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Randazzo, il museo dell’Opera dei Pupi apre i battenti

Randazzo, il museo dell’Opera dei Pupi apre i battenti

Un patrimonio tutelato dall’Unesco da conservare per tramandarne la memoria alle future generazioni.
C’è grande attesa per l’inaugurazione del museo dell’Opera dei Pupi che sarà aperto alla pubblica fruizione nei locali dell’ex Macello comunale (largo San Giuliano), sabato 16 maggio, alle ore 18.

La nuova sede espositiva, che diventa pure punto informazioni e sede del Centro Visite (già in via Agonia) completa il sistema dei musei cittadini costituito da tre importanti istituzioni culturali cui fanno parte, oltre all’inaugurando museo dell’Opera dei Pupi, quello archeologico “Paolo Vagliasindi” e quello di Scienze Naturali “Angelo Priolo” con la sua pregevole collezione ornitologica. Il nuovo museo fa parte del Circuito Museale dell’Identità Storica Etnea, un progetto realizzato dal Distretto Taormina Etna con i fondi dell’Unione Europea.
Dopo i saluti del sindaco Michele Mangione è previsto l’intervento di Salvatore Spartà, amministratore delegato del Distretto Taormina Etna, che presenterà il progetto “Musei Etnei”. Seguiranno gli interventi di Aurelio Rigoli, professore emerito e antropologo dell’Università di Palermo, che parlerà su “Storia dei Pupi e la collezione museale”, e del puparo Venerando Gargano che discuterà circa “La particolarità dello stile messinese, il repertorio e i codici caratteristici del teatro dell’Opera”.
Culmine della serata inaugurale, oltre il taglio del nastro, sarà lo spettacolo dell’Opera dei Pupi “Scontro tra Perseo e Medusa” tratto da Historia di Perseo a cura dell’associazione culturale “Opera dei Pupi Messinesi in memoria di R. Garagano”.
L’incipit della lunga storia della formazione dell’inaugurando museo dell’Opera dei Pupi di Randazzo – che a pieno titolo entra a far parte del patrimonio immateriale dell’Umanità tutelato dall’Unesco – ha principio con l’acquisto da parte del Comune di un primo nucleo di ventidue Pupi siciliani ab origine appartenuti a un’unica pregevole collezione, composta di sessantasette elementi, di proprietà del puparo messinese Ninì Calabrese.
L’acquisizione del primo lotto di Pupi è stata voluta dall’ex Sindaco Salvatore Agati. Egli si interessò della materia fin dal 1984, epoca in cui assicurò al Comune ventidue Pupi siciliani. Il pregiato materiale, risalente agli anni della Grande Guerra, fu acquistato grazie a un finanziamento di 70 milioni di lire concesso dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali.
È sempre il Sindaco Agati che completa l’acquisto di un’altra parte dell’antica collezione Ninì Calabrese, costituita da altri quindici Pupi di grande formato. Quest’ultima pratica amministrativa, iniziata nel 1998, si concluse nel 2005 dopo che il Comune ottenne un ulteriore finanziamento regionale.
“Tutto ha origine da un episodio casuale, una semplice proposta di vendita da parte di una signora che ereditò parte di un’antica collezione di Pupi siciliani – ci dice il professor Salvatore Agati, ex sindaco di Randazzo. Una proposta come tante che quotidianamente giungono sopra la scrivania di un sindaco. In quel tempo stavamo discutendo con Don Virzì di questioni socio-culturali e della ristrutturazione dell’attuale Palazzo Municipale. Approfittai della proposta fattami senza esitazione e nella scelta di accoglimento dell’istanza, del tutto discrezionale, fui stimolato anche dai preziosi consigli di cui il compianto Don Virzì mi fu prodigo sulle questioni culturali. Fu uno dei tanti tasselli che, insieme all’acquisto della collezione ornitologica dell’Ingegner Angelo Priolo, strappata al Comune di Catania per un soffio, concorse a potenziare l’offerta culturale per far diventare Randazzo una città turistica alla stregua di altri centri di antica origine. Il mio impegno è stato quello di determinare armonia politica in seno al Consiglio comunale al fine di richiedere e ottenere i necessari finanziamenti per l’acquisto dei due lotti di Pupi siciliani”.
È quindi dalla sensibilità culturale di un Sindaco – che ebbe la lungimiranza di non far disperdere nel mercato antiquario un’inestimabile patrimonio culturale che difficilmente sarebbe stato destinato alla pubblica fruizione – ha origine la storia dei materiali esposti all’interno dell’inaugurando Museo dell’Opera dei Pupi.
Tuttavia, più travagliata, risulta, invece, la vicenda dell’attuale sede espositiva, i locali dell’ex Macello Comunale. La scelta di questa location, nel tempo, ha generato non poche polemiche; dal sito, ritenuto inidoneo, ai costi complessivi dell’opera, giudicati da taluni “esagerati”.
All’atto dell’acquisto del primo lotto della collezione, si pensò di sistemare i Pupi per la pubblica fruizione nei corridoi interni del Palazzo Municipale. Ma l’idea si arenò.
Fin dai primi anni Novanta, dopo il completamento del maxi restauro del Castello ex Carcere e la successiva apertura del Museo Archeologico “Paolo Vagliasindi”, avvenuta nel 1998 (Sindaco Angela Vecchio), i Pupi furono esposti fino luglio 2014 in un ampio salone ricavato nella lava basaltica, nelle viscere dell’antico maniero.
L’ex Macello comunale, invece, nei primi anni Novanta del secolo scorso, fu destinato come sede di un “Museo della Civiltà contadina”, che in realtà non vide mai la luce. Durante l’Amministrazione Del Campo (1998-2003) la Provincia Reginale di Catania (Presidente Nello Musumeci) finanziò un progetto di recupero dell’immobile, stanziando circa 900 milioni di lire. I lavori, che causarono successivi contenziosi, furono completati durante l’Amministrazione Agati (2003-2008). In seguito, il Sindaco Del Campo (2008-2013) cambiò la destinazione d’uso dei locali dell’ex Macello, da “Museo della Civiltà contadina” in “Museo dell’Opera dei Pupi”. L’iniziativa fu condivisa con il Distretto Taormina Etna che inserì la collezione dei Pupi siciliani del Comune di Randazzo in un progetto da realizzarsi con i fondi europei.
“Molti hanno criticato e criticano la scelta dei locali dell’ex Macello comunale come sede del Museo dell’Opera dei Pupi adottata dalla mia Amministrazione – dichiara l’ex Sindaco Ernesto Del Campo, che aggiunge – oggi abbiamo una struttura pubblica perfettamente ristrutturata e con ampi spazi, una zona esterna in basolato lavico ai piedi del colle S. Giorgio, biglietto da visita all’ingresso della città. Immagino che in futuro anche l’accesso al monastero, quando esso sarà restaurato e tornerà all’antico splendore, possa avvenire anche tramite un collegamento che metta in comunicazione il Museo dell’Opera dei Pupi con il complesso architettonico di origine medievale. Non solo! La nuova sede del Museo è a pochi passi sia da Porta Aragonese, che potrebbe diventare il nuovo capolinea degli itinerari turistici cittadini, sia dal parcheggio di Largo San Giuliano realizzato durante la mia amministrazione con un finanziamento per cantieri scuola. Diventa logico pensare che i turisti, i visitatori, le scolaresche, parcheggiando auto e pullman a S. Giuliano, inizino la visita del nostro patrimonio culturale proprio dal Museo dell’Opera dei Pupi, per proseguire poi con i tradizionali itinerari”.

Continua…

Gaetano Scarpignato

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