Gabriella Calì (nella foto a sinistra), acese, una donna eccezionale dei nostri tempi. Diploma dell’Istituto Tecnico Commerciale “A. Majorana” di Acireale, sposa, madre e nonna, nonché affermata scrittrice pur essendo da decenni affetta da retinite pigmentosa. La incontriamo nella sua casa immersa nel verde della frazione dei Santi Cosma e Damiano per parlare del suo ultimo romanzo, “Sette storie per 7 giorni”, e della partecipazione a Catania, quale ospite d’onore assieme a Toni Zermo, alla manifestazione del Riconoscimento del Maranzano d’argento 2015, da parte di Lunarionuovo e del gruppo Convergenze intellettuali e artistiche italiane.
– Quanto lavoro, quanta fatica per realizzare il suo sogno, per appagare una sua necessità intellettiva.
Fin dall’adolescenza ho prediletto la lettura di racconti vari ma da subito dopo il diploma mi sono aperta ai maggiori scrittori italiani e stranieri di fine ‘800 ed della prima metà del ‘900 del secolo scorso. Dato il mio stato di salute scrivo grazie a un computer dotato di sintesi vocale, mentre cerco di aggiornarmi nei vari campi della letteratura, storia, poesia ed altro, ascoltando testi registrati nel “libro parlato” edito da varie associazioni come l’Unione italiana ciechi (Uic), il Lions Club di Verbania, il Movimento apostolico ciechi (Mac).
– Il suo ultimo romanzo (2014) “Sette storie per 7 giorni” è un volume corposo, ben 440 pagine.
È un lavoro intenso di molti anni dove racconto non tanto una storia, quanto ben sette storie. Storie scaturite dal fatto che un magnate italoamericano per soddisfare una sua esigenza di mecenatismo bandisce un estroso concorso letterario rivolgendosi a sette scrittori dilettanti invitandoli, per una settimana, nella sua Villa dei Pavoni sul lago di Berin sui monti Elusini, a condizione che sfornino ciascuno una novella ispirata al tema dei fantasmi. E i lavori dei scrittori dilettanti Dennis, Livia, Emma, Iuri, Giovanni, Artemisia e Antonio, da me riportati, sono stati scritti ispirandomi a quanto da me sempre letto con un linguaggio moderno, lineare e cromatico.
– E arriviamo alla sua partecipazione alla cerimonia del Maranzano d’argento, prima di concludere con riferimenti agli altri suoi lavori.
Una serata vivace e interessante. Per la possibilità di conoscere gente che ama leggere e produrre opere, Toni Zermo, al quale sono stati riconosciuti i suoi meriti culturali e giornalistici con il Maranzano d’argento, la giovane e intellettuale eclettica, dott.ssa Giulia Sottile, psicologa, dal 2013 presidente del gruppo Convergenze, l’acese Mario Grasso, scrittore, presidente di Lunarionuovo, e tanti altri ancora. Durante la cerimonia la Sottile con una attenta relazione critico analitica ha presentato il mio romanzo, e un’altra giovane, la dott. Stefania Calabrò, ha letto con stile molti spezzoni del testo.
– Il 1996 è l’anno della pubblicazione del suo primo romanzo “La ragazza della foto” e il 2009 l’anno dei racconti racchiusi ne “Il dono”. Quali le tematiche di queste opere?
Per quanto riguarda il romanzo la tematica è quella dell’amore con la “A” maiuscola, perchè inteso come comunione di spiriti, destinato a vivere oltre la vita, nell’eternità. Una poesia della poetessa inglese Elizabeth Barret Browning, contenuta nella sua raccolta di 44 sonetti intitolata “Sonnets from the portuguese” contiene questa riga finale: “se Dio vorrà t’amerò ancor più dopo la morte”. Il volume “Il dono” è, invece, una raccolta di racconti semplici e genuini come la persona a cui ho voluto farne dono, mio nipote Sandro, una persona che se ne è andata troppo presto e alla quale ho ritenuto giusto dedicare il mio tempo ed i miei pensieri.
Camillo De Martino
nella foto sopra, al centro da sinistra: Stefania Calabrò, Giulia Sottile e Toni Zermo. In primo piano la scrittrice Gabriella Calì.