E’ stata denominata operazione “Dama nera” una vasta operazione che dalle prime luci dell’alba ha portato all’arresto di 10 persone in tutto lo stivale. Agli arresti anche due importanti imprenditori catanesi: Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo cui sono riferibili le società di rilievo nazionale Tecnis Spa e Cogip Infrastrutture Spa
VIDEO: GLI ARRESTI E LE PERQUISIZIONI
Dalle prime ore dell’alba, circa 300 finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Roma, nei confronti di 5 dirigenti e funzionari di Anas Spa (Direzione Generale di Roma), 3 imprenditori, titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche, 1 avvocato e 1 politico, già sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e presidente della Regione Calabria alla fine degli anni ‘90.
Il provvedimento cautelare è stato emesso sulla scorta delle risultanze delle investigazioni esperite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.
Sono 31 gli indagati coinvolti nell’odierna operazione di polizia, convenzionalmente denominata DAMA NERA, che ha consentito di disarticolare una vera e propria cellula criminale, costituita da dirigenti e funzionari “corrotti” di Anas Spa i quali – abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto nell’ambito della predetta azienda pubblica – sono riusciti ad ottenere utilità e provviste corruttive da imprenditori, titolari di società di rilievo nazionale, in alcuni casi con l’intervento di un “colletto bianco” (un avvocato di Catanzaro) e del citato esponente politico.
Nel dettaglio, gli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) della G. di F. di Roma, mutuando moduli investigativi utilizzati per il contrasto alla criminalità organizzata, hanno condotto complesse ed articolate attività investigative, poste in essere attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, integrate dalle classiche, ma sempre efficaci, attività di polizia giudiziaria (appostamenti e pedinamenti), all’esito delle quali sono stati accertati determinanti indizi di reità in ordine a plurime fattispecie di reato, quali associazione per delinquere, corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e voto di scambio.
Figura centrale è risultata la Antonella Accroglianò – Dirigente Responsabile del Coordinamento Tecnico Amministrativo di Anas Spa – vero e proprio deus ex machina all’interno del sodalizio, che ha visto la fattiva compartecipazione di ulteriori dirigenti dell’azienda pubblica, quali Oreste De Grossi (Dirigente Responsabile del Servizio Incarichi Tecnici della Condirezione Generale Tecnica), Sergio Serafino Lagrotteria (Dirigente Area Progettazione e Nuove Costruzioni) nonché di funzionari “di rango minore”, quali Giovanni Parlato e Antonino Ferrante, tutti oggi destinatari di provvedimento restrittivo.
Sul punto, assolutamente evidenti ed inequivocabili gli immorali principi che ispirano la Accroglianò nello svolgimento del suo incarico dirigenziale: a) tanto da offrire, in un esplicito do ut des, il suo sostegno ad un altro dipendente Anas (“… come si dice … sono una sua ammiratrice io … una sua sponsor … spero di esserlo anche in futuro …”); b) ovvero a far intendere, ai sodali Giovanni Parlato e Nino Ferrante , i suoi illeciti propositi (“… speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino ad adesso … e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare … perché quello è poi lo scopo … capito? che chi … io sono stata abituata in questo modo … chi cresce, chi fa un salto in avanti, si porta gli altri dietro … questa è la scuola…”), soprattutto in relazione al recente cambio del top management di Anas Spa.
Le conversazioni captate hanno consentito di far emergere come nel gruppo valesse la regola per la quale “… se viaggi da solo non fai niente … chi ha cercato di viaggiare da solo, poi l’hanno azzoppato … perché, poi, alla fine, non ti riconoscono più …”: in altre parole, trattavasi di un vero e proprio “sistema” criminogeno, specializzato e consolidato da anni.
La condotta illecita posta in essere si è concretizzata nello sblocco di contenziosi in essere con l’Anas (ex art. 31-bis della cd. Legge Merloni, ora previsto dall’art. 240 del c.d. Codice degli Appalti), nella velocizzazione delle pratiche inerenti i relativi pagamenti, nella disapplicazione di penali ed, ancora, nel favorire l’ottenimento di fondi illecitamente maggiorati. In altri termini, le investigazioni esperite hanno consentito di accertare come i predetti dipendenti pubblici si siano esclusivamente occupati di curare e favorire l’interesse particolare di imprenditori con cui, per ragioni d’ufficio, si interfacciavano, a completo discapito dell’interesse generale, riguardante la corretta edificazione di opere pubbliche strategiche per la collettività.
Per l’illecito servizio prestato, è stato ampiamente documentato come i dipendenti dell’Azienda abbiano ottenuto provviste corruttive in danaro ovvero richiesto l’assunzione di persone “a loro vicine” e/o l’affidamento di lavori in sub appalto a soggetti agli stessi riferibili. Meritevole di menzione è il linguaggio criptico utilizzato nel descrivere le dazioni di denaro, definite alternativamente “libri”, “topolini” o “medicinali/antinfiammatori”.
Allo stato, gli autori degli episodi di corruzione, nei confronti dei nominati pubblici ufficiali, sono stati identificati in:
Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo, noti imprenditori di origini catanesi, oggi destinatari di provvedimento restrittivo, a cui sono riferibili le società di rilievo nazionale Tecnis Spa e Cogip Infrastrutture Spa, entrambe con sede legale a Tremestieri Etneo.
Pienamente coinvolto nell’illecito rapporto di corruttela è risultato il politico Luigi Giuseppe Meduri, anch’egli oggi tratto in arresto, già presidente della Regione Calabria, dal gennaio 1999 all’aprile 2000, Deputato nella XIV legislatura (Margherita Ulivo) e, dal maggio 2006 al maggio 2008, sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture (Governo Prodi), oscuro faccendiere che, da un lato, ha sostenuto le illecite richieste degli imprenditori Bosco Lo Giudice e Costanzo, dall’altro, si è interessato per la corresponsione di indebite provviste di denaro da parte di questi ultimi in favore dei dipendenti pubblici investigati ed ha, altresì, richiesto all’Accroglianò l’assunzione e/o la riconferma dell’impiego presso Anas Spa di due geometri di suo diretto interesse.
Più nel dettaglio, la Accroglianò veniva interessata dai predetti imprenditori siciliani e, per conto degli stessi, dal Meduri, non solo per la velocizzazione dei pagamenti conseguenti all’iscrizione di “riserve” nelle contabilità di cantiere, risolte attraverso il meccanismo del cosidetto “accordo bonario”, ma, anche e soprattutto, per l’ottenimento dell’autorizzazione alla cessione di un ramo d’azienda (in realtà una vera e propria cessione del contratto d’appalto, normativamente non lecita), concernente la realizzazione della Variante di Morbegno, in Lombardia, provincia di Sondrio.
In sintesi, emergeva come le aziende facenti capo ai predetti imprenditori catanesi, in A.T.I., risultassero aggiudicatarie di un appalto dell’Anas Spa, per un importo pari a oltre € 145 milioni di euro, per la progettazione e l’esecuzione della Variante di Morbegno, dallo svincolo di Fuentes allo svincolo del Tartano e Domenico Costanzo ed Concetto Bosco intendessero cedere il ramo d’azienda (in realtà, come detto, l’appalto), relativo alla realizzazione della citata Variante di Morbegno, in favore di un’altra società con sede a Sondrio. Tale cessione era condizionata all’autorizzazione dell’appaltante Anas Spa, attraverso la cd. presa d’atto. In relazione all’espletamento proprio di tali “pratiche”, venivano documentati plurimi episodi di corruzione, concretizzatisi in 6 dazioni di denaro, dal dicembre 2014 all’agosto 2015, per un totale pari ad almeno €150.000,00;
Giuliano Vidoni – anch’egli destinatario di provvedimento restrittivo – titolare della Vidoni Spa, con sede legale a Travagnacco (UD), importante azienda operante nella realizzazione di opere pubbliche, aggiudicataria di appalti con l’Anas Spa, nel periodo tra il 2006 e il 2014, per un importo totale pari a oltre € 275 milioni di euro.
In particolare la Accroglianò si attivava per l’adozione degli atti finalizzati al pagamento ed all’erogazione dei corrispettivi contrattuali in favore della società Vidoni Spa, in via privilegiata rispetto ad altre imprese realizzatrici, facendosi indebitamente promettere, quale corrispettivo, l’assunzione di un soggetto “di suo interesse” presso una società del gruppo riconducibile all’imprenditore friulano: assunzione, poi, effettivamente avvenuta nel febbraio 2015;
Francesca De Sanctis e Girolamo De Sanctis , titolari della De Sanctis Costruzioni Spa, con sede legale a Roma, destinatari di avviso di garanzia.
Giuseppe Ricciardello, titolare della Ricciardello Costruzioni Srl, con sede legale a Roma, destinatario di avviso di garanzia.
Ulteriore episodio corruttivo accertato ha riguardato l’esproprio di un terreno da parte di Anas Spa, in relazione al quale è stata documentata la corresponsione di una provvista corruttiva, per un importo pari a € 50.000,00, materialmente effettuata da parte del legale catanzarese avv. Eugenio Battaglia, oggi destinatario di provvedimento restrittivo, per conto dei proprietari del cespite, identificati nei fratelli Giuseppe e Saverio Silvagni, anch’essi di origini calabresi ma da tempo dimoranti a Roma, destinatari di avviso di garanzia.
Sempre nel corso delle indagini, è stato altresì individuato un gravissimo episodio, assolutamente esplicativo dello spessore criminale della dirigente pubblica Antonella Accroglianò. È stato rilevato, infatti, come quest’ultima avesse “consigliato” ai titolari di un’azienda, aggiudicataria di un appalto pubblico in Calabria, di subappaltare alcune opere a ditte facenti capo ad imprenditori già noti alle cronache giudiziarie per contiguità alla criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista, i quali avrebbero garantito la necessaria sicurezza in un territorio ad alta densità mafiosa.
In particolare, la Accroglianò, nei rapporti corruttivi con la De Sanctis Spa, in ordine alla realizzazione di opere pubbliche nel comune di Palizzi (RC), non solo richiedeva l’assunzione di operai/geometri, ma esercitava inequivoche pressioni affinché la fornitura del calcestruzzo ovvero il movimento terra – attività notoriamente di interesse quasi esclusivo delle cosche di ‘ndrangheta in quei territori – venisse affidato a persona di fiducia della Accroglianò stessa, che avrebbe così garantito la sicurezza del cantiere da interventi o pressioni di gruppi criminali egemoni nella zona di competenza.
Da ultimo, ad aggravare ulteriormente il già fosco quadro indiziario, è emerso un chiaro episodio di voto di scambio, concernente la promessa di assunzione lavorativa in Anas Spa ovvero in società collegate, effettuata dalla Antonella Accroglianò in favore di un soggetto calabrese, in cambio del sostegno elettorale fornito al fratello, candidato (non eletto) alle elezioni regionali in Calabria dello scorso novembre 2014.
In ultima analisi, sulla scorta dei consistenti elementi probatori raccolti, in data odierna, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma – G.I.C.O. hanno dato esecuzione ai seguenti provvedimenti emessi dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica di Roma: ordinanza di custodia cautelare personale – in carcere ed agli arresti domiciliari – a firma del GIP dr.ssa Giulia Proto, nei confronti di:
1. ACCROGLIANÒ Antonella – cl. 1961 – carcere;
2. DE GROSSI Oreste – cl. 1956 – carcere;
3. LAGROTTERIA Sergio Serafino – cl. 1967 – carcere;
4. PARLATO Giovanni – cl. 1967 – carcere;
5. FERRANTE Antonino – cl. 1961 – carcere;
6. BATTAGLIA Eugenio – cl. 1962 – domiciliare;
7. BOSCO LO GIUDICE Concetto Albino – cl. 1963 – domiciliare;
8. COSTANZO Francesco Domenico – cl. 1962 – domiciliare;
9. MEDURI Luigi Giuseppe – cl. 1942 – domiciliare;
10. VIDONI Giuliano – cl. 1945 – domiciliare;
per i reati di associazione per delinquere [art. 416 c.p.], corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio [artt. 110, 318, 319 e 321 c.p.], induzione Indebita a dare o promettere utilità [art. 319 quater comma 1 e 2 c.p.] e voto di scambio [artt. 110 c.p. e 96 comma 1 e 2 DPR n. 361/1957]; sequestro per equivalente delle somme corruttive allo stato accertate nei confronti di tutti i dipendenti pubblici infedeli, fino a concorrenza di € 200.000,00.
Oltre 90 le perquisizioni effettuate in Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Piemonte, Veneto e Abruzzo, con il supporto anche dei Nuclei di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza alle sedi di Bari, Arezzo, Catanzaro, Catania, Gorizia, Cosenza, Padova, Messina, Siracusa, Udine, Torino, Vercelli e Venezia.