L’undici guidato da Maurizio Pellegrino rimedia l’ennesima figuraccia in trasferta, condita da cinque espulsioni che fotografano il momento storico meno felice della gestione Pulvirenti. Squadra senza governo né cittadinanza
Un gran bel regalo, per il Cittadella. Che non vinceva da quasi tre mesi ed occupava in solitario l’ultima posizione nella graduatoria del torneo. Un regalo che solo il Catania poteva riuscire a donare, avido con i propri sostenitori ma assai generoso con gli avversari. Che a dire il vero si sono dimostrati molto pratici ed organizzati, nonostante gli evidenti limiti tecnici di una compagine allestita per disputare un campionato senza pretese. Ma quelli, i limiti degli avversari, quando si gioca contro il Catania, magicamente non si rendono più manifesti. Un po’ perché i rivali giocano contro una “nobile decaduta” oltre il limite delle proprie possibilità, siamo d’accordo, ma sopratutto perché i rossazzurri concedono mentalità agli avversari attraverso un incedere rinunciatario.
Il Catania di Cittadella è inguardabile. A meno che a Natale non si voglia essere talmente compassionevoli da giustificare l’ennesimo tonfo esterno con la messe di infortuni che ha decimato una rosa già mal allestita in estate o si voglia credere che i malumori che si respirano all’interno dello spogliatoio rossazzurro attanaglino menti e gambe dei giocatori etnei. O che gli asini volino in cielo. La realtà è un’altra, ed è sotto gli occhi di tutti. Il progetto tattico, tecnico, manageriale e sociale voluto dal presidente Pulvirenti, fa acqua da tutte le parti. La decisione di affidarsi ciecamente all’attuale amministratore delegato Pablo Cosentino si è rivelata incauta ed ha portato una realtà invidiata da mezza Europa alla soglia della Lega Pro. Permettendo che agli insuccessi sportivi si sommassero quelli legati all’immagine di una gloriosa società, che appartiene alla Città di Catania prima ed al sistema sportivo nazionale immediatamente dopo. Tutto in un anno e mezzo. Che nemmeno a mettersi seriamente d’impegno ci si riuscirebbe facilmente.
I cinque rossi rimediati in Veneto sono l’immagine che il Calcio Catania ha inopinatamente regalato agli sportivi dell’intera nazione, una malinconica fotografia di giocatori senza governo e senza cittadinanza. Ma le sfide, quelle in salita ed insperate, non hanno mai spaventato la Città ed i catanesi. A patto che ci sia unità d’intenti per salvare il salvabile.
La sconfitta di Cittadella, allora, in via Magenta, dovrebbe essere intesa come una grande opportunità. Quella di ripartire, volendo ricordare l’ormai lontano slogan con la “a” maiuscola che aveva accompagnato la campagna di sottoscrizione abbonamenti estiva. Ma ripartire da zero, consapevoli di aver sbagliato tutto. Senza la presunzione da primi della classe che vogliono assumersi tutte le responsabilità del caso, salvo poi perseverare negli errori. Contro la capolista Carpi, di scena al Massimino il 28 prossimo, gli indisponibili saranno più degli arruolabili. E il tecnico che sederà in panchina (già, quale tecnico, Pino Irrera?) dovrà essere dotato di tanta fantasia per allestire una squadra – ed una panchina – che possa quantomeno non sfigurare contro la terribile rivelazione della cadetteria.
il tabellino
CITTADELLA-CATANIA 3-2
3′, 54′, 59′ Sgrigna (CI); 79′, 84′ rig. Calaiò (CA)
CITTADELLA (4-3-3): 22 Valentini; 4 De Leidi, 5 Pellizzer, 13 Scaglia, 3 Barreca; 8 Rigoni, 17 Busellato (dal 74′ Benedetti), 23 Paolucci, 11 Minesso (dal 65′ Pecorini), 10 Sgrigna (dal 60′ Gerardi), 7 Coralli. A disposizione: 1 Pierobon, 18 Donazzan, 25 Cappelletti, 29 Amato, 16 Benedetti, 2 Pecorini, 24 Palma, 20 Mancuso. 9 Gerardi. All. Foscarini
CATANIA (4-3-3): 1 Frison; 28 Parisi, 5 Rolin, 3 Spolli, 33 Ramos; 20 Chrapek, 21 Rinaudo, 8 Escalante (dal 55′ Castro); 11 Leto (dal 55′ Rossetti), 17 Çani (dal 63′ Calello), 9 Calaiò. A disposizione: 22 Terracciano, 16 Calello, 19 Castro, 27 Jankovic, 32 Gallo, 25 Piermarteri, 41 Scapellato, 7 Marcelinho, 34 Rossetti. All. Pellegrino
Arbitro: Maresca di Napoli
Ammoniti: Rinaudo (2), Escalante, Rolin, Spolli (CA); Minesso, Barreca, Benedetti, Gerardi (CI)
Espulsi: Rinaudo, Chrapek, Leto, Spolli, Pellegrino (CA)
la cronaca
Tra le fila del Cittadella l’unica assenza di rilievo è quella costituita da Daniel Cappelletti ed il tecnico Claudio Foscarini (con dieci anni consecutivi sulla panchina dei granata ha eguagliato il record stabilito dal Trap alla Juventus) ne approfitta per rivedere l’undici titolare schierato il turno precedente contro il Frosinone. Partendo dal modulo. Nel 4-3-3, preferito al più accorto 4-4-2 preventivato alla vigilia, prendono posto Valentini tra i legni, De Leidi, Pellizzer, Scaglia e Barreca in difesa, Rigoni, Busellato e Paolucci in mediana, quindi il tridente offensivo composto da Sgrigna, Coralli e Minesso. Nel Catania spazio all’esordio di Juan Manuel Ramos, uruguaiano classe ’96, terzino sinistro dalle spiccate attitudini offensive. A completare la retroguardia, Tino Parisi sulla corsia opposta, quindi Spolli ed il ritrovato Rolin al centro della difesa. Il centrocampo è affidato all’esperienza di Rinaudo, affiancato ai lati da Escalante e Chrapek. In avanti, spazio a Leto, Çani e Calaiò.
Il Cittadella parte fortissimo e passa dopo appena tre minuti di gioco. A propiziare la rete di Sgrigna è Rolin, troppo morbido nel contrastare il diretto marcatore che infila Frison con un preciso diagonale. L’undici di Maurizio Pellegrino accusa il colpo e non riesce a reagire, consegnando la mediana agli avversari che si rendono pericolosi due muti più tardi con Coralli che di testa impegna severamente l’estremo difensore rossazzurro e con Paolucci, che al minuto dodici spara di poco sopra la traversa. La prima conclusione a rete degli etnei arriva dopo 37 lunghi minuti di gioco, con Chrapek, ma il tiro, debole e centrale, è senza grosse pretese. Prima della chiusura dei primi quarantacinque di gioco, c’è ancora spazio per un paio di incursioni granata, sulle quali Spolli fa buona guardia. Nella ripresa si materializza il tracollo dei rossazzurri. Il rosso comminato a Rinaudo al sesto del secondo tempo cambia la storia della gara, che aveva comunque visto sin qui gli etnei sottotono ed incapaci di pervenire al pareggio. In inferiorità numerica l’undici di Pellegrino si mostra da subito in balia dell’avversario. Prima è De Leidi a sfiorare il palo su colpo di testa, poi è Sgringa abile a muoversi sulla linea del fuorigioco e fare due a zero. È notte fonda per il Catania che appena cinque minuti più tardi, siamo al 13′, subisce la terza rete, sempre da Sgrigna, che stavolta anticipa il diretto marcatore chiudendo di fatto la gara.
Sotto di tre reti i rossazzurri si concedono ulteriormente agli avversari ma riescono a trovare la rete per mezzo di Calaiò, che di testa spedisce il pallone alle spalle di Valentini, sfruttando un traversone di Parisi. Il Catania si affida adesso alla velocità di Castro (subentrato ad un evanescente Leto prima della terza rete di Sgrigna) nel disperato tentativo di acciuffare il pari. Passano quattro minuti e Rossetti viene cinturato da Barreca in area di rigore granata. Maresca non ha dubbi ed accorda il penalty ai rossazzurri che Calaiò trasforma, portando ad una le reti di svantaggio e raggiungendo la personale doppia cifra nel conto delle reti stagionali. Succede di tutto nei restanti minuti di gioco, che sono 13, considerati i cinque di recupero. Di tutto, tranne che la rete del pareggio. Nel convulso finale di gara c’è tempo per le espulsioni di Chrapek e di Spolli, e di Leto e Pellegrino che sedevano in panchina. Il Catania chiude in otto, rimediando una figuraccia senza precedenti.
Carlo Copani