Sei sanitari sono indagati dalla Procura di Catania per la morte di una neonata avvenuta dieci ore dopo il parto all’ospedale Garibaldi Nesima. L’accusa è di omicidio colposo nell’esercizio delle professioni sanitarie. Tra gli indagati figura la ginecologa di fiducia della famiglia e l’équipe medico-sanitaria che ha assistito la madre durante il travaglio e il parto.
L’indagine è ancora nelle sue fasi iniziali. Su denuncia del padre della neonata, le autorità hanno sequestrato la salma e acquisito la cartella clinica. L’uomo, assistito dall’avvocata Stefania Amato, ha presentato la denuncia il 14 novembre, poche ore dopo il decesso della figlia.
I genitori, di 30 e 31 anni, hanno ricostruito le ore drammatiche che hanno preceduto la tragedia. Secondo quanto riportato, i medici avrebbero parlato di un’infezione, ipotizzando una setticemia. Anche la madre della piccola è stata ricoverata in terapia intensiva a causa di complicazioni post-parto. L’autopsia, disposta dalla magistratura, dovrà chiarire le cause del decesso della neonata.
Il parto è avvenuto naturalmente al termine delle 40 settimane di gestazione. Secondo le informazioni disponibili, dalle visite ginecologiche e dai tracciati non sarebbero emerse anomalie né nel feto né nelle condizioni della gestante. Anche la ginecologa di fiducia della donna non avrebbe rilevato segnali d’allarme durante la gravidanza.
“Siamo alla ricerca della verità in un calvario che non ha spiegazione”, ha dichiarato l’avvocato Amato, descrivendo una famiglia distrutta. Il legale ha sottolineato le 24 ore di travaglio culminate nella tragica morte della neonata, trasferita in un altro reparto senza spiegazioni ai familiari.
L’avvocato ha inoltre sollevato dubbi sulla scelta di attendere il parto naturale, considerando la durata del travaglio, suggerendo che forse si sarebbe dovuto optare per una soluzione alternativa. Il padre, professionista nel campo sanitario come la moglie, è ancora sotto shock e preferisce non rilasciare dichiarazioni. A parlare è stato lo zio della neonata, chiedendo giustizia e auspicando che tragedie simili non si ripetano.