Formare personale qualificato in ambito agricolo e combattere il caporalato. Con questi due obiettivi, ieri, martedì 25 e oggi, mercoledì 26 febbraio, a Scordia, è in corso di svolgimento il corso di potatura dell’ulivo detenuto dalla scuola “Giorgio Pannelli” di Spoleto. Destinatari degli incontri di formazione sono i migranti beneficiari dei progetti Sai (Sistema accoglienza e integrazione) per adulti e minori stranieri non accompagnati di Acireale e Catania. L’appuntamento è organizzato dal Consorzio di cooperative sociali Il Nodo, che gestisce anche le strutture di accoglienza dove i migranti sono accolti.
I ragazzi frequentano da tempo corsi professionalizzanti di agricoltura e selvicoltura. Nei mesi scorsi hanno contribuito a creare le linee tagliafuoco nel bosco della Capinera, nei pressi del punto base per le escursioni sull’Etna Casa della Capinera, gestito dal Consorzio, in territorio di Trecastagni.
La Scuola di potatura dell’olivo Giorgio Pannelli promuove la formazione degli addetti al settore olivicolo e fornisce una certificazione delle competenze acquisite. I ragazzi stranieri che parteciperanno al corso di Scordia hanno avviato un percorso di alfabetizzazione al lavoro: i laboratori interni, svolti all’interno del progetto Sai, sono un primo approccio a una professione, a cui potranno affiancarsi con più solidità nel corso dei futuri tirocini formativi in azienda. Con l’obiettivo che questi ultimi si trasformino più facilmente in contratti di lavoro.
«Siamo convinti che una buona integrazione non possa prescindere dalla qualificazione dei giovani ospiti», afferma Fabrizio Sigona, presidente del Consorzio Il Nodo. Il corso si tiene all’interno di un immobile sottoposto a confisca antimafia, circondato da un grande uliveto di cui da mesi si occupano i migranti, adulti e minori, dei progetti Sai di Catania e Acireale.
«Il sistema criminale del caporalato – prosegue Sigona – fagocita la manodopera irregolare, a basso costo e non qualificata. Esperienze come questa servono a cancellare i presupposti da cui i caporali muovono, ma anche ad aiutare a creare lavoratori altamente specializzati in ambito agricolo, figure professionali che è sempre più difficile trovare ma di cui un’agricoltura di qualità ha un grande bisogno».