Mojo Alcantara: una vita in attesa di una… svolta -
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Mojo Alcantara: una vita in attesa di una… svolta

Mojo Alcantara: una vita in attesa di una… svolta

Parafrasando il nome della società cooperativa da cui ha avuto origine, raccontiamo l’“odissea” del pubblico impiegato Filippo Millimaci, ormai quasi sessantenne ed a tutt’oggi pesantemente penalizzato da un errore nella stipula di un contratto di lavoro di venticinque anni fa

Ritrovarsi sulla soglia dei sessant’anni alle dipendenze della (nientepopodimenoche…) Regione Siciliana con una “paghetta” mensile inferiore ai mille euro, quando invece si avrebbe pienamente diritto ad una retribuzione almeno doppia: è quanto capita a Filippo Millimaci, stimato cittadino di Mojo Alcantara (dove ha anche svolto attività politico-amministrativa, sino a rivestire la carica di assessore dal 1994 al 1998) a seguito di un fatale errore… di gioventù, non certo ascrivibile a lui, bensì alla Società Cooperativa messinese “La Svolta”, che nel lontano 1990 lo assunse come coordinatore (mansione, questa, a tutti gli effetti dirigenziale), ma inquadrandolo con un livello corrispondente al titolo della scuola dell’obbligo, mentre il Millimaci era in possesso del diploma di Perito Agrario ed iscritto presso l’Ufficio di Collocamento con la qualifica di “impiegato di concetto con funzioni direttive”.

Ebbene: tale per lui riduttivo status lavorativo, il Millimaci se l’è portato con sé anche quando, così come tanti altri suoi colleghi dipendenti di cooperative impegnate nei cosiddetti “Progetti di Utilità Collettiva”, nel 1996 è stato assunto dall’Assessorato Regionale al Lavoro per prestare servizio come contrattista presso il Centro per l’Impiego (ex Ufficio di Collocamento) di Francavilla di Sicilia. Da allora, lo sfortunato pubblico dipendente non ha lasciato nulla d’intentato per far valere il proprio diritto ad un inquadramento contrattuale consono ai titoli ed alle qualifiche possedute, ma a tutt’oggi non c’è stato nulla da fare.

E dire che a dargli ragione sono intervenuti anche i pronunciamenti dei giudici del lavoro del Tribunale di Messina che, tra il 2006 ed il 2007, sia in primo grado che in appello, hanno riconosciuto a Filippo Millimaci il diritto ad un superiore livello contrattuale, condannando di conseguenza la cooperativa in cui aveva prestato originariamente servizio a corrispondergli oltre tremila euro come differenza retributiva tra gli emolumenti a suo tempo effettivamente percepiti e quelli che, invece, gli sarebbero spettati.

«Ho dovuto adire le vie legali – spiega Millimaci – in quanto negli uffici della Regione Siciliana mi fu detto che si sarebbe potuto procedere ad una regolarizzazione della mia posizione solo dopo l’avvenuta regolarizzazione della stessa, sia pur “ex post”, da parte della cooperativa “La Svolta”, presso la quale avevo in precedenza lavorato per sei anni e mezzo. Dopo le sentenze a me favorevoli, nel 2009 ho esperito il conseguente ed obbligatorio tentativo di conciliazione presso l’apposita commissione provinciale. Ma alla relativa udienza si è presentato un rappresentante dell’Assessorato Regionale al Lavoro il quale ha dichiarato che la competenza in materia era dell’Assessorato Regionale alla Presidenza, che però non si è mai degnato di inviare nessuno per risolvere in sede conciliatoria la mia questione. Sta di fatto che, nell’inerzia delle istituzioni, rimango a tutt’oggi in questa mortificante situazione, che mi espone a quotidiane umiliazioni in quanto nell’ufficio in cui lavoro vengo utilizzato per fare fotocopie o per rispondere al centralino, alla faccia del mio titolo di studio e del relativo livello d’inquadramento che legittimamente mi spetta. Per non parlare, poi, delle difficoltà economiche: dovendomi accontentare di uno stipendio modestissimo, dopo aver pagato la rata di mutuo della casa e messo il carburante all’automobile per affrontare ogni giorno il tragitto dal paese dove abito (Mojo Alcantara) a quello dove lavoro (Francavilla di Sicilia), per sopravvivere un intero mese mi restano a malapena un centinaio di euro. E, come se non bastasse, adesso al danno si è aggiunta la beffa: l’altro giorno, infatti, mi ha telefonato l’avvocato che mi difese sette anni fa davanti al Tribunale del Lavoro per chiedermi… il pagamento del suo onorario! Ma come?! Non è la parte soccombente (in questo caso la cooperativa “La Svolta”) a dover pagare le varie spese legali?!…».

E’ questa, dunque, l’ennesima storia di un diritto negato dalla “malaburocrazia” che l’“idealista” Filippo Millimaci sta vivendo in prima persona sulla propria pelle, dopo aver una vita intera combattuto, nell’ambito del suo impegno politico, per l’affermazione dei principi di giustizia ed equità.

«Non vorrei – dichiara al riguardo Millimaci – che la mia incrollabile militanza politica di Destra e l’aver sposato la causa del Separatismo siciliano possano in qualche modo aver determinato l’inspiegabile situazione discriminatoria di cui sono vittima da ben un quarto di secolo…».

Politica ed ideologie a parte, allo stato attuale Filippo Millimaci ha “teoricamente” diritto alla liquidazione di centinaia di migliaia di euro a titolo di risarcimento per i compensi lavorativi che gli sarebbero spettati in tutti questi anni nonché per le umiliazioni ed i danni morali da lui quotidianamente subiti come impiegato “sottovalutato”.

Rodolfo Amodeo      

 

FOTO: Filippo Millimaci e, sullo sfondo, il Palazzo della Regione Siciliana

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