di Capizzi, Mistretta, Santo Stefano di Camastra, Pettineo e Reitano, hanno deciso di aderire al libero consorzio ennese abbandonando Messina.

E Catania? Nulla, anzi tutto! Due le novità, vecchie come questa storia. La prima, il fallimento del super sindaco Bianco, incapace, oltre i suoi proclami di portare a se, nella città metropolitana nessuno dei Comuni del libero consorzio. La seconda, lo strapotere politico di Acireale, con i suoi onorevoli di turno (D’Agostino in primis), primeggia per strategia e tattica, come un gigante nei confronti dei “nanuncoli” jonico-etnei, che comunque continuano a ostentare spavalderia politica ed istituzionale. Per non parlare dell’inconsistenza della politica dell’Alcantara, di cui Taormina, oltre il suo nome, e Giardini-Naxos, ne sono campioni.

Che dire? Questa volta, la spavalderia, l’incapacità e l’inconsistenza politica, aiutata dalla legge “Giletti”, che doveva partorire il monte, ha partorito un topolino, anzi un serpentello. La legge per “Gela” si è trasformata nella legge che gela. Non tutti, infatti gli unici veri vincitori sono gli acesi, che da due secoli dettano la politica delle decisioni di un territorio che non gli appartiene, e fin quando Giarre, Riposto e Mascali non saranno una sola entità, tutto ciò si perpetrerà all’infinito.

nella foto il grafico di come si dovrebbe presentare il Consorzio ennese

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