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Acireale: il dr. Giuseppe Valenti ricorda il suo sequestro in Cecenia

Acireale: il dr. Giuseppe Valenti ricorda il suo sequestro in Cecenia

La Società di Mutuo Soccorso “Agostino Pennisi” di cui è presidente dal giugno del 2007 il cav. Alfio Leotta, nella nuova sede di via Martinez 16, si è nuovamente aperta alla città, alla cultura, invitando il dottore Giuseppe Valenti a fare memoria del suo sequestro in Cecenia, nel 1996.

Il dottore Valenti (nella foto sopra), classe 1934, chirurgo e urologo, nativo di Aci Catena e acese d’adozione, è un insigne professionista, dal 1969 residente a Vicenza da dove spesso è partito come volontario medico con organizzazioni umanitarie in Africa, Bosnia Erzegovina, Cecenia. Tema dell’incontro: “Il mio sequestro in Cecenia nello agosto del 1996”.

Il dottore Valenti è stato presentato dal presidente cav. Alfio Leotta che ha ben tratteggiato l’uomo, un intellettuale eclettico, il medico, la sua opera di volontariato internazionale, il poeta. Commosso ma sorridente Valenti  prendendo la parola ha sintetizzato quei ricordi ormai lontani ben venti anni partendo dal 12 agosto 1996, giorno del volo Mosca/Grozny, capitale della Cecenia. A seguire i bei quindici/venti giorni di lavoro nell’Ospedale dei Ferrovieri un po’ distante da Grozny con altri due italiani, il romano Augusto Lombardi e il bolognese Sandro Pocoterra, eseguendo complicati interventi chirurgici con pochi attrezzi a disposizione, riuscendo a salvare tante vite umane.

la-conferenza-del-dottore-valentiE quindi il suo sequestro e quello dei colleghi italiani, a cura di una banda ignota di malavitosi, al fine di un riscatto. Ed ancora gli spostamenti da un covo all’altro sotto una costante pressione psicologica, con addosso gli indumenti di lavoro usati in ospedale, con poco cibo, acqua e carenza di servizi per l’igiene personale (foto piccola).

Sessantaquattro giorni di isolamento fino al momento in cui uno dei carcerieri (bendato) ha detto loro, in ceceno, “slobodan, slobodan”, cioè “libertà, libertà”. Liberati, a cura dell’ambasciata italiana a Mosca, vengono rifocillati, riforniti di vestiario e trasferiti in aereo da Gronzy a Mosca dove all’aeroporto li aspettava un acese illustre! Era S.E. Emanuele Scammacca, ambasciatore italiano a Mosca.

“La notizia della mia liberazione – ha concluso il dottore Valenti – è stata subito riportata da tante testate ma la prima in assoluto è stata quella del Gazzettino di Giarre”. Alla domanda se il suo sequestro sia avvenuto con o senza il pagamento di riscatto ha risposto che, ancora oggi, non è in grado di dirlo dato che i vari Ministeri interessati non hanno mai fatto trapelare nulla.

Il cav. Leotta chiudendo l’incontro ha ringraziato il gentile ospite per la sua disponibilità  indicandolo, per il suo ruolo di volontario in organizzazioni umanitarie, segno di speranza per il nostro pianeta.

Camillo De Martino

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