Nei pressi del frequentatissimo Pozzo San Paolo, una perdita d’acqua su strada persiste da quasi due mesi, senza che sia stato intrapreso alcun intervento risolutivo.

Ogni giorno, decine di metri cubi d’acqua potabile si disperdono inutilmente, un costo che ricade sulle bollette dei cittadini giarresi. La rabbia degli avventori della zona è palpabile, alimentata dall’immobilismo delle autorità nonostante le promesse di una rapida soluzione.

La rottura della tubazione, avvenuta oltre 80 giorni fa, è stata inizialmente segnalata e transennata per delimitare l’area circostante. Tuttavia, la situazione è rimasta invariata: l’acqua continua a sgorgare senza sosta, trasformando la strada in un ruscello. A peggiorare il quadro, il continuo flusso d’acqua ha iniziato a compromettere la stabilità dell’asfalto, che presenta evidenti segni di cedimento sotto il peso dei veicoli in transito.

Uno spreco intollerabile

I vari avventori del pozzo denunciano lo spreco di una risorsa preziosa come l’acqua, in un periodo in cui la crisi idrica è una delle maggiori preoccupazioni nazionali. “Ogni giorno assistiamo a questo scempio, e nessuno fa niente”, ci dice uno dei tanti giarresi che ogni giorno riempie le sue bottiglie d’acqua nelle fontane adiacenti il pozzo. “È inaccettabile che paghiamo per un servizio così mal gestito”.

Promesse non mantenute

Nonostante le ripetute sollecitazioni da parte dei cittadini, le autorità locali non hanno ancora dato seguito alle promesse di riparare il guasto. “Ci avevano assicurato che i lavori sarebbero iniziati entro pochi giorni dalla segnalazione” racconta un frequentatore abituale del Pozzo. “Siamo stanchi di aspettare. È una situazione vergognosa.”

Il rischio di un collasso stradale

L’asfalto, costantemente bagnato e sottoposto al passaggio dei veicoli, mostra segni evidenti di cedimento. I cittadini temono che, senza un intervento tempestivo, il deterioramento possa sfociare in un vero e proprio collasso della strada, con conseguenze gravi per la viabilità e la sicurezza. Le autorità comunali, finora silenti, sono chiamate a intervenire per porre fine a quella che ormai è diventata un’indecenza.