Sei mesi di resistenza e un panettone amaro. La politica comunale giarrese sotto Natale non manca di offrire l’ennesimo teatrino. Sullo sfondo la disfatta di un esecutivo lacerato da invidie, lotte intestine.
Ieri si è consumata una triste pagina per l’amministrazione D’Anna, la mina Piero Mangano è esplosa nel bel mezzo di una riunione, in Municipio, che si è trasformata in un ring nel giorno degli auguri del sindaco alla stampa e poi ai dipendenti comunali.
Che il clima non fosse sereno qualcuno lo aveva già intuito ma nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo nel giro di pochi minuti. L’assessore Piero Mangano ha messo sul tavolo la proposta di affidare la gestione dello stadio regionale di via Olimpia alla società sportiva del Giarre calcio, dopo il recente responso della Commissione di vigilanza che aveva decretato nel novembre scorso l’inagibilità della struttura sportiva per gravi carenze strutturale e di sicurezza.
Proposta che Mangano aveva ampiamente concertato con le varie forze politiche in queste settimane e che aveva trovato un ampio consenso salvo poi accorgersi che, ieri, durante la riunione alla quale erano presenti anche i dirigenti comunali Pina Leonardi e Maurizio Cannavò, qualcosa era improvvisamente cambiata.
A mettersi di traverso sono stati la segretaria comunale Rossana Manno e il vice sindaco Salvo Vitale. Entrambi hanno ravvisato anomalie procedurali in quell’affidamento diretto alla società gialloblù manifestando il proprio dissenso sulla regolarità degli atti che sarebbero nati.
Un atteggiamento ritenuto ostile da Mangano che a quel punto ha compreso che le condizioni per andare avanti erano cessate. Che era giunto il momento, dopo mesi di scontri all’interno della Giunta, di trarre le conclusioni. E così, abbandonando il tavolo ha annunciato l’intenzione di dimettersi. Di staccare la spina, di farla finita con quel modo di fare politica. Dimissioni poi ratificate in un documento che è stato protocollato ieri pomeriggio.
La bomba Mangano ormai era esplosa e lo stesso sindaco D’Anna per tutto il pomeriggio ha vanamente tentato di minimizzare l’accaduto, salvo poi accorgersi, qualche ora più tardi che l’effetto Mangano si sarebbe materializzato anche in Consiglio comunale.
E’ infatti mancato il numero legale in due distinte sedute. Assenze gravi quelle di ieri che hanno lasciato il segno: Giusy Savoca, Maurizio Arena e in prima convocazione anche Rosy Finocchiaro. La crisi politica è stata servita nel modo più eclatante possibile e benchè il sindaco ha fatto sapere che avrebbe respinto le dimissioni di Mangano, quest’ultimo, interpellato, ha invece confermato la propria determinazione. Dimissioni irrevocabili.
Il solo auspicio di Mangano è che il sindaco D’Anna prenda atto della situazione e convochi il più rapidamente possibile una riunione di maggioranza per una verifica politica. Già la verifica. Il caso Mangano ha messo in luce oltre ad una profonda lacerazione tra l’ormai ex assessore e il vice sindaco Vitale, una serie di altri effetti collaterali.
Francesco Longo ieri ha manifestato il proprio dissenso per quanto accaduto in Consiglio, al punto che, preso atto dell’assenza di numjerosi consiglieri di maggioranza, ha lasciato l’aula affidando la gestione dell’assise al suo vice Patrizia Caltabiano.
Che vi sia malcontento, dopo appena sei mesi di gestione amministrativa, è tangibile. Innegabile. Incontrovertibile. Giuseppe Leotta è in fibrillazione dopo i fatti che hanno visto coinvolto l’ex assessore Piero Mangano, il segretario del movimento Città Viva ed esperta del sindaco, Sara Giuffrida sarebbe in rottura con il sindaco D’Anna, reo di non avere revocato, per ragioni squisitamente politiche, la delibera del commissario con la quale è stata decisa l’intitolazione del PalaJungo al compianto Nino Cannavò.
Lo stesso consigliere Francesco Cardillo in più occasioni ha dissentito da talune scelte dell’esecutivo comunale, a cominciare dall’utilizzo del Centro Diurno di via Berlinguer, per farne un villaggio natalizio con ingresso a pagamento, oltre alle sue perplessità sul modo in cui si sta gestendo il trasloco dell’ufficio del Giudice di Pace nell’ex Tribunale di corso Europa.
Insomma, una nota canzone tratta da uno spot pubblicitario ricorda che “a Natale puoi”: dimetterti, creare una crisi politica, lasciare la maggioranza.