Per la cosca fiumefreddese di Brunetto un colpo durissimo. Il processo “Gotha”, che prende le mosse da una complessa attività d’indagine dei carabinieri del nucleo operativo di Giarre, dinanzi al Gup Alessandro Ricciardolo, con alla sbarra cinque imputati accusati di associazione mafiosa, si è concluso con il pronunciamento della sentenza: quattro condanne e una assoluzione.
Sono parecchi gli anni di carcerazione inflitti, particolarmente pesante la condanna riservata a Salvatore Brunetto, fratello del boss Paolo Brunetto, che dovrà scontare 12 anni di reclusione (la richiesta avanzata dal Pm Assunta Musella, nel dicembre scorso, era stata di 10 anni).
8 anni di carcere, invece, per Alfio Patanè, di Fiumefreddo (l’accusa ne aveva chiesto 12); 7 anni di detenzione sono stati invece inflitti al ripostese Benedetto la Motta e a Pietro Carmelo Oliveri, di Giarre. Sentenza di assoluzione, invece, in assenza di gravi indizi di colpevolezza, per l’imprenditore di Nunziata Rosario Russo, per il quale, l’accusa, aveva invece chiesto 9 anni di carcere.
Come detto, il processo, trae origine dalle indagini condotte dai carabinieri e che hanno portato all’arresto di quelli che vengono considerati soggetti di primo piano all’interno del gruppo criminale Brunetto, cosca satellite della famiglia Santapaola. Il punto di svolta lo si raggiunge con l’omicidio efferato di Salvatore Vadalà, avvenuto nel 2008 e, soprattutto, dopo una serie di riscontri in seguito alla misteriosa scomparsa, nel giugno del 2012, del giarrese Giorgio Curatolo, il cui corpo non è stato mai ritrovato. Una serie di intercettazioni ambientali, post scomparsa, avevano rivelato particolari importanti sulla geografia organizzativa del gruppo criminale.
Grazie ad una “cimice” collocata dai carabinieri nell’abitazione della compagna di Giorgio Curatolo, ascoltando in diretta alcune precise conversazioni, è stato possibile ricostruire la mappa del potere, individuando anche i singoli ruoli assunti da alcuni importanti soggetti all’interno dell’organizzazione criminale.