“Abbiamo ripreso bambini che andavano a lavorare, e altri chiusi dentro i furgoni, in attesa, per ore, dei genitori, nei campi a raccogliere arance”, così Massimo Malerba, della Flai-Cgil di Catania, annuncia la denuncia documentata anche con “Terranera”, un video inchiesta. Un vero e proprio progetto iniziato l’anno scorso, a settembre, durante la raccolta delle olive nelle zone pedemontane, e proseguito nella Piana di Catania, dove si raccolgono soprattutto gli agrumi. La denuncia è supportata, in modo particolare, da immagini prese nelle piazze di Acireale, Aci Catena, Adrano e Paternò. Qui,alle 5 del mattino, donne e bambini, in gran parte immigrati irregolari, aspettano i furgoni che li porteranno in campagna: 12 ore di lavoro pagate a 30 euro.
“A selezionare i lavoratori della giornata – dice Malerba – sono i caporali di nazionalità rumena, d’accordo con i locali italiani. La maggioranza dei lavoratori viene dalla Romania e dal Maghreb, e abbiamo conosciuto le loro storie grazie al lavoro di sindacato su strada che Alfio Mannino e Pino Mandrà della Flai fanno quotidianamente. Proprio per questo, il documentario si svolge non tanto nelle campagne, ma nelle piazze dove i caporali reclutano. Per ogni giornata di lavoro poi pretendono il pizzo, dai cinque ai 15 euro, a seconda di dove i lavoratori andranno a lavorare. Le piazze etnee funzionano, infatti, come dei veri e propri centri di smistamento, con uomini e donne spediti nel Calatino, a Palagonia, a Scordia ma anche nel siracusano. Abbiamo scoperto bambini dai dieci ai 15 anni che vanno anche loro a lavorare nei campi, altri più piccoli chiusi per tutto il giorno in attesa nei furgoni, senza andare a scuola”.
Aggiunge Alfio Mannino, segretario provinciale Cgil-Flai: “Su 230 rumeni che ci sono negli elenchi dei lavoratori a Paternò, 80 sono assunti per meno di dieci giornate, contro le 73 necessarie per accedere alle indennità con requisiti ridotti. E sempre negli elenchi della città, solo in sette provenienti dal Marocco sono registrate, quando solo in una azienda agricola che abbiamo visitato ce ne erano ben 43 provenienti dal Nord Africa. Una evasione contributiva evidente da parte delle aziende. Con la presenza massiccia del lavoro nero, il salario si abbassa per tutti: le paghe nette minime da 55 euro si sono ridotte a 40 euro. I dipendenti agricoli locali, più specializzati, continuano quindi a lavorare solo in zone con colture particolari, come quelle dei limoni, come avviene ad esempio a Biancavilla o alcune aree dell’Acese. Vorrei però che si vedesse la crisi dell’agricoltura nell’insieme. Si tratta di un lavoro fisico, ed è quindi impensabile che si possa svolgere fino a 67 anni. Per questo ci facciamo promotori di una profonda riforma previdenziale, da affiancare al maggior controllo del territorio e un maggior incontro tra la richiesta di manodopera da parte delle aziende e del pubblico”.
La coraggiosa video inchiesta “Terranera”, di 23 minuti, che verrà proiettata il 12 marzo, ore 18, al Teatro Sangiorgi di Catania, è stata realizzata con la collaborazione del regista Riccardo Napoli e dei sindacalisti catanesi Alfio Mannino e Pino Mandrà. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Orazio Vasta