Giardini Naxos: a lezione di “pettegolezzo” -
Catania
14°

Giardini Naxos: a lezione di “pettegolezzo”

Giardini Naxos: a lezione di “pettegolezzo”

I sociologi e docenti universitari Antonia Cava e Francesco Pira hanno presentato un loro originale ed esaustivo studio sul gossip imperante nella società contemporanea attraverso veicoli massmediatici quali i sempre più “impiccioni” talk-show televisivi, i social network ed un’informazione “barbaradursizzata”, protesa a soddisfare la curiosità morbosa della gente

Si è portati a considerarlo un retaggio di tempi passati, ma in realtà tiene banco più che mai nella società contemporanea. Il riferimento è al pettegolezzo, oggi più elegantemente chiamato “gossip”, cui hanno dedicato un interessante studio a quattro mani Antonia Cava e Francesco Pira, docenti di Comunicazione, Media e Giornalismo presso l’Università di Messina. Questa loro accurata ed esaustiva indagine sociologica è confluita nel volume “Social Gossip: dalla chiacchiera di cortile al web pettegolezzo” (edito per i tipi di “Aracne”), presentato alcuni giorni addietro a Giardini Naxos nell’auditorium del Liceo Scientifico “C. Caminiti” nell’ambito degli eventi dell’articolata kermesse culturale “NaxosLegge”, diretta dall’insegnante Fulvia Toscano.

Per quanto ci riguarda, da operatori dell’informazione abbiamo letto con interesse quanto prodotto dai professori Cava e Pira, condividendone appieno i contenuti. Nelle oltre cento pagine, i due autori, avvalendosi degli studi già condotti da eminenti sociologi ed esperti di comunicazione nonché elaborando teorie proprie,  dimostrano come, nel tempo, il pettegolezzo abbia cambiato forma, linguaggi e strumenti di trasmissione: esso, in pratica, dal classico “cortile delle comari” si è trasferito in ambiti dalla maggiore visibilità e tecnologicamente all’avanguardia. Non sono forse “da cortile”, infatti, i tanti programmi televisivi, campioni di audience, che mirano a soddisfare la curiosità morbosa di milioni di telespettatori, avidi di dettagli e retroscena riguardanti vicende pruriginose e tragiche quali i vari delitti di Cogne, Novi Ligure, Erba, Garlasco, Avetrana e Santa Croce Camerina?!

Soprattutto attraverso gli odierni talk-show televisivi (con in testa il “Porta a Porta” di Bruno Vespa), il pettegolezzo è dunque fuoriuscito dai ristretti confini di un quartiere, di un salone da barbiere o di un circolo di paese per proiettarsi su più vasta scala.

Oggi, dunque, l’industria dell’intrattenimento è in larga parte imperniata sul gossip, così come (purtroppo) lo è anche quella dell’informazione, con un giornalismo sempre più “barbaradursizzato”, tanto per adoperare il simpatico neologismo inventato da Antonia Cava e Francesco Pira ispirandosi alla popolare conduttrice, spesso accusata di spettacolarizzare le sofferenze umane pur di fare audience.

E rimanendo in tema di giornalismo, Cava e Pira evidenziano come la nobile “mission” di quest’ultimo sia stata negli ultimi anni profondamente “mortificata” dall’uso smodato dei social network in quanto a quella che dovrebbe essere l’imprescindibile attività di ricerca e verifica delle fonti, si preferisce il più agevole “copia e incolla” della dichiarazione che il personaggio di turno (politico, attore, sportivo, ecc.) posta su Facebook o su Twitter. Articoli e servizi giornalistici, pertanto, non riportano quasi più notizie, ovvero fatti oggettivi, bensì dichiarazioni ed esternazioni varie, ossia, in altre parole, “pettegolezzi”.

I due sociologi peloritani, comunque, scagionano in parte le categorie dei giornalisti e degli operatori della comunicazione in quanto a loro volta “stritolate” da una società che prova prevalentemente interesse per l’informazione “urlata” e “gossippara”, e molto meno per quella che un Paese civile, moderno e culturalmente attrezzato meriterebbe: in pratica, si propina alla gente ciò che essa realmente pretende (anche se, a nostro modesto avviso, l’industria culturale, a cominciare dalla Rai in quanto servizio pubblico, dovrebbe avere il “coraggio” di andare controcorrente, proponendo modelli più virtuosi).

E proprio il gossip, dimostrano inoltre Antonia Cava e Francesco Pira, si rivela “linfa vitale” per i personaggi pubblici, ed in particolare per i divi dello spettacolo, che per rimanere sulla breccia senza cadere nel dimenticatoio sono pressoché costretti a mostrare una doppia vita: oltre quella pubblica (nei programmi tv, nei film, nei concerti, ecc.) devono anche esibire quella privata (facendosi, ad esempio, fotografare in vacanza al mare con la famiglia o mentre fanno shopping al supermercato) in maniera tale da sortire quell’effetto “umanizzante” che tanto rende popolari.

Dall’originale saggio di Antonia Cava e Francesco Pira emerge quindi che, oggi come oggi, l’apparentemente effimero e becero pettegolezzo – ops… gossip! – è un qualcosa di molto serio e più vivo che mai, e che addirittura permea la nostra società, dettando legge nel mondo dell’informazione e nella civiltà dell’immagine, con conseguenti ricadute anche nel tessuto socioeconomico. Basti pensare al notorio effetto emulativo che sortisce quella “gossippata” per eccellenza che è il cosiddetto “matrimonio vip”: anche se non ci si chiama George Clooney o Angelina Jolie, tanti aspiranti sposi sognano quel tipo di nozze da favola date abbondantemente in pasto dai mass media, e, sia pur nel loro piccolo, si preoccupano, anche affrontando notevoli sacrifici economici, di “regalarsi” cerimonie nuziali quanto più sfarzose e spettacolari possibile, per poi magare cominciare una vita coniugale all’insegna di rinunce e pasti a base di… pane e cipolla. Ma anche questo è pettegolezzo… Ops: gossip!

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: da sinistra Antonia Cava, Francesco Pira e la direttrice artistica di “NaxosLegge” Fulvia Toscano

Potrebbero interessarti anche