L’analisi
La vittoria del cuore, gettato oltre gli ostacoli. Il Catania ha la meglio sul Varese al termine di una gara sofferta, dominata nel primo tempo e gestita con rigore tattico nel secondo. Tre vittorie nelle ultime quattro gare consistono in una incoraggiante mini serie, alla quale dovranno adesso seguire dei risultati in trasferta, dove la compagine etnea ha racimolato appena un punto sui diciotto a disposizione.
Al Catania è sempre allarme rosso. Sannino, da inizio stagione, non è mai riuscito a lavorare con l’organico al completo e se questa non è una giustificazione alla défaillance stagionale del Catania, poco ci manca. Anche contro il Varese, l’infermeria di Torre del Grifo è affollatissima. Per ogni giocatore recuperato ce n’è un altro che si ferma. In settimana si era fermato anche Gyomber (problemi alla caviglia e prossimo intervento) giusto per complicare ulteriormente le cose. In extremis vengono recuperati Rosina e Spolli, ma permane l’emergenza difesa tanto che Sauro è costretto ad adattarsi lungo la corsia destra, nel ruolo di terzino. E Monzon, nonostante le buone impressioni destate da esterno di centrocampo, è richiamato all’interno di una sguarnita linea difensiva. A Leto, in avanti, viene data l’ennesima (non l’ultima, quello si era detto già qualche settimana fa) possibilità al fianco di Calaiò.
Il Varese non sta certo meglio ed arriva al Massimino con sette indisponibili, alcuni importanti. Oltre allo squalificato Rea si sono aggiunti gli influenzati Scarpinello e De Vito, oltre agli infortunati Lupoli, Dondoni, Cristiano e Rivas. Nonostante le assenze, l’undici di Bettinelli ricalca per grosse linee la formazione che sette giorni addietro aveva superato il Modena, con l’ex di turno Petkovic in panca.
Il Catania del primo tempo è vivace e grintoso. Non bello, intendiamoci, ma assai pratico. In un campionato davvero insolito (alla vigilia, nessuno avrebbe ipotizzato Frosinone, Carpi, Spezia, Avellino e Lanciano in cima alla classifica) e molto equilibrato, il Catania si allontana dall’area calda della graduatoria (in basso, la classifica appare adesso più definita con 15 punti tra prima ed ultima del torneo) ed accorcia sulla zona playoff. Convincono le scelte di Sannino, azzeccate nell’emergenza legata alle indisponibilità e ad una condizione atletica ancora precaria.
Il Catania riparte però anche da alcune certezze. La prima, il Massimino. I rossazzurri hanno conquistato in casa quindici degli attuali sedici punti in graduatoria. A conti fatti, un solo scivolone interno (ottava di campionato, col Bari) e due pareggi (alla prima ed alla quarta, Lanciano e Modena rispettivamente). Poi, solo vittorie, ottenute il più delle volte soffrendo. Ma poco importa. Non troveremo mai questa annotazione sugli almanacchi.
L’altra certezza risponde al nome di Emanuele Calaiò. Attaccante vero, moderno, tra i più forti per tecnica ed abnegazione che il Calcio Catania abbia mai avuto. E non si esagera, giacché il palermitano gioca per se stesso ma sopratutto per la squadra. Sforna assist e la mette dentro (cinque reti all’attivo) regalando ai tifosi giocate da categoria superiore. Peccato per il giallo, arrivato a risultato praticamente già archiviato, che gli costerà una squalifica per il derby di Trapani. Passaggio cruciale del campionato ed ottima occasione per invertire il deficitario andamento esterno.
Il tabellino
CATANIA-VARESE 2-1
Marcatori: 6′ Calaiò (C), 41, Rosina (C), 67′ Neto Pereira (V)
Catania 4-4-2: Frison; Sauro, Capuano, Spolli, Monzon; Rosina (Chrapek dal 83′), Escalante, Rinaudo, Martinho (Calello dal 68′); Calaiò, Leto (Marcelinho dal 73′) . A disposizione: Ficara, Ramos, Almiron, Jankovic, Garufi, Cani. All. Sannino.
Varese 4-4-2: Bastianoni; Fiamozzi, Borghese, Simic, Luoni (Tamas dal 89′); Zecchin (Petkovic dal 46′), Corti, Capezzi, Falcone (Forte dal 83′); Neto Pereira, Miracoli. A disposizione: Perucchini, La Gorga, Mapelli, Blasi, Barberis, Cornacchia. All. Bettinelli.
Arbitro: Ros di Pordenone; Zivelli-Bottegoni; IV Melidoni
Ammoniti: Sauro, Spolli, Rinaudo, Rosina, Escalante, Calaiò (C); Simic, Zecchin (V)
Recupero: 2′ + 3′
Note: spettatori: 9.314; Calci d’angolo 5-5
La cronaca
Il Catania parte forte ed arriva subito al vantaggio. Siamo al sesto di gioco e la rete di Calaiò vale davvero il prezzo del biglietto. Una rovesciata talmente bella, per coordinazione e tempismo, da far impallidire le copertine che i fratelli Panini hanno dedicato al più famoso gesto acrobatico di Carlo Parola. Forte del vantaggio acquisito, i rossazzurri gestiscono la gara come meglio sanno fare, attraverso un buon possesso palla e buone geometrie di gioco. Le pessime condizioni del terreno di gioco non consentono di spingere forte sulle fasce, ed allora si preferisce andare per vie centrali o cercare i lanci lunghi alla ricerca dei centimetri di Leto e Calaiò. Il Varese accusa il colpo e si rifugia nella propria metà campo, portando tutti gli effettivi dietro la linea del pallone. Fino al raddoppio di Rosina (sesto gol stagionale, primo su azione) che chiude la prima frazione di gara. Tra le due reti, qualche contrasto particolarmente energico che costringe il direttore di gara ad estrarre dei gialli ed un calcione, quello di Luoni su Calaiò, che andrebbe sanzionato col rosso diretto ma che passa, per la quaterna arbitrale, praticamente inosservato.
Nella ripresa l’undici biancorosso esce gli artigli. Petkovic subentra a Zecchin e l’atteggiamento degli ospiti diventa più intraprendente. Un paio di buone occasioni per parte (Leto ed Escalante per il Catania, Petkovic e Falcone per il Varese) ed un gol, annullato per offside, di Miracoli. Che anticipa di pochi minuti la rete di Neto Pereira, bella per caparbietà e freddezza. La gara adesso cambia aspetto. Il Varese è alla ricerca del pareggio fino a poco prima insperato e gli etnei sentono le gambe sempre più pesanti. Sannino è una furia, se la prende anche con Ventrone, ed opera due cambi, che cambiano pelle al Catania. Dentro Calello e Marcelinho, fuori Martinho e Leto. Per buona parte della seconda frazione di gara, gli etnei passano ad un centrocampo a cinque per far fronte alla grande densità portata in mediana dall’undici di Bettinelli. Mosse azzeccate, quelle di Sannino, che non ha tante scelte in panca. Bisognerà soffrire fino al novantesimo, anche perché i suoi davvero non ne hanno più. Il triplice fischio è una liberazione, un sollievo per una gara che si era messa benissimo e che ha però riservato delle insidie sino allo scadere.
Carlo Copani