Seminario sulla prevenzione della Sindrome Metabolica presso la sede di Maniace dell’alberghiero “G. Falcone” di Giarre -
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Seminario sulla prevenzione della Sindrome Metabolica presso la sede di Maniace dell’alberghiero “G. Falcone” di Giarre

Seminario sulla prevenzione della Sindrome Metabolica presso la sede di Maniace dell’alberghiero “G. Falcone” di Giarre

Sabato 3 dicembre scorso, il Rotary Club “Aetna Nord Ovest Bronte” del Distretto Rotary 2110  Sicilia – Malta, nell’ambito del progetto distrettuale “Case di Paul Harris”, ha svolto una attività di Service rotariano, volontario e a costo zero, nell’ambito di una campagna di prevenzione della Sindrome Metabolica – caratterizzata da iperinsulinemia, associata ad obesità, diabete mellito di tipo II, epatosteatosi, ipertensione arteriosa diastolica strutturata, vasculopatie periferiche, cardiopatie ischemiche, rischio di ictus e di tumori – nel territorio di Bronte.

L’attività in questione è consistita in un seminario interattivo multimediale che il club ha tenuto nell’lstituto Professionale di Stato per i Servizi di Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera (Ipsseoa) “Giovanni Falcone” di Maniace. Il seminario è stato reso possibile in virtù dell’accoglienza e dell’organizzazione fornite dalla Dirigente dell’Istituto, Professoressa Monica Insanguine.

L’incontro, rivolto agli studenti ed ai docenti dell’Istituto, ha compreso una parte teorica, di taglio pragmatico, consistente in uno slideshow, seguito da un dibattito con gli studenti, e in una parte pratica, consistente nella degustazione di una zuppa contadina di cereali e legumi, preparata dai soci del club ed offerta a tutti i partecipanti. Lo scopo del seminario è consistito nella promozione della Dieta Mediterranea, i cui vantaggi,  consistenti, per l’appunto, nelle molteplici azioni preventive della Sindrome Metabolica, sono stati presentati, a scopo didattico, ai discenti, impegnati a prepararsi per diventare la prossima generazione di professionisti della ristorazione.

Il seminario, introdotto dalla Dirigente Professoressa Insanguine, è stato presentato dal Presidente del Club, Davide Saitta, che ha presenziato al convegno, assieme al Segretario Paolo Falanga, al Past President Umberto Liuzzo, con la moglie Sara Falanga ed al Past President Angelo Smario. Nel corso del seminario, il socio Marcello Stella ha sottolineato che l’espressione “Dieta Mediterranea”, indica, in senso stretto, le abitudini alimentari, associate ad esiti salutari, delle popolazioni rurali dell’isola di Creta, nonché di alcune località della Grecia, della Spagna e dell’Italia meridionale, a cavallo degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, studiate dal fisiologo Ancel Keys.

L’individuazione di queste aree geografiche e di quel periodo storico si basa su alcune evidenze epidemiologiche. Infatti, numerosi studi, ampiamente accettati dalla comunità scientifica, hanno provato che in queste aree geografiche, che si affacciano sul bacino mediterraneo e condividono tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti, derivati dall’agricoltura e dalla pesca, fino ai primi anni sessanta, l’aspettativa di vita era, in quel periodo storico, tra le più alte del mondo; al contrario l’incidenza di malattie come la cardiopatia ischemica, l’ictus cerebrale, i tumori e altre malattie croniche non trasmissibili era invece tra le più basse del mondo; questo avveniva nonostante il livello socio-economico basso e nonostante la scarsità di assistenza sanitaria.

D’altra parte, in numerosi altri studi, condotti in contesti geografici ed economici differenti, utilizzando una dieta con le stesse caratteristiche, è stata osservata ugualmente una minore frequenza di malattie croniche e una maggiore longevità. Le caratteristiche della dieta mediterranea sono: abbondanti alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, ortaggi, cereali integrali, legumi e semi), freschi, al naturale, di stagione e di origine locale; olio di oliva extravergine ottenuto con spremitura a freddo, come principale fonte di grassi; pesce azzurro e pollame razzolante consumato in quantità basse; da zero a quattro uova la settimana; vino consumato in quantità modesta, durante il pasto, e carni rosse da animali selvatici in minime quantità. Questa dieta ha un contenuto basso in grassi saturi (inferiore al 7-8%), ed un contenuto totale di grassi inferiore al 25%. Inoltre è classicamente associata a regolare attività fisica lavorativa, ad esempio nei campi o in casa.

Il contenuto calorico della dieta mediterranea non supera le 2500 Kcal per l’uomo e le 2000 Kcal per la donna; comunque l’introito calorico non andava oltre il consumo metabolico, legato all’attività fisica. In sostanza si trattava della dieta, povera e frugale, di popolazioni rurali. Come dieta mediterranea di riferimento nel Seven Countries Study, iniziato da Ancel Keys ed ancora in corso, è stata considerata quella della città calabrese di Nicotera; i vari componenti di essa, espressi come percentuali dell’apporto calorico totale (in rilievi della durata di sette giorni in differenti stagioni del 1960) sono: cereali integrali (farro, frumento integrale, orzo, miglio, segale, avena) 50-60%, olio di oliva extravergine 13-15%, vegetali (verdura fresca, incluse verdure selvatiche e ortaggi) 2,5-3,5%, legumi (lenticchie, fagioli, ceci, fave, piselli) 3-5%, frutta 2,5-3,5%, pesce azzurro 1,5-2%, vino rosso 1-5%, carne e uova in minime quantità.

La piramide della dieta mediterranea comprende: cereali integrali: 8 porzioni al giorno; frutti: 3 porzioni al giorno; verdure: 6 porzioni al giorno; olio di oliva, come principale grasso aggiunto; vino rosso con moderazione (2 bicchieri al giorno, preferibilmente rosso e durante il pasto); acqua in quantità libera; sostituire il sale con spezie (es. origano, basilico, timo ecc); pesce azzurro: 5-6 porzioni a settimana; pollame razzolante: 4 porzioni a settimana; olive, legumi, noci: 3-4 porzioni a settimana; uova: da 0 a 3 porzioni a settimana; carni rosse da selvaggina: 4 porzioni al mese. Nella piramide viene aggiunto il consiglio di praticare attività fisica giornaliera, in modo da tenere l’indice di massa corporea (BMI) al di sotto di 25 kg/m². In seguito, alle modalità di selezione e consumo dei cibi della dieta mediterranea, sono stati aggiunti altri elementi di tipo culturale, riguardanti lo stile di vita, la frugalità e la moderazione, per evitare il rischio di obesità, la convivialità, l’attività ricreazionale, un riposo adeguato, la preservazione delle tradizioni.

Una metanalisi di studi pubblicati dal 1966 al 2011 (in totale più di un milione e mezzo di soggetti) ha dimostrato che una stretta aderenza alla Dieta Mediterranea è associata a un significativo miglioramento dello stato di salute, alla riduzione della mortalità complessiva, della mortalità per malattie cardiovascolari, dell’incidenza e della mortalità per tumori, dell’incidenza della malattia di Parkinson e della malattia di Alzheimer. In particolare, sono stati dimostrati effetti preventivi della Dieta Mediterranea complessivamente su tutti i tumori, in particolare sul tumore dello stomaco, sui tumori esofagei, sui tumori colon-rettali e sui tumori mammari. Effetti benefici della Dieta Mediterranea sono stati provati sull’obesità, sui fattori di rischio cardiovascolari, tra i quali il colesterolo LDL plasmatico e l’ipertensione arteriosa diastolica strutturata, sull’epatosteatosi, sull’infarto miocardico, sull’ictus e sul diabete mellito di tipo II. È stata dimostrata anche la diminuzione del rischio di broncopneumopatia cronica ostruttiva. Infine, uno studio con follow up di 40 anni, condotto nella popolazione italiana, che teneva conto delle abitudini alimentari e dell’attività fisica, ha dimostrato che i soggetti che seguono una dieta non mediterranea e sono sedentari presentano una speranza di vita inferiore di 5 anni in 20 anni e di 11 anni in 40 anni rispetto a coloro che adottano una Dieta Mediterranea e svolgevano un’attività fisica regolare.

Il 16 novembre 2010 a Nairobi, in Kenya, ad esito di un lungo negoziato, condotto dal professor Pier Luigi Petrillo, autore di un dossier internazionale, il Comitato Intergovernativo dell’Unesco ha inserito la Dieta Mediterranea nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’Umanità, riconoscendo tale patrimonio all’Italia, al Marocco, alla Grecia ed alla Spagna. Nel novembre 2013, tale riconoscimento è stato esteso a Cipro, Croazia e Portogallo. Il seminario, dopo il dibattito e la degustazione della zuppa contadina di cereali e legumi, si è concluso con il tradizionale omaggio dei gagliardetti del Rotary Club “Aetna Nord Ovest Bronte”, consegnati dal Presidente Saitta alla Dirigente Professoressa Insanguine ed al Rappresentante degli studenti dell’Istituto.

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