I carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno notificato un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Catania, per l’omicidio di Massimo Pappalardo, ritrovato carbonizzato all’interno della propria autovettura nelle campagne paternesi.
Lo scorso 8 marzo, veniva rinvenuto in un dirupo sito in Contrada Poggio Monaco, all’interno di un’autovettura Toyota Aygo totalmente bruciata, il cadavere carbonizzato di un uomo. Il sopralluogo effettuato dai militari della Sezione Indagini Scientifiche di Catania ed i primi accertamenti permettevano di identificare l’uomo ucciso in Massimo Pappalardo (nella foto a sinistra), 32enne, residente a Valverde e pizzaiolo ad Aci Trezza, presso un locale gestito con la madre.
L’attività investigativa condotta dai carabinieri di Paternò sotto la direzione della Procura etnea consentivano di accertare che il Pappalardo, l’8 marzo era uscito con la sua compagna e, dopo una serata trascorsa insieme, l’aveva accompagnata a casa. Alle ore 2.30 circa la donna riceveva un’anomala telefonata dal Pappalardo il quale, senza alcuna plausibile spiegazione, le diceva che dovevano lasciarsi in quanto voleva ritornare con la sua ex fidanzata. La donna capiva immediatamente che il Pappalardo era stato costretto a fare quella telefonata sotto minaccia di Ignazio Sciurello, suo precedente amante, che non aveva mai accettato la fine della storia e che la perseguitava quotidianamente tanto da costringerla a sporgere delle denunce per stalking.
Le dichiarazioni rese dalla donna trovavano puntuale riscontro nei contenuti dei tabulati telefonici acquisiti, che confermavano le morbose attenzioni nei suoi confronti da parte dello Sciurello e la circostanza che si avvaleva anche di altre persone per monitorare i movimenti e le sue frequentazioni.
Nel corso dell’attività di indagine venivano acquisiti i dati del sistema satellitare installato sulla Toyota Aygo in uso alla vittima nonché le immagini di videosorveglianza attraverso cui si riusciva a ricostruire esattamente il tragitto fatto la notte dell’8 marzo 2015, dal momento in cui Pappalardo aveva accompagnato la sua fidanzata a casa sino al luogo del ritrovamento del cadavere carbonizzato.
Le indagini permettevano di accertare che, sin dal momento dell’ingresso a Paternò, la Toyota Aygo era stata seguita e poi agganciata da un’autovettura Fiat Punto di colore bianco, la quale presentava delle caratteristiche pressoché identiche a quella in uso a Massimo Distefano, soggetto vicino a Sciurello. L’attività investigativa consentiva anche di accertare che Distefano, la sera dell’8 marzo, mentre era a bordo della propria autovettura, aveva fermato Pappalardo sulla sua Toyota Aygo dicendogli che doveva lasciare perdere la donna di Sciurello.
A questo punto, Distefano accompagnava Pappalardo e lo portava a casa dello Sciurello dove avevano una discussione. I tre soggetti uscivano dall’abitazione e salivano sulla Toyota Aygo dirigendosi nelle campagne di Paternò dove, giunti in una piazzola di sosta, scendevano dalla macchina e, dopo un’animata discussione, Distefano sparava quattro colpi di pistola all’indirizzo del Pappalardo. I due soggetti, dopo avere caricato il cadavere sulla Toyota Aygo, andavano in Contrada Poggio Monaco dove spingevano la macchina in un dirupo. Dopo alcuni minuti, giungeva sul posto Sciurello Giuseppe che prelevava i soggetti ivi presenti. A questo punto, Giuseppe Sciurello e Distefano, dopo avere preso una tanica di benzina, tornavano sul luogo dell’omicidio e bruciavano l’autovettura con il cadavere all’interno.
Questa mattina i carabinieri hanno notificato il provvedimento di fermo emesso nei confronti di Massimo Distefano, 42enne, e Giuseppe Sciurello, 54enne, mentre Ignazio Sciurello, già sottoposto agli arresti domiciliari per un altro reato e resosi irreperibile durante le indagini, è tutt’ora ricercato.