Dopo molti anni di assenza dal dibattito pubblico, l’olio torna a far parlare di sé nella cittadina dell’Alcantara, in passato sede di numerose e apprezzate iniziative, tra cui seminari, pubbliche degustazioni e concorsi per produttori oleari, culminate con l’adesione del comune all’associazione nazionale “Città dell’Olio”.
E di olio e territorio si è discusso nel convegno “L’oro verde dell’Alcantara”, svoltosi lo scorso 22 novembre, presso la Sala della Colonna di Palazzo Cagnone, che ha visto confrontarsi sul tema produttori, esperti e appassionati di olivicoltura.
Il focus è stato organizzato dalla Fidapa BPW Italy, sezione di Francavilla di Sicilia, presieduta dalla dott.ssa Martina Dibella, che in apertura ha ricordato l’importanza della tutela del territorio nelle linee guida della Task Force Nazionale Agricoltura delineate dalla Fidapa. «Per noi – ha detto Dibella – è fondamentale promuovere e valorizzare le risorse del nostro territorio, dove la presenza dell’ulivo assume una forte valenza identitaria e culturale».
Presenti all’incontro una delegazione di studenti della scuola di agraria dell’Istituto Superiore “Enrico Medi” di Randazzo, accompagnati dal prof. Nicolò Cartillone, che ha portato i saluti del dirigente scolastico, prof.ssa Maria Francesca Miano.
«Oggi parlare di olio significa ritornare con la memoria a tutto ciò che i nostri nonni hanno costruito con tanto sacrificio – ha detto nel suo discorso di apertura Alfio Silvestro, agronomo e attento conoscitore della realtà agricola locale –, e discutere di olio significa soprattutto guardare al territorio. Si tratta di un alimento importante della nostra quotidianità, ma non si pensa che dietro c’è un lavoro enorme, una storia e una tradizione: è necessario rivalutare questo prodotto introducendo efficaci tecniche di miglioramento in materia agronomica e di molitura».
Gli aspetti della olivicoltura, con particolare riferimento alle dinamiche economiche e ambientali, sono stati discussi in modo approfondito da Giosuè Catania, presidente dell’Associazione Cooperativa Agricola Produttori Olivicoli (APO) di Catania e Coordinatore Regionale “Città dell’Olio” Sicilia.
«Le comunità – ha detto – dovrebbero avere la capacità di mettere in rete i servizi e poter dare valore alle imprese specializzate del settore, che sono tutto ciò che rende un territorio ricco di esperienza, di solidarietà, di cultura, quindi l’arte, la storia e il paesaggio. Oggi in Italia, e soprattutto in Sicilia, oltre il 30 per cento degli oliveti sono in via di abbandono, causato dai costi elevati (potatura, mantenimento, raccolta) e da un ricambio generazionale che stenta ad affermarsi, specie in Sicilia e nei nostri territori».
«L’ulivo rappresenta una costante del paesaggio agrario – ha continuato – : l’olivicoltura è un patrimonio che appartiene alle comunità, le quali hanno il dovere morale ed etico di poter difendere la storia delle piantagioni, l’identità del territorio, la monumentalità degli ulivi, che hanno millenni di storia e che resistono a tutte le intemperie, che fanno parte della mitologia greca e del nostro vivere quotidiano con la presenza dell’olio sulle nostre tavole».
«Noi come associazione di produttori olivicoli abbiamo posto all’attenzione dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura la necessità di istituire un piano olivicolo regionale, ovvero una strategia di pianificazione degli interventi finanziari per capire quale sarà il futuro del settore in Sicilia, dove a causa della forte siccità (dighe vuote, reti di distribuzione obsolete) l’olivicoltura ha dato una produzione che non è sufficiente neanche a soddisfare il fabbisogno alimentare dei siciliani. Noi in Sicilia da circa sei anni non riusciamo a superare le 20-22 mila tonnellate di prodotto (in Italia non andiamo oltre le 250 mila tonnellate), e ciò significa che il nostro è un Paese fortemente importatore».
In seguito, il relatore, dopo essersi brevemente soffermato sulle proprietà nutraceutiche dell’olio, ha messo in risalto l’urgenza di una politica che conferisca al prodotto dignità e rispetto, attraverso la tracciabilità (Certificazione biologica e Denominazione di Origine Protetta – Dop), che rappresenta una garanzia per il consumatore, nonché promuovendo iniziative che abbiano come protagonista il territorio, ad esempio, itinerari olio-turistici finalizzati alla valorizzazione dei prodotti locali, che coinvolgano le strutture ricettive (agriturismi, bed an breakfast, turismi rurali), gli enti territoriali e le associazioni.
Riccardo Randello, agronomo, coordinatore tecnico associazione APO di Catania, ha offerto ai presenti un interessantissimo excursus storico-culturale sulla pianta dell’olivo e la cultura dell’olio, illustrando le principali caratteristiche di alcune varietà, le zone di espansione e produzione, le cultivar presenti in Italia, nel bacino del Mediterraneo e in Sicilia, indicando i fattori di qualità (clima, terreno, cure colturali, epoca di raccolta, ecc.), le tecniche di conservazione e gli effetti benefici dei fenoli (proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antitumorali).
Infine, l’esperto di olivicoltura ha spiegato la metodologia di analisi sensoriale dell’olio, ossia l’esame organolettico dell’olio (Panel Test) attraverso gli organi di senso (vista, olfatto, gusto, tatto), una valutazione condotta da assaggiatori professionisti.
Al termine dell’incontro si è tenuta una degustazione a base di pane cunzato con vari oli extra vergine di oliva (a cura dei ragazzi dell’Istituto alberghiero “Enrico Medi” di Randazzo), offerti dalla “Società agricola eredi di Carmelo Vaccaro” e dal “Frantoio Morabito”, aziende rappresentate rispettivamente dall’agronomo Antonino Vaccaro e da Carmelo Magaraci.
L’assaggio è stata preceduto da un gradevole “Panel Test” estemporaneo, guidato da Riccardo Randello e proposto ai presenti in sala, che hanno così potuto sperimentare le tecniche di valutazione della qualità di un olio.
Luigi Lo Presti