Il giovane arciprete si è mostrato alquanto infastidito dal pubblico appello del rappresentante locale dell’associazione regionale affinché la basilica minore della Madonna della Catena venga adeguatamente valorizzata a fini turistici
Anche se Don Roberto Fucile non si è rivolto alla nostra redazione (ma lo potrà fare quando vuole), ci sentiamo in dovere, per il principio della completezza dell’informazione, di pubblicare la piccata replica che l’arciprete di Castiglione di Sicilia ha affidato ad un popolare social-network in merito al nostro recente servizio giornalistico sull’appello lanciato dall’associazione “SiciliAntica”, attraverso il suo rappresentante locale Salvatore Verduci, affinché si dia maggiore “visibilità turistica” alla basilica minore pontificia della Madonna della Catena.
Il giovane prelato castiglionese è stato spesso citato nei nostri precedenti articoli in maniera estremamente positiva per il lodevole impegno da lui profuso negli ambiti del sociale e della cultura; ci spiace, pertanto, questo suo vivo disappunto per un nostro scritto, nel quale, peraltro, il suo nome non è stato minimamente menzionato.
Da quando, inoltre, la chiesa della Madonna della Catena di Castiglione di Sicilia è stata insignita della prestigiosa qualifica di “basilica minore pontificia” sono trascorsi circa trent’anni, ossia un arco temporale abbastanza lungo che ha visto avvicendarsi alla guida della locale parrocchia e delle amministrazioni comunali diversi soggetti (nessuno dei quali, come ha giustamente fatto notare Verduci, è stato minimamente sfiorato dall’idea di dotare l’edificio sacro in questione di una semplice tabella segnaletica indicante l’importante “status” conferitogli da Papa Giovanni Paolo II): in quel nostro articolo di sabato scorso, pertanto, nessun “j’accuse” è stato indirizzato all’attuale arciprete, ma solo, semmai, un semplice “suggerimento-stimolo” per il futuro della sua azione pastorale.
Lungi da noi il volerci ergere ad “avvocati d’ufficio” del presidente della sezione castiglionese di “SiciliAntica”, ma riteniamo che Salvatore Verduci abbia democraticamente e civilmente (altrimenti non sarebbe stato “ospite” di queste nostre pagine) manifestato un proprio legittimo punto di vista, senza minimamente voler “andare contro” o “attaccare” qualcuno.
Ma quale è stata, esattamente, la caustica reazione di Padre Fucile? «Chiedo all’associazione “SiciliAntica” – ha scritto l’arciprete in tutta una serie di post da lui pubblicati nella giornata di ieri in un gruppo castiglionese di Facebook – di aiutarci a conoscere la storia della nostra basilica minore pontificia ed il senso di questo titolo onorifico puramente ecclesiale. Magari con meno articoli di giornale, all’insegna della vanagloria, ma con più approfonditi studi, necessari per la vera conoscenza del territorio. E, soprattutto, informandosi preliminarmente con le persone interessate e responsabili su cosa si sta facendo e su cosa si può fare, considerando anche la realtà locale. Perché, come al solito, “parlare è arte leggera”… Personalmente, sarei felice di conoscere questo nutrito numero di dirigenti e soci castiglionesi di “SiciliAntica” per iniziare con loro una fattiva collaborazione culturale e, soprattutto, religiosa: li aspetto a messa la domenica per aiutarmi ad assolvere gli obblighi liturgico-pastorali e, magari, avviare anche il turismo religioso. Ho letto, comunque, con grande interesse lo statuto di “SiciliAntica”; peccato, però, che di convegni, eventi culturali, pubblicazioni di interesse locale, turismo culturale (e non “religioso” perché lo statuto di questa associazione non lo prevede) se ne fanno davvero pochi. Non resta, dunque, che attendere la nuova “primavera culturale” promossa dalla suddetta associazione. Resto in attesa di una risposta pubblica».
Intanto, amareggiato da tale inattesa polemica, Salvatore Verduci sta seriamente meditando di rassegnare le dimissioni dalla carica di presidente della locale sezione dell’associazione regionale “SiciliAntica”. Ci auguriamo che ciò non avvenga, ma che tutto possa “umilmente” risolversi con il dialogo e la disponibilità all’ascolto. Perché, altrimenti, saremmo di fronte ad un’ennesima sconfitta della società civile ed, in particolare, della democrazia partecipativa, che consente anche ai semplici cittadini di buona volontà di incidere propositivamente nelle scelte di governo della cosa pubblica, come appunto intendono spassionatamente fare, sul fronte storico-culturale, Verduci e gli altri rappresentanti di “SiciliAntica”.
Rodolfo Amodeo