Il lavoro minorile e la drammatica condizione di schiavitù a cui erano costretti ragazzi e anche bambini nella Sicilia di inizio ‘900 e sino agli anni ‘50 sono al centro del romanzo storico “Carusi di miniera” di Tania Anastasi edito da Pav Edizioni. Storie ormai dimenticate e che sembrano lontanissime ma che hanno segnato numerose famiglie e la storia dell’isola. All’inizio del XX secolo, infatti, la popolazione siciliana era estremamente povera e i benefici delle miniere presenti sul territorio, come Floristella, Grottacalda e Lercara, furono ad appannaggio dei ricchi industriali che avevano investito su quelle miniere, lasciando a chi vi lavorava, solo morte e sacrifici. Nel romanzo si prende a pretesto la storia di una famiglia per raccontare la realtà e il dolore dei contadini che vivevano alla giornata nella sterile campagna siciliana.
A causa di una malattia del capofamiglia, i componenti di una famiglia povera siciliana finiscono nelle mani di un capomastro che recluta carusi da mandare a lavorare nelle miniere di zolfo; la madre si vede costretta a scegliere tra i figli chi deve sacrificare in cambio di un prestito. Questa ricade sul maggiore tra loro, Fano, che nonostante le privazioni, le condizioni molto vicine alla schiavitù e al dolore per dover andare a faticare in quello che era conosciuto come un girone infernale, cerca la forza nelle passioni: rabbia, paura, nostalgia e anche amore. Qualcuno potrebbe evitare queste privazioni ma sarà una lotta contro il tempo e contro la collera mai sopita di uno dei protagonisti.
“Fano, essendo il più grande – si legge nell’introduzione del libro – era quello che aveva un fisico più da adulto, aveva pure acquisito la forza nelle braccia che gli veniva dal lavoro nei campi. Nelle famiglie contadine non si andava a scuola, non ce lo potevamo permettere e, appena in grado di farlo, si andava a lavorare. Anche se i nostri attrezzi erano più piccoli, il lavoro ci spaccava la schiena, ma lo facevamo perché non avevamo altre alternative. Anzi, una c’era ma era considerata dai miei genitori l’ultima spiaggia; vicino al paese vi erano diverse miniere di zolfo e lì il lavoro non mancava. Chi aveva bisogno si infilava in quei buchi e scendeva all’inferno perché, anche solo a vedere la miniera, si aveva l’impressione di entrare dove solo i dannati avrebbero potuto sopravvivere”.
L’autrice, Tania Anastasi, è nata a Catania ma vive a Misterbianco da sempre. Già autrice del libro di poesie “La vita è piena di bellezza” e di altre liriche presenti in un’antologia, è stata già notata in diversi concorsi di di poesie. “Carusi di miniera” è il suo primo romanzo scritto dopo avere visto il quadro “I carusi” di Onofrio Tomaselli. Il libro è stato premiato con il primo posto come romanzo storico nel Concorso Letterario Internazionale Città di Sarzana, mentre a giugno del 2023 ha ricevuto dalla giuria del Premio Internazionale Città di Cefalù il premio “Il lavatoio”. L’autrice è arrivata anche semifinalista a Etnabook.
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