Il Consiglio comunale di Riposto ieri sera ha approvato il Regolamento per la pubblicazione degli avvisi pubblici che stabilisce la pubblicazione anche in cartaceo nell’androne del Comune di tutti gli avvisi comunali, visto che molti cittadini non hanno dimestichezza con internet.
In aula si è acceso un dibattito anche sulla validità giuridica della pubblicità in cartaceo. Tra gli interventi il consigliere Sebastiano Bergancini ha ribadito che la trasparenza prevista dalla legge attraverso il sito non è percepita dalla gente e ha portato l’esempio delle manifestazioni di interesse, otto quelle emanate nell’ultimo anno dal Comune di Riposto, e che secondo Bergancini erano note a non più di 10 persone.
La presidente Di Guardo ha, alla fine, ribadito che il funzionario deve rispettare il regolamento, pubblicare gli avvisi anche in cartaceo, ma in caso contrario l’atto resta valido perché la legge dà validità giuridica solo alla pubblicazione on line.
Il regolamento è stato votato quasi all’unanimità, contrario solo il consigliere Grasso.
Il civico Consesso ha poi discusso un argomento spinoso: la richiesta di restituzione somme per indennità di risultato a carico di alcuni funzionari comunali.
Negli scorsi anni, infatti, nel Comune di Riposto, così come in altri enti, c’è stata un’ispezione ministeriale che ha rilevato l’assenza, per gli anni che vanno dal 2008 al 2011, dei Peg, i Piani esecutivi di gestione in base ai quali venivano corrisposte le indennità di risultato.
Questi stessi Peg, è stato poi accertato, esistevano, almeno in parte, e non si è capito perché a suo tempo non sono stati prodotti. La questione è ancora aperta ma, frattanto, il Comune ha chiesto a una decina di funzionari la restituzione delle somme che non dovevano, forse, essere percepite.
Mediamente ogni dipendente deve restituire 11mila euro in 15 giorni. Inevitabili le tensioni tra i dipendenti, due dei quali sono stati ascoltati in Consiglio, mentre altri erano presenti alla seduta.
Secondo l’avvocato D’Urso il Comune poteva intervenire interrompendo i termini del procedimento ma senza richiedere le somme ai lavoratori.
In aula il sindaco Caragliano e l’assessore Casabella hanno spiegato che quello dell’amministrazione è stato un atto dovuto per interrompere i termini del procedimento e che l’amministrazione è vicina ai dipendenti ed ha nominato un esperto che aiuti il Comune a dirimere la questione e tutelare sia l’Ente che i dipendenti.
Maria Gabriella Leonardi