Sono complessivamente 13 gli arresti eseguiti dai carabinieri nel Giarrese, nell’ambito dell’imponente operazione Vicerè che ha decimato il clan Laudani. Tra gli arrestati spiccano alcuni nomi noti, tra cui Leo Parisi, già detenuto per altra causa (fallito agguato di Riposto avvenuto nel luglio del 2014) e inoltre: Sebastiano Flori che, in quella stessa circostanza, poche ore prima dell’agguato di via Etna, era rimasto ferito ad una gamba. Flori, finito di nuovo in manette nell’operazione della notte scorsa, è ritenuto personaggio noto alle forze dell’ordine per via dei suoi numerosi precedenti. La sua appartenenza al clan Laudani è confermata da Giuseppe Laudani, nel corso di due interrogatori resi ai magistrati nel 2010.
Tra gli arrestati figura poi Salvatore Nicotra, detto “Turi da Macchia”, indicato da alcuni collaboratori come importante esponente del gruppo giarrese della famiglia Laudani e che esercita il controllo nella zona di Macchia; Alfio Nucifora, anch’egli ritenuto personaggio di spicco del medesimo gruppo criminale, in una intercettazione che risale al 15-2-2006, conferma, indirettamente il suo status. Egli si lamenta del fatto che quando era detenuto gli affiliati non avevano adeguatamente pensato al suo mantenimento. Alfio Nucifora: “io penso che se venisse a mancare qualcuno di qua… io i soldi della settimana glieli facevo avere … glieli mando. Se venisse a mancare uno di noi, i soldi della settimana, se ci sono io qua, gli arrivano di sicuro!”
Nell’inchiesta Viceré c’è poi il 46enne giarrese Nino Puglia, ex deejay (Red Mash), il suo coinvolgimento nell’inchiesta oggi ha suscitato parecchio clamore a Giarre e negli ambienti della movida di Catania e Taormina.
Secondo l’accusa, Puglia, pur non essendo inserito nel sodalizio mafioso, assieme a Ottavio Pezzino, finito anche lui in manette, la scorsa notte, concorreva nell’associazione mafiosa, agevolando in quei locali in cui era promotore di eventi lo smercio di sostanze stupefacenti, in particolare ecstasy. Non solo: stando alle indagini dei carabinieri, avrebbe anche versato una percentuale sui profitti derivanti dall’attività di controllo della sicurezza nei locali notturni della costa jonica e una percentuale del profitto ottenuto anche dell’organizzazione delle serate presso locali notturni.
Nell’ambito dell’attività di ricostruzione dell’organigramma della cosca e della sua storia nel territorio jonico, i magistrati inquirenti rimarcano quel potere di infiltrazione del clan Laudani anche all’interno degli apparati istituzionali non tralasciando quella forza intimidatrice soprattutto in danno di svariate attività commerciali assoggettate al potere mafioso e vittime passive del racket delle estorsioni.