Dalle prime ore dell’alba, oltre 250 finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno dato esecuzione a 19 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di dirigenti e funzionari di Anas Spa ed imprenditori titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche.
Il provvedimento cautelare odierno è stato emesso dal competente Tribunale di Roma sulla scorta delle risultanze delle investigazioni esperite dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.
In particolare, la comparazione degli elementi indiziari scaturenti dalle indagini tecniche e dall’esame del copioso materiale probatorio sequestrato durante le operazioni di polizia effettuate nell’ottobre dello scorso anno – nell’ambito della nota operazione Dama Nera, allorquando vennero eseguite 10 misure cautelari personali (clicca e leggi Corruzione: arrestati imprenditori, dirigenti e funzionari di Anas Spa. Da Udine a Catania passando per Roma il filo nero della corruzione) – consentiva di accertare come il sistema corruttivo individuato non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse agevolmente considerarsi “sistemico”, arricchendosi di nuovi ed inquietanti episodi. Sono 36 gli indagati coinvolti nell’odierna operazione di polizia, convenzionalmente denominata Dama Nera 2, che ha consentito di individuare:
– nuovi episodi illeciti, perpetrati dal medesimo sodalizio criminale, disarticolato nel decorso ottobre 2015;
– ulteriori dirigenti e funzionari Anas Spa, coinvolti, a vario titolo ed in accordo con importanti imprenditori di caratura nazionale, in fattispecie criminose di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale.
GLI EPISODI CORRUTTIVI Più nel dettaglio, gli episodi corruttivi individuati sono risultati essere finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto a determinate imprese, a velocizzare l’erogazione dei relativi pagamenti, a sbloccare i contenziosi in essere (ai sensi dell’art. 240 del D.Lgs. n.163/06, già art. 31-bis della legge 109/94 – cd. Legge Merloni), a consentire la disapplicazione di penali riguardanti l’esecuzione di pubbliche commesse, ad assicurare indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio, ovvero ad agevolare l’ottenimento di fondi maggiorati illecitamente. Il mercimonio della pubblica funzione e la sistematicità dell’asservimento della medesima sono stati i tratti essenziali che hanno caratterizzato, per anni, l’operato dei pubblici funzionari infedeli oggi arrestati.
In cambio degli illeciti servizi prestati, abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto, i dirigenti Anas Spa e gli esponenti politici indagati hanno ottenuto utilità e/o provviste corruttive dai titolari di aziende, affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale.
E’ stata accertata la corresponsione, da parte degli imprenditori, di provviste e/o utilità corruttive, in favore dei dirigenti Anas Spa e dei politici coinvolti, pari a circa 800.000 euro, sottoposti a sequestro con l’operazione odierna.
Le investigazioni hanno consentito di accertare, tra l’altro, come siano stati falsati importanti appalti pubblici: dall’itinerario basentano (compreso il raccordo autostradale SicignanoPotenza) alla SS 117 Centrale Sicula – quest’ultima cofinanziata dalla Regione Sicilia – entrambi aggiudicati nel 2014, alla SS 96 Barese e alla SS 268 del Vesuvio, arterie stradali aggiudicate nel 2012, arrivando sino a turbare la gara per la realizzazione della nuova sede ANAS di Campobasso, opera aggiudicata nel 2011.
In tale articolato illecito contesto, secondo ipotesi investigativa, il politico indagato, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto, ha garantito al titolare di un’importante impresa la nomina di un presidente di gara “non ostile”, tant’è che – effettivamente – l’imprenditore si aggiudicava l’importante appalto in Sicilia.
Analogo ruolo di intermediazione è stato contestato ad un legale romano, oggi tratto in arresto, quale intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione all’indagata Antonella Accroglianò di una provvista corruttiva pari a euro 10.000 a fronte della facilitazione nell’erogazione di pagamenti, nonché per lo sblocco di contenziosi in essere con l’Anas Spa.
Emblematica la sintesi operata dal competente Gip nel suo provvedimento: “un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, reso ancora più “sconvolgente” dalla facilità di intervento del sodalizio per eliminare una penale, aumentare interessi e facilitare il pagamento di riserve, nonché, ancora più grave, far vincere un appalto ad una società “amica”, a discapito di altre risultate più meritevoli.
Tutti i nomi dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare personale – in carcere ed agli arresti domiciliari:
- ACCROGLIANÒ Antonella – cl. 1961 – domiciliare;
- BOSCO LO GIUDICE Concetto Albino – cl. 1963 – domiciliare;
- CERASI Emiliano – cl. 1967 – domiciliare;
- COLAFELICE Giuseppe – cl. 1958 – domiciliare – attualmente all’estero;
- COSTANZO Francesco Domenico – cl. 1962 – domiciliare;
- DE GROSSI Oreste – cl. 1956 – carcere;
- FERRANTE Antonino – cl. 1961 – domiciliare;
- LAGROTTERIA Sergio Serafino – cl. 1967 – carcere;
- LOCONTE Vincenzo – cl. 1956 – domiciliare;
- MISSERI Carmelo – cl. 1956 – domiciliare;
- MUSENGA Andrea – cl. 1953 – domiciliare;
- PARISE Elisabetta – cl. 1972 – domiciliare;
- PARLATO Giovanni – cl. 1967 – carcere;
- RICCIARDELLO Giuseppe – cl. 1947 – domiciliare;
- ROSSI Vito – cl. 1950 – domiciliare;
- SPINOSA Giovanni – cl. 1957 – domiciliare;
- TARDITI Paolo – cl. 1957 – domiciliare;
- VALENTE Antonio – cl. 1961 – domiciliare;
- VITTADELLO Sergio – cl. 1937 – domiciliare,
per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio [artt. 110, 318 e 319 c.p.], turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.), autoriciclaggio (art. 648-ter, comma 1, c.p.), favoreggiamento personale (art. 378 c.p.) e truffa (artt. 640 – comma 2 – punto 1) e 61 nn. 7-9 c.p.);
E’ stato inltre messo in atto un sequestro per equivalente delle somme corruttive, allo stato accertate, fino a concorrenza di circa 800.000 euro.
Oltre 50 le perquisizioni effettuate in Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Veneto, Molise e Campania: passate al setaccio anche le sedi Anas di Roma, Milano e Cosenza.
Nel corso delle operazioni odierne sono stati sottoposti a sequestro ulteriori 225.000 euro in contanti.