Ha destato molto interesse il convegno “Nubifragi e alluvioni tra l’Etna e il mare. Analisi del territorio e strategie per la mitigazione del rischio”, organizzato dall’Associazione politico culturale Articolo 1 che, grazie all’intervento di importanti esperti e addetti ai lavori ha acceso i riflettori sulle criticità del territorio giarrese e del suo comprensorio. Quali sono i temi salienti emersi? Ne abbiamo parlato con il presidente di Articolo 1, Alfredo D’Urso.
– Cosa è emerso durante il convegno in termini positivi e di criticità?
“Partiamo dalle criticità. Durante il convegno è emerso, ancora una volta, quanto il nostro territorio sia esposto e fragile. Negli ultimi decenni, infatti, è stato fortemente antropizzato, e le vie d’acqua – un tempo parte di un reticolo diffuso e vitale – sono state in gran parte coperte o “tombate” (cioè coprire i corsi d’acqua ndc). Tutto questo, purtroppo, lo sapevamo già. Ciò che invece desta preoccupazione è la mancata prontezza di alcuni comuni rispetto alle emergenze. È emerso, ad esempio, che diversi Comuni – e tra questi Giarre – non hanno ancora un Piano di Protezione Civile, uno strumento fondamentale per gestire tempestivamente eventuali criticità. Inoltre, sempre il Comune di Giarre, oggi definito “Città”, non ha ancora trasmesso la scheda riepilogativa dei danni subiti dai privati cittadini a seguito dell’alluvione. Mi permetto di dire che, oltre a curare l’immagine, sarebbe opportuno che la “Città” di Giarre si occupasse in via prioritaria delle reali criticità del territorio, a partire proprio dalla protezione civile. Sul versante positivo, rispetto al tragico evento del marzo 1995, si è registrato un significativo passo avanti nel sistema di allerta meteo e nell’organizzazione della Protezione Civile. Questo ci offre oggi una maggiore rassicurazione. Va inoltre sottolineata la crescita, nella cittadinanza e nella società civile, di una maggiore consapevolezza dei rischi connessi al cambiamento climatico. Positiva anche l’intesa tra gli amministratori locali intervenuti, che hanno mostrato attenzione alla necessità di intervenire a livello di comprensorio, superando i confini comunali. In questa direzione va letto il protocollo d’intesa firmato tra i comuni di Giarre e Riposto per la gestione degli interventi post-alluvione. Tuttavia, a mio avviso, tale collaborazione dovrebbe estendersi anche al Comune di Mascali – colpito dai torrenti Continella e Salto del Corvo – e ai comuni montani di S. Alfio e Milo, che si trovano a monte di Giarre e Riposto. Una gestione integrata delle emergenze non può che coinvolgere l’intero bacino. E dovrebbe estendersi anche ad altre problematiche ambientali, come la gestione della cenere vulcanica”.
– Come siamo messi con gli interventi post-alluvione?
“Il dirigente della Protezione Civile ha comunicato che le procedure per la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale sono ormai in fase conclusiva. Questo permetterà l’attivazione dei fondi e l’esecuzione degli interventi di ripristino. Alcuni di questi sono già stati realizzati o sono in corso, come i lavori di manutenzione del torrente Babbo Torre a Riposto. È chiaro, però, che non bastano gli interventi emergenziali o di manutenzione ordinaria. Occorrono azioni strutturali, capaci di cambiare approccio: serve una vera inversione di tendenza. Bisogna adottare un nuovo paradigma urbanistico, che metta al centro la salvaguardia del suolo, la difesa del paesaggio, la rinaturalizzazione del territorio. Nel convegno, i professori Cirelli e Musumeci si sono soffermati proprio su questo, illustrando modelli di intervento basati su conoscenze scientifiche consolidate ed in linea con le direttive europee: si è parlato del concetto di “suolo zero”, dell’invarianza idraulica e di metodi efficaci di ripristino della naturalità del territorio. Le competenze ci sono. Servono volontà politica e amministrativa di metterle in pratica”.
– Quali sono i prossimi passi dell’associazione?
“L’Associazione politico culturale “Articolo 1”, in linea con la propria missione, continuerà a seguire con attenzione l’evolversi della situazione, monitorando l’effettiva attuazione degli interventi post-alluvione. Lo faremo in rete con altre associazioni del territorio, anche quelle che, per motivi di spazio o tempo, non sono comparse nella locandina dell’incontro ma che condividono le stesse finalità. Sarà fondamentale coinvolgere pienamente i Consigli Comunali, affinché assumano un ruolo attivo nella pianificazione urbanistica e nella definizione delle regole per la costruzione sul territorio. Non è più possibile procedere con piani edilizi disconnessi dalla realtà idrogeologica: serve un approccio consapevole, trasparente e partecipato. Sugli aspetti urbanistici è possibile un ulteriore intervento di approfondimento e di proposta. Come associazione, saremo sempre disponibili a collaborare, ma anche determinati nel controllare che le promesse diventino realtà e che i progetti non restino sulla carta”.
Dopo i saluti istituzionali, sono intervenuti al convegno il dott. Giuseppe La Rosa, dirigente provinciale servizio protezione civile, il geom. Carmelo Torrisi, a cui è stata affidata la protezione civile a livello comunale, il prof. Giuseppe Cirelli, ordinario di idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali presso l’Università di Catania, la prof.ssa Rosaria Ester Musumeci, associata di idraulica presso l’Università di Catania, l’ing. Gianluca Longo dell’associazione ingegneri ionico-etnei e il giornalista Salvo Catalano, mentre il giornalista Turi Caggegi ha moderato l’incontro. A rappresentare le istituzioni hanno partecipato il sindaco di Riposto, Davide Vasta, l’assessore alla protezione civile Giuseppe Cavallaro, il sindaco di Milo Alfio Cosentino, l’assessora delegata del Comune di Sant’Alfio Annalisa Greco e l’assessore protezione civile di Mascali, Paolo Verzì.