L’aula annessa all’antico museo scientifico di zoologia dell’Università di Catania, in via Androne, in un palazzetto in perfetto stile “liberty”, ha ospitato lunedì pomeriggio la presentazione del volume “Zoologia della Sicilia araba e normanna” del prof. Marco Masseti, già docente del dipartimento di Biologia evoluzionistica dell’Università di Firenze, autore di numerosi libri, anche in lingua inglese e tedesca, su temi di zoologia, frutto di lunghe ed approfondite ricerche svolte in diversi paesi del mondo e, in particolare, nelle isole del mar Mediterraneo (Danaus Edizioni – Palermo, ottobre 2006, pagg. 344, € 30,00).
L’autore, nella sua premessa, afferma:”Ho subito il fascino inevitabile di questa terra,delle peculiarietà del suo ambiente naturale, posto al centro del Mediterraneo ed unico al mondo, e dell’altrettanto ineguagliabile stratificazione di eventi culturali che dai tempi più remoti della preistoria ha caratterizzato la Sicilia, ancora senza soluzione di continuità apparente”.
Nella prefazione Bruno Massa, docente del Dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell’Università di Palermo, sottolinea come “Marco Masseti è un archeologo-investigatore, scruta e interpreta disegni, quadri, raffigurazioni diverse per individuare animali e capirne la loro origine” e continuando “Già in epoca normanna, un’epoca indubbiamente illuminata in cui la convivenza tra tradizioni e religioni diverse era del tutto nomale e le maestranze arabe venivano valorizzate nella realizzazione di maestosi monumenti, si usava importare fauna per fini venatori”, e chiude con “ un libro … scritto da un toscano che si è innamorato della Sicilia”.
Il prof. Carmelo Monaco, direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, nell’aprire i lavori nell’aula centrale,ha definito il libro come completo ed interdisciplinare, mentre il dott. Ignazio Sparacio, fondatore della Casa editrice Danaus, parlando dell’autore, lo ha indicato come “un innamorato della cultura arabo-normanna”, anticipando l’interesse profondo della casa editrice con progetti ambiziosi sulla cultura del territorio e la prossima pubblicazione di un libro sulle acque sorgive della città di Palermo, caratterizzate dalla presenza di molluschi d’acqua dolce.
Il prof. Giorgio Sabella, responsabile del museo di zoologia, ha sottolineato la funzione educativa dei musei nell’ambito della nostra società ai fini di una corretta conservazione dei materiali, ma soprattutto per la ricerca che essi possono offrire grazie ai moderni mezzi che la scienza oggi mette a disposizione, come ad esempio lo studio del DNA dei vari reperti, ed ha citato la collezione privata Gulli, ricca di testimonianze su ambienti e fauna, perduti per sempre, della piana di Catania e degli estesi, una volta, boschi dell’Etna.
Molto interessante la relazione svolta dal prof. Giovanni Costa, docente di Etologia dell’Università etnea, che ha spaziato sui diversi campi analizzati dall’autore: rapporti tra l’uomo e gli animali, l’archeo-zoologia dalla preistoria alla storia, indicando ,nel periodo normanno, succeduto alla dominazione araba, vissuto dalla Sicilia, il massimo splendore raggiunto con una estensione terrioriale tale che la poneva come la più grande nazione del mondo occidentale comprendente vasti territori dell’Italia meridionale, di tutte le isole che la circondavano fino ad alcuni territori conquistati sulla costa africana.
Il libro, ricchissimo di citazioni, riferimenti storici, indica nella Sicilia: “A partire infatti dalla conquista araba, l’isola occupa il centro dei domini musulmani che si estendono dalla penisola iberica al vicino Oriente. Nelle rotte militari e mercantili la Sicilia è perciò una tappa necessaria ed, in essa, Palermo rappresenta il primo motivo di attrazione. Ancora al tempo della conquista normanna, la città era un’attivissima metropoli commerciale che comprendeva al suo interno non meno di trecento mosche, un numero incredibile di mercati, luoghi di scambio monetario, quartieri di artigiani e, probabilmente, una delle prime cartiere d’Europa” ed ancora “Palermo, chiamata la <felicissima> e la <splendida> durante le dominazioni araba e normanna, veniva paragonata per grandezza e splendore alla città andalusa di Cordoba da testimoni oculari del calibro del mercante, geografo e viaggiatore arabo Ibn Hawqal e del poeta andaluso Ibn Gubayr”.
Ricchissima la documentazione iconografica, sopratutto del periodo normanno, grazie al quale vennero istituiti diversi parchi e riserve di caccia in diverse zone dell’isola.
Da citare, in particolare, lo studio effettuato sulla zoologia del Duomo di Monreale e le oltre 50 pagine di bibliografia.
Alla presentazione è seguita la visita al più antico museo scientifico siciliano, fondato nel 1853 dal prof. Andrea Aradas, dal ricco patrimonio faunistico, costituito all’inizio dalle collezioni dell’Accademia Gioenia e da quella malacologia Aradas, arricchito nel tempo con altre collezioni donate (Circolo provinciale dei Cacciatori, nobildonna Angelina Paternò Castello di Biscari, Istituto acese di Agricoltura sperimentale), od acquistate (Baglieri, Baglieri-Benanti), che lo rendono un luogo da visitare.
Domenico Pirracchio