Acireale: interessante conferenza sul tema “Tolleranza e libertà di coscienza in Spinoza” -
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Acireale: interessante conferenza sul tema “Tolleranza e libertà di coscienza in Spinoza”

Acireale: interessante conferenza sul tema “Tolleranza e libertà di coscienza in Spinoza”

A cura dell’Associazione culturale “Archimede” ha avuto luogo nell’Aula Magna dell’I.I.S.S. Archimede di Acireale la conferenza dal titolo “Tolleranza e libertà di coscienza in Spinoza”.

Relatore d’eccezione, perchè specialista in Storia della Filosofia, il dott. Giuseppe Arena, classe 1944, nativo di Sant’Agata Li Battiati, laurea in Filosofia presso l’Università di Catania e successiva laurea specialistica in Storia della Filosofia.

Il dott. Arena è stato presentato dal prof. Mario Pavone, presidente dell’associazione, il quale ha subito messo in evidenza i diversi saggi scritti sul “mondo della filosofia” dal relatore e le sue conferenze su Giordano Bruno e Spinoza (Benedictus de Spinoza), ed altre su temi esistenziali. Va detto pure che iI dott. Arena, nel 2010, è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

spinoza318Il relatore prendendo la parola ha accennato sulla cultura, studi filosofici, momento storico, sociale e politico nell’ Europa nel secolo XVII, ed in particolare in Olanda. Ha quindi ricordato gli studi e le produzioni filosofiche di Benedetto Spinoza, nato ad Amsterdam il 24 novembre del 1632 in una famiglia ebrea di origine portoghese e la sua giovinezza trascorsa nella comunità israelitica costituita in maggioranza da ebrei fuggiti dalla penisola iberica, dove ha appreso la lingua ebraica, la letteratura ebraica antica (Talmud), il Vecchio Testamento.

La successiva conoscenza dei filosofi della scolastica ebraica (Maimonide, Gersonide, Ibn Esra) nonchè lo studio della lingua latina che gli consentì di leggere Terenzio, Cicerone, Seneca, Cartesio, Bacone,e gli scritti del filosofo inglese Thomas Hobbes. Il dott. Arena, pertanto, ha ricordato che inevitabilmente avvenne la rottura culturale e religiosa di Spinoza con la sua comunità ebraica che alla fine lo mise al bando e la conseguente successiva frequenza di ambienti e persone legate al cristianesimo dove entra in buoni rapporti di amicizia con giovani appartenenti a influenti famiglie borghesi (de Witt, Huygens, de Vries).

Ventottenne, siamo già nel 1660, Spinoza (foto), si trasferì nei pressi di Lèida città sul Reno dell’Olanda meridionale, dove scrisse le sue prime opere: “Trattato sulla emendazione dell’intelletto”, i “Principi della filosofia di Descartes”, i “Pensieri metafisici” ed incomincia a lavorare al suo capolavoro, “Etica”, riconosciuta come una delle massime opere della filosofia moderna. Nel 1663, un altro trasferimento, questa volta nei pressi dell’Aia dove si legò ad esponenti della borghesia commerciale e continuò a scrivere su temi di filosofia tant’è che nel 1670 pubblicò in forma anonima “Trattato teologico-politico”.

Ben presto, però, l’autore venne individuato in Spinoza e pertanto contro di lui si accanirono sia i calvinisti ortodossi e militanti che i cattolici. Nell’ultimo periodo della sua vita al’Aia, dove morì il 21 febbraio 1677, ricevette la visita di Leibniz che lesse “Etica”, ancora manoscritta.

Fatte tutte queste premesse il dott. Giuseppe Arena si è avviato alle conclusioni mettendo in risalto i concetti di tolleranza e di libertà di pensiero e di coscienza, capisaldi della vita e del pensiero di Spinoza, il quale non esitò mai a scagliarsi contro ogni forma di intolleranza religiosa delle chiese del tempo, compresa quella ebraica.

Il relatore, infine, ha messo pure in evidenza il pensiero spinoziano, dirompente e innovativo, relativo alla concezione panteistica del Dio-Natura ed a quella della “Sostanza” come unica, infinita ed eterna. “L’uomo, secondo Spinoza – ha concluso Arena – può contenere le sue passioni, con la ragione, mentre può intuire Dio, amarlo, sentirsi parte del tutto ed essere felice, con l’intelletto”.

Camillo De Martino

Nella foto di copertina da sinistra il dott. Giuseppe Arena e il prof. Mario Pavone

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