Paternò: racket della schiavitù. Arrestati in 7, ricercati in 2 -
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Paternò: racket della schiavitù. Arrestati in 7, ricercati in 2

Paternò: racket della schiavitù. Arrestati in 7, ricercati in 2

Alle prime ore del mattino, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal G.I.P del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica Etnea, nei confronti di nove soggetti, due italiani, sei rumeni ed una ucraina ritenuti responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni (artt. 416, 629), unitamente ad altri due indagati a piede libero.

Le indagini condotte dalla Compagnia di Paternò, iniziate nel settembre 2013 e conclusesi nel marzo 2014, hanno documentato l’esistenza di un’organizzazione criminale operativa nel territorio di Paternò, dedita alla sistematica fornitura di manodopera a basso costo da reclutare in Romania e da impiegare in Sicilia.

Una volta “ingaggiate” le vittime venivano alloggiate in strutture fatiscenti e prive di acqua, energia elettrica e servizi igienici e costrette ad accettare condizioni di lavoro in assenza delle garanzie minime di tutela spettanti ai lavoratori, dietro la minaccia  della perdita del lavoro.

L’operazione ha preso le mosse da un articolato controllo del territorio concentrato nelle campagne circostanti il Comune di Paternò e si è sviluppata attraverso l’acquisizione di numerose dichiarazioni di cittadini rumeni individuati nel corso dell’attività investigativa (41 vittime identificate) e la captazione di conversazioni intrattenute dagli indagati.

Al termine dell’indagine, il quadro probatorio ha consentito di individuare i due imprenditori agricoli paternesi quali mandanti ed effettivi beneficiari del reclutamento della manodopera, compito del quale si occupavano i coindagati che, dopo averla convogliata in Sicilia, la gestivano in tutte le questioni afferenti al concreto espletamento delle mansioni lavorative: dall’accompagnamento sul posto di lavoro, al pagamento dei compensi per conto dei promotori, nonché per provvedere all’acquisto del loro vitto o per risolvere problemi connessi alle abitazioni da essi stessi occupate.

Le prestazioni d’opera, alle vessatorie condizioni citate, venivano prestate sia direttamente nei terreni dei capi promotori dell’organizzazione, ma anche nel mercato del lavoro locale nei confronti di altri imprenditori agricoli per i quali risultava conveniente e remunerativa. Parte del profitto veniva ricavato dall’associazione anche dalle fatiscenti abitazioni di nessun valore commerciale dalla cui locazione agli operai rumeni traevano un seppur contenuto guadagno, trattenuto dalla paga.

Nella “gestione” dei lavoranti loro connazionali gli indagati pretendevano poi parte del denaro guadagnato col lavoro nei campi, quale retribuzione per la loro attività di mediazione. A ciò si aggiungevano continue vessazione da parte dei mediatori più violenti, i cosiddetti “Caporali”, i quali sono risultati soliti minacciare e picchiare coloro i quali osavano ribellarsi alle gravose condizioni loro imposte.

I braccianti rumeni riferivano ai carabinieri “Alla fine siamo costretti a subire tali azioni criminali ed abitare in situazioni igienicamente pessime e quindi vivere come gli animali. In definitiva subiamo di vivere come gli schiavi per qualche spicciolo”, mentre ad uno degli indagati veniva captata la seguente conversazione:

U.: …omissis… tu dove sei?;

Rata Nicu: io sto andando a casa;

U.: hai lavorato?;

Rata Nicu: oggi no;

U.: e tu non travagghi mai!!..

Rata Nicu: e io mandare operai… a te che t’interessa;

U.: mannasti?;

Rata Nicu: ah?;

U.: che hai mandato?;

Rata Nicu: ho mandato operai… che devo lavorare io per forza?;

U.: ah… tu fai il padrone?;

Rata Nicu: certo;

U.: va bene… ci vediamo più tardi;

Rata Nicu: va bene…ciao;”

arresti paternò agricolturaInfine uno degli indagati rumeni è stato riconosciuto colpevole di aver fatto irruzione nell’abitazione di un connazionale, unitamente a un complice rimasto non identificato, e di averlo aggredito e rapinato del portafogli contenente € 400,00 circa, verosimilmente per questioni legate alla disponibilità a prestare la sua attività lavorativa l’indomani. Al momento sono attive le ricerche di due degli indagati destinatari di misura cautelare.

Elenco degli arrestati:

Di Perna Rosario,  cl. 1956,  rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.

Di Perna Calogero,  cl.1986, rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.

Rata Nicu, cl.1983, rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.

Radu Nelu, cl.1974, ristretto ai domiciliari.

Radu Loredana,  cl.1979,  ristretta ai domiciliari

Mrozek Tetyana, ,  cl.1959,  ristretta ai domiciliari.

Dima Ilie,  cl.1970,  ristretto ai domiciliari.

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