Il sindaco Lino Monea si difende dall’accusa di non essersi mobilitato per evitare l’annunciata chiusura del locale distaccamento dell’Ordine femminile del Preziosissimo Sangue o, addirittura, di averla favorita. «Mai minimamente pensato – dichiara – di mandar via le benemerite religiose per adibire l’immobile che le ha ospitate a centro di accoglienza per extracomunitari»
Ha suscitato un vespaio di polemiche la notizia dell’imminente dipartita da Francavilla di Sicilia della congregazione religiosa delle Suore del Preziosissimo Sangue, che per oltre ottant’anni ha operato nel Comune dell’Alcantara occupandosi di istruzione scolastica, assistenza spirituale ai malati, catechesi per bambini e ragazzi e supporto alle varie attività parrocchiali.
Come ufficialmente annunciato dalla sede centrale dell’Ordine religioso di Monza, il “ritiro” delle suore sarebbe dovuto a motivi di carattere finanziario, risultando economicamente proibitivo il mantenimento delle sedi decentrate della congregazione, tra cui quella esistente a Francavilla sin dal 1934.
Sta di fatto che, in queste ultime ore, dai social network si è scatenata una pioggia di critiche contro l’Amministrazione Comunale francavillese, guidata dal sindaco Lino Monea, da molti apertamente accusata di non aver fatto nulla per scongiurare la “perdita” delle Suore del Preziosissimo Sangue o, addirittura, di averla determinata: sulla vicenda, infatti, aleggia lo spettro dell’apertura nella cittadina dell’Alcantara di una casa d’accoglienza per immigrati che, a detta di qualche beninformato, dovrebbe essere ospitata all’interno dell’immobile dell’ex Opera Pia di Via Visconte Ruffo, dove hanno sino ad oggi abitato le suore del Preziosissimo Sangue di stanza a Francavilla, le quali, pertanto, sarebbero in procinto di subire una sorta di “sfratto” in maniera tale da lasciare il posto ai temuti extracomunitari.
Tali illazioni hanno profondamente turbato il primo cittadino di Francavilla il quale, nell’intento di ristabilire la verità dei fatti, ha ben accettato di rispondere alle nostre domande sulla spinosa questione.
– Sindaco Monea, è vero che avreste l’interesse a “sfrattare” le tre suore del Preziosissimo Sangue, attualmente in servizio a Francavilla, in maniera tale da liberare l’edificio dell’ex Opera Pia, di proprietà comunale, per destinarlo a centro di accoglienza per extracomunitari?
«Si tratta di un’insinuazione completamente infondata, in quanto non abbiamo mai pensato a questo tipo di iniziative, che solo un preciso ordine del Prefetto potrebbe imporci. Pensate che alcuni mesi addietro, nonostante le pressanti sollecitazioni, ci siamo rifiutati di partecipare al bando del Programma “Sprar” in favore di richiedenti di protezione internazionale ed umanitaria».
– Cosa pensa di fare per tentare di scongiurare la partenza da Francavilla delle Suore del Preziosissimo Sangue?
«Intanto invierò una lettera-appello alla Casa Madre di Monza, anche se non mi illudo che possa sortire effetti positivi in quanto, come l’esperienza ci insegna, sono queste decisioni che non possono essere condizionate da proteste localistiche. Tuttavia, stando così le cose, è doveroso da parte mia avviare una qualche interlocuzione con i vertici della congregazione, anche perché state parlando con un uomo di fede che ha trascorso i suoi anni giovanili nelle aule di un istituto religioso salesiano, simile a quello dove le Suore del Preziosissimo Sangue hanno formato, nei decenni scorsi, tantissime generazioni di francavillesi. E la mia gestione amministrativa ha sempre avuto un occhio di riguardo per le sorelle operanti a Francavilla. Sino all’altro giorno, quando ancora non sapevo nulla di questa imminente chiusura della missione nel nostro paese delle Suore del Preziosissimo Sangue, ho contattato il rappresentante della nostra Parrocchia, ossia l’arciprete Padre Giuseppe Albano, per rinnovare la convenzione in forza della quale le religiose vengono ospitate gratuitamente nel palazzo dell’ex Opera Pia, con il Comune che si obbliga a pagare le loro bollette dei consumi di acqua e luce e ad effettuare interventi di manutenzione ed eventuali riparazioni all’immobile ed ai relativi impianti. Questo per dire che abbiamo sempre avuto a cuore la presenza delle suore a Francavilla: altro che “sfratto”!…».
– Ritiene, dunque, credibile la motivazione addotta dalla Casa Madre in merito alla definitiva conclusione della missione francavillese della Suore del Preziosissimo Sangue?
«Certamente. Anche perché, da cattolico, non potrei mai pensare che chi rappresenta un’istituzione religiosa possa non parlare con la verità. Il fatto è che la chiusura delle sedi periferiche dell’Ordine religioso femminile di Monza è determinata sia dalla diminuzione delle vocazioni e sia dal calo di natalità, fattore quest’ultimo che ha impedito la sopravvivenza di tante scuole religiose, come quella impeccabilmente gestita a Francavilla dalle Suore del Preziosissimo Sangue. A tal riguardo, faccio notare che erano le rette pagate dai genitori degli alunni la principale fonte di sostentamento delle nostre suore e che, pertanto, quando la locale popolazione scolastica ha cominciato a diminuire (per quel calo di natalità cui prima accennavo) la Casa Madre ha dovuto intervenire economicamente per provvedere alle esigenze delle sorelle in missione a Francavilla. Adesso, evidentemente, con i tempi di magra che tutti (famiglie, Comuni, enti religiosi, ecc.) stiamo attraversando, la situazione è divenuta insostenibile e la Congregazione del Preziosissimo Sangue si trova costretta, suo malgrado, a chiudere parecchie delle sue sedi decentrate».
– Si tratta, del resto, di problematiche che lei conosce molto bene essendo stato, negli anni passati, presidente dell’I.P.A.B. “Opera Pia Collegio di Maria”, assistendone, purtroppo, alla triste agonia. Lei rivestì tale ruolo nei tempi in cui nella scuola sino ad allora gestita esclusivamente dalle ormai anziane Suore del Preziosissimo Sangue, vennero chiamati a prestare servizio giovani insegnanti laici, con tutti gli oneri retributivi che ne conseguirono.
«L’estinzione dell’Ipab “Opera Pia Collegio di Maria” fu imposta da una legge (esattamente la legge regionale n. 22 del 9 maggio 1986) sul riordino dei servizi e delle attività socioassistenziali. Per quanto mi riguarda, dunque, come ex presidente del CdA di quella struttura non ho nulla da rimproverarmi, se si considerano le oggettive difficoltà finanziarie che hanno impedito la sopravvivenza della nostra Ipab, così come di tante altre presenti in Sicilia. Ed a tal proposito mi preme precisare che sia l’acquisizione al patrimonio comunale del grande immobile di Via Visconte Ruffo, dove l’Opera Pia aveva sede, e sia il transito negli uffici municipali del personale ivi impiegato sono stati anch’essi disposti da una ben precisa normativa e non dalla “liberalità” di qualche amministratore locale, che a tutt’oggi continua a vantarsi di essere stato il cosiddetto “salvatore della patria”…».
Rodolfo Amodeo
FOTO: l’immobile dell’ex Opera Pia di Via Visconte Ruffo, dove sino ad oggi hanno alloggiato ed operato le Suore del Preziosissimo Sangue, e, nel riquadro, il sindaco Lino Monea