“Pietro Germi, il siciliano” (40due Edizioni, Palermo 2014) è l’ultimo saggio in ordine di tempo di Sebastiano Gesù, storico del Cinema e docente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo. Può incuriosire il titolo dell’opera, dato che si sa che il regista Pietro Germi è ligure, tuttavia l’attribuzione di “siciliano” si spiega con il fatto che ha scelto come set dei suoi film di maggiore successo vari luoghi della nostra Isola ed ha individuato come riferimento di base dei suoi lavori non solo l’ambiente assolato di alcuni territori, ma anche e soprattutto la psicologia e il costume dei siciliani.
“Germi ebbe con la Sicilia – afferma l’autore del saggio – un rapporto appassionato e ostinato, che lo condusse a girarvi ben cinque film, ovvero più di un quarto della sua intera produzione”. Nell’opera si prendono in esame “In nome della legge” (1948), “Il cammino della speranza” (1950), ”Gelosia” (1953), “Divorzio all’italiana” (1961) e “Sedotta e abbandonata” (1964). Di ciascuna di queste produzioni il critico riesce a sviluppare una disamina che, pur nella sua essenzialità, fornisce un quadro rigoroso e convincente. Egli affronta le motivazioni delle scelte artistiche di Germi, ne evidenzia il raccordo con i testi ispiratori e con i film di altri noti registi che si sono cimentati su temi simili. Egli rileva comunque che “Germi narra, rappresenta, descrive, ma non usa né la violenza polemica di un De Santis, né l’impegno mitico di un Visconti; egli ha il gusto del racconto, crede nella propria invenzione… Il film In nome della legge e il successivo Il cammino della speranza sono fondamentali per la scoperta della Sicilia e della sua trasposizione cinematografica. “In essi – continua l’autore – si sovrappongono i temi del bene e del male, del buono e del malvagio, della violenza e della ragione, della sopraffazione e della giustizia… In ogni caso non c’è nei suoi film un’analisi scientifica dei fenomeni sociali di cui si occupa perché li affronta soprattutto sentimentalmente”. Altro discorso va fatto sulla seconda parte del suo percorso artistico quando con Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata Germi abbandona la dimensione sociale per avventurarsi in quella passionale, avallando vieti stereotipi della “sicilianità”. Questo saggio, come gli altri di Sebastiano Gesù, è ricco di immagini di manifesti dei film su pagina intera e a colori, che arricchiscono l’opera e contribuiscono alla migliore comprensione del testo. Inoltre l’autore ci presenta delle schede analitiche di ciascuno dei 5 film girati nell’Isola, complete dell’indicazione della location e dei premi ottenuti, mentre la terza parte dell’opera, di grande interesse, raccoglie le dichiarazioni e le testimonianze dello stesso Germi, di attori e collaboratori, da Massimo Girotti a Mario Soldati, a Mario Monicelli, a Tullio Pinelli, Tullio Kezich, Alfredo Giannetti, Marcello Mastroianni, Leopoldo Trieste e tanti altri. Chiude il volume una scheda con tutta la filmografia di Germi, una bibliografia essenziale con testi a carattere generale e saggi e articoli di critica sui singoli film “siciliani”. Sebastiano Gesù, che già nel lontano 1988 si era cimentato sul tema della cinematografia di Germi, si conferma, qualora ce ne fosse bisogno, come il massimo esperto della tematica del rapporto tra la Sicilia e il cinema. Peraltro conviene ricordare che è anche direttore artistico del Festival Un mare di cinema di Lipari e vicedirettore del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi.
Giovanni Vecchio