I giornalisti peloritani si stanno mobilitando contro la convenzione che dà l’opportunità ai Comuni di beneficiare ognuno gratuitamente di un ufficio stampa centralizzato, riducendo di fatto le già esigue prospettive occupazionali per gli operatori dell’informazione residenti in provincia. Ad “abboccare” anche Taormina e Francavilla di Sicilia
Come reagisce un sindaco nel momento in cui al Comune da lui guidato viene offerto un servizio in forma totalmente gratuita? Ovviamente, accetta in men che non si dica la convenientissima proposta senza pensarci su due volte.
Così, nei mesi scorsi, i primi cittadini di diversi centri, anche abbastanza popolosi, della provincia peloritana hanno convintamente sottoscritto la convenzione con cui Filippo Romano (nella foto), commissario straordinario della Città Metropolitana di Messina (che ha preso il posto della soppressa Provincia Regionale), ha previsto l’affidamento all’Ufficio Stampa dell’organismo da lui attualmente guidato, di tutte le attività di comunicazione (redazione e diffusione di comunicati stampa, organizzazione di conferenze stampa, pubblicità istituzionale, ecc.) che potrebbero interessare i singoli Comuni.
Il tutto è stato previsto nella delibera n. 127 dell’1 giugno 2016, contro la quale, nelle appena trascorse ore, si è registrata una levata di scudi da parte del Coordinamento dei Giornalisti di Messina, che ha diramato un’apposita nota al riguardo.
«Le attività proposte in detta convenzione – scrivono i rappresentanti degli operatori messinesi dell’informazione – dovrebbero essere di pertinenza degli uffici stampa dei singoli Comuni. Riteniamo, dunque, un pericoloso precedente per il presente ed il futuro della categoria questo accentramento, addirittura in modo gratuito, in capo all’Ufficio Stampa della Città Metropolitana (peraltro numericamente ridotto sotto il profilo dell’organico). In un momento in cui la disoccupazione anche nel nostro settore sta raggiungendo cifre allarmanti e mentre ci si batte per l’applicazione della legge sugli uffici stampa negli enti pubblici, questo provvedimento della Città Metropolitana di Messina va in direzione opposta e lede fortemente la dignità della nostra categoria. Ci rivolgeremo, pertanto, a tutte le sedi competenti per chiedere la revoca della discussa delibera del Commissario Romano, chiedendo anche l’intervento degli Ordini nazionale e regionale dei giornalisti, riservandoci altresì di manifestare le nostre osservazioni e perplessità al riguardo anche agli organi politici che si accingerebbero a governare la Città Metropolitana (le relative elezioni dovrebbero aver luogo tra qualche mese, ndr). Tutto questo perché l’informazione istituzionale è un elemento essenziale della vita democratica e non può essere ridotta ad una “catena di montaggio”».
Intanto, come è facilmente appurabile consultando gli albi pretori online, sono già diversi i Comuni che hanno aderito alla discussa convenzione tramite delle normali delibere di Giunta. Tra questi, limitandoci ai territori a noi vicini, anche Taormina e Francavilla di Sicilia.
In effetti, mettendo da parte l’appartenenza professionale di chi scrive e guardando i fatti in maniera obiettiva ed asettica, si mostra a dir poco contraddittorio il fatto che un ente avochi esclusivamente a sé, utilizzando solo un paio di giornalisti, una alquanto complessa ed impegnativa funzione da espletare per conto di un centinaio di Comuni, quando ognuno di questi ultimi potrebbe e “dovrebbe” (pensiamo alla pressoché inapplicata legge 150/2000 sull’istituzione degli uffici stampa) provvedervi autonomamente avvalendosi dei tanti professionisti della comunicazione presenti sul territorio, molti dei quali completamente a spasso.
Non sappiamo a quanto ammontino gli emolumenti dei pochi giornalisti in forza all’Ufficio Stampa della Città Metropolitana di Messina, ma dato l’impegno immane di dover quotidianamente curare la comunicazione per centinaia di Comuni, meriterebbero sicuramente stipendi… milionari.
Non sarebbe invece più logico, equo e produttivo “spalmare” queste cifre sul territorio consentendo ai Comuni, singolarmente o consorziati tra loro, di potersi avvalere di addetti stampa “a portata di mano”, in grado di seguire capillarmente e direttamente sui luoghi le attività istituzionali da divulgare e promuovere, anziché demandare tutto ad un unico “calderone” distante centinaia di chilometri?!
Da un punto di vista etico, inoltre, si potrebbero ravvisare gli estremi della “concorrenza sleale”, considerato che si tratta di un servizio offerto ai Comuni, come prima accennavamo, con l’allettante formula della “gratuità” in quanto i giornalisti che se ne dovrebbero occupare sono pagati a monte dalla Città Metropolitana, senza alcun onere per le municipalità. Ma allora perché questi “fortunati” giornalisti, anziché “invadere” i territori altrui, non si occupano solo ed esclusivamente della comunicazione per conto dell’autorevolissimo ente da cui dipendono?! Oggi come oggi, e soprattutto nell’asfittico settore della comunicazione, non è già un “privilegio” godere di un posto di lavoro?! Perché, dunque, questa tendenza a monopolizzare un bene (l’occupazione) facendo intendere, pur di sbarrare la strada agli altri colleghi, che si è disposti a lavorare “gratis”?!
Rodolfo Amodeo