Il rinnovo del Collegio dei revisori dei Conti passerà alla storia politica giarrese per i suoi stucchevoli passaggi. Sullo sfondo ripicche, risentimenti personali, piccole vendette.
Il dato politico è certamente quello di un sindaco ormai logorato dalle continue lacerazioni interne. Un sindaco sempre più solo e al tempo stesso accerchiato che continua a perdere il lume della ragione. Da tempo ha perso il contatto con la città. Il contatto con i giarresi – ammesso che l’abbia mai avuto -. Non ha più il controllo di nulla. La macchina organizzativa è allo sbando. Sono andati via tutti. In un modo o nell’altro. Il dirigente finanziario Lipari è ormai in perenne esilio a Messina e tornerà solo quando il Comune sarà liquefatto; l’ex dirigente tecnico Russo, assente da mesi, tra malattia e ferie, non sembra essere intenzionato a fare da “valletto” a Maurizio Cannavò. E prima ancora le lunghe assenze di un altro ex potente, Pippo Panebianco che in tanti anni un record l’ha ottenuto. Nell’ultimo ventennio ha cambiato almeno 15 uffici. Un trasloco perenne da un dipartimento all’altro, tra siluri e punizioni, rinascite e poi di nuovo in disgrazia. Una patologia che può essere patita solo da vecchi satrapi democristiani. E poi la dirigente tecnica Pina Leonardi. Il nuovo astro nascente del Comune di Giarre. Quanta strada fatta in pochi anni. Da lontana assistente dell’ex ingegnere capo Guarrera a dirigente “universale”. Un super tecnico che capisce di conti come di calcoli per le costruzioni. Una mente superlativa da fare le scarpe al fisico di “Beautiful mind”.
E poi in vetta, quel sindaco solo al macello che giovedì sera ha dovuto affrontare la questione dei revisori. Bonaccorsi ha tenuto segreto il nome di Giuseppe Sapienza quasi fosse il Terzo Miracolo di Fatima. Peccato che anche gli armadi erano a conoscenza delle sue intenzioni. Non di certo i suoi 8 consiglieri, due dei quali hanno detto a chiare lettere di non essere più disponibili a prendere ordini come soldatini. E così Francesco Longo e Antonella Santonoceto, entrambi ormai “lottizzati” da Luca Sammartino, impavidi, pare abbiano spiegato al sindaco, prima del voto in aula, che avrebbero puntato su Giuseppe Rocca, il nemico da abbattere. Il presidente ombra dei revisori che in questi due anni ha dato filo da torcere al sindaco ragioniere e che gli ha bocciato la manovra di riequilibrio giudicandola inadeguata.
Già, inadeguata, come la reazione immediata del sindaco che, preso atto della vistosa lacerazione, ha minacciato le dimissioni. Abbandonando furiosamente la riunione, reagendo come quando ad un bambino gli negano un giocattolo pregiato; una scenata davanti a tutti, col solo obiettivo di condizionare psicologicamente quei consiglieri incerti che, alla fine, in aula, hanno eseguito gli ordini. Supinamente. Ma non Santonoceto e Longo, ormai tecnicamente in Articolo 4. Un dato politico non da poco. Potrebbero essere loro i due voti mancanti per la sfiducia. Il sindaco ne è consapevole. Per questo la sua reazione è stata smisurata. E, per l’appunto inadeguata. Come la sua manovra. In questo quadro decisamente traballante c’è poi l’ipotesi di una rimodulazione di deleghe. E poi una promessa è una promessa e si mantiene. E per questo che martedì prossimo potrebbe financo essere nominato un altro assessore in quota Camarda, ai danni di Piera Bonaccorsi l’altra neofita della politica che potrebbe ritornare a fare il proprio lavoro di medico. Del resto, lei, ormai esausta, non chiede altro. In tutto questo marasma a chi può importare che il presidente eletto è Vera Blancato e che i componenti sono Giuseppe Rocca e Giuseppe Sapienza? Bazzecole. L’autunno “caldo” del sindaco è appena iniziato e difficilmente il primo cittadino riuscirà a mettere n piazza l’alberello con i vasetti e le stelle rosse. Al suo posto un modesto palchetto. Di quelli che si usano in campagna elettorale, prima del voto. Prima di un nuovo sindaco.
Mario Previtera