L’attesa è finita. Giarre ha riabbracciato la sua Chiesa Madre tornando a fruirne pienamente. In una città in cui la sanità appare in ginocchio per via delle condizioni di precarietà dell’ospedale di via Forlanini, c’è (o meglio c’era) un “malato” che, nell’anno giubilare della misericordia, è guarito definitivamente: ovvero il Duomo di Giarre.
Dopo tre anni di ponteggi, il principale monumento ecclesiastico giarrese si è infatti ufficialmente scrollato di dosso il suo stato di “degenza”. Determinanti gli sforzi profusi dall’arciprete Antonino Russo affinchè fosse impressa un’accelerazione ai tempi di ripristino del luogo di culto. Per commemorare la storicità di un evento simile, la chiesa Madre, una volta vestitasi di fulgido rinnovamento, si è anche adornata di magnificenza nel rispetto di una tradizione secondo la quale, in occasione di una serata di gala, occorre sfoggiare un abito scintillante.
La maestosa porta di bronzo ubicata nell’accesso centrale della chiesa Madre, una volta spalancata, è assurta così a simbolo del riscatto di una collettività tenuta troppo a lungo in naftalina per via dei ponteggi che limitavano la fruibilità del principale “tempio” cittadino. Il coinvolgimento del Vescovo della diocesi di Acireale Antonino Raspanti e del presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, ha ammantato di solennità un avvenimento che, anche per via della concomitante manifestazione di protesta sull’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro”, ha catalizzato l’attenzione di una folla di un migliaio di unità.
Raggiante il Vescovo Antonino Raspanti una volta arrivato dinnanzi alla porta bronzea: “Una grande gioia pervade il nostro cuore mentre ci accingiamo a benedire questa porta. La porta ci ricorda Papa Francesco. La porta della misericordia ci permette infatti di sperimentare l’amore di Dio che consola e dona speranza. Vista la straordinarietà dell’evento, ho concesso l’indulgenza plenaria, la quale prevede la remissione dei peccati per chi si è confessato o per chi ha compiuto un’opera di misericordia corporale. Pertanto apriamo il nostro cuore al pentimento dei nostri peccati e preghiamo Dio affinchè benedica quest’acqua, chiamata a rinnovare il battesimo”.
Una volta aspersa la folla e benedetta la porta, il Vescovo ha fatto ingresso in chiesa Madre, seguito non solo da una pletora di autorità politiche ma anche da un corteo di gonfaloni ascrivibili ad associazioni cittadine. Tra i primi banchi dell’assemblea, spiccavano il sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi, il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione, il senatore Pippo Pagano ed i sindaci del comprensorio. Presente anche il deputato all’Ars Nello Musumeci.
Presiedendo la funzione religiosa e avvalendosi del supporto dell’arciprete don Antonino Russo, il Vescovo Antonino Raspanti ha analizzato, relativamente al Vangelo, sia l’episodio della trasfigurazione di Cristo che quello dell’alleanza tra Dio e Abramo.In particolare, Raspanti si è soffermato su quest’ultimo, poiché Dio aveva promesso che chi tra Lui e Abramo fosse venuto meno al patto, sarebbe stato squartato come gli animali che Egli ordinò che venissero squartati. Per rinfrancare Abramo, un fulmine piombò dal cielo bruciando gli animali squarciati. Sottolineato ciò, Raspanti ha equiparato lo smarrimento di Abramo, che temeva di non poter più avere un figlio, al popolo di Giarre smarrito perché privo di una casa: ovvero la Chiesa Madre. Il Vescovo allora si è soffermato sul concetto di chiesa, evidenziando che essa è il luogo in cui ci ritroviamo per fare quello che altrove non possiamo porre in essere: essere liberi di dare tutto a Dio e di essere il Suo popolo.
L’arciprete Antonino Russo ha invece citato una frase di Hermann Hesse: “La bellezza non rende felice colui che la possiede ma colui che la può amare e desiderare”. Con questa frase, l’arciprete ha rimarcato l’importanza di essere educati alla bellezza affinchè non si insinui negli uomini l’abitudine e la rassegnazione, bensì lo stupore. L’arciprete ha pertanto sottolineato la necessità di riappropriarsi di quel senso di meraviglia senza il quale sarebbe impossibile riqualificare quella che era la città dei servizi e di un artigianato al momento in crisi. Salvatore Puccio, segretario dell’azione cattolica, ha invece esaltato la portata storica dell’evento consumatosi, ricordando che era il 1794 quando iniziava la costruzione della chiesa Madre “Sant’Isidoro Agricola” ed il 1818 quando essa veniva aperta al culto. Caloroso il tributo riservato a don Domenico Massimino, ex arciprete del Duomo, insediatosi nella parrocchia “S. Maria Assunta” di Randazzo.
Forte il senso di gratitudine dei presenti nei confronti di Giuseppe Cristaudo, maestro della corale Polifonica “Jonia” e autore della porta bronzea, propugnata dal professore Girolamo Barletta e finanziata dalla Provincia Regionale di Catania. Sentiti i ringraziamenti all’indirizzo dei giovani della parrocchia che si sono prodigati ai fini del “Restyling” della Chiesa Madre. La porta è ispirata ai simboli di Sant’isidoro e ai simboli Eucaristici. Un’anta è dedicata all’uva e l’altra al grano. Le immagini sono raffigurate in quattro pannelli figurativi e in sei pannelli decorativi. Nei pannelli figurativi sono rappresentate due scene dell’antico testamento e due del nuovo testamento, mentre in quelli decorativi sono raffigurati lo stemma dell’ arcipretura, lo stemma del Comune di Giarre, lo stemma di Sant’Isidoro, lo stemma di San Sebastiano, l’ostia e il calice.
Alla funzione religiosa, alla quale hanno partecipato l’arciprete di Acireale don Roberto Strano, don Daniele Raciti ed altri prelati del territorio, hanno preso parte diverse organizzazioni tra le quali: la “Croce Rossa”, l’“Unitalsi”, il gruppo di preghiera di “Padre Pio”, l’“Avulss”, il gruppo ministranti “San Tarcisio”, la confraternita “Santissimo Sacramento” Giarre-Riposto, l’arcipretura della parrocchia “Sant’Isidoro Agricola”, il comitato “Maria SS. Immacolata” della parrocchia “Gesù Lavoratore” di Giarre e la commissione che celebra il compatrono “San Sebastiano”. Presente anche una delegazione dell’istituto alberghiero Ipssar “Giovanni Falcone” di Giarre.
Umberto Trovato